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Ingegneria: Pavia in top10

L’Università di Pavia risulta al quarto posto tra le dieci migliori d’Italia per la facoltà di Ingegneria.
I dati vengono dal Censis, il quale ha valutato gli Atenei in base ai parametri di internazionalizzazione e prospettive di carriera. Noi abbiamo parlato direttamente con gli studenti della facoltà per vedere se numeri e opinioni viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Vi riportiamo i pareri di Roberta, 21 anni, Ingegneria Civile, Marco, 23 anni, Ingegneria Meccanica e Teo, 23 anni, Ingegneria Biomedica.

Pensi che l’Università di Pavia offra le opportunità per buone prospettive di carriera?
Roberta: Anche se non posso fare il paragone diretto con altri Atenei, sulla base della mia esperienza ritengo che si meriti una posizione alta nella classifica.
Teo: Sì, ho avuto modo di vedere che dopo la triennale le opportunità lavorative non mancano, soprattutto nella programmazione con il linguaggio Java.

dscn0727Ti sembra che sia ben inserita in un contesto internazionale?
Marco: Sono poco informato riguardo all’argomento, però da quel poco che ho visto Pavia non è sicuramente seconda alle Università di altre realtà italiane medio-piccole, quali Modena o Padova, in quanto nella nostra città sono presenti strutture di altissimo livello, come il CNAO o l’EUcentre. Forse il nostro Ateneo soffre la concorrenza delle realtà più grandi, per esempio il Politecnico di Milano o quello di Torino che, coprendo un maggior numero di settori di ricerca (parliamo quindi di quantità non di qualità), riescono a essere più presenti in ambito internazionale.
Roberta: Penso che sia ben inserita nel contesto internazionale soprattutto per le collaborazioni estere dei docenti.

Le strutture sono adeguate? Perché?
Teo: Sì e no. Di recente hanno rinnovato le aule computer, dal momento che il ramo dell’informatica rende molto. Ma nei primi anni la maggior parte delle ore di lezione si svolge in aule comunissime (del resto quello che più conta all’inizio resta, comunque, la teoria).
Marco: Da quel che so, le attività di laboratorio per il settore elettronico/informatico non mancano, se, però volgo lo sguardo a meccanica, la situazione è poco rosea e personalmente ritengo questa cosa un deficit importante in quanto si hanno poche possibilità di “toccare con mano” gli argomenti studiati. Circa le aule invece nulla da dire: capienti e condizionate (soprattutto quelle del polo nuovo, la “melanzana”).

Quali sono i punti forti? (Professori, strutture,…)
Roberta: Tra i punti forti, ci sono il corpo docenti e l’attività di tutorato che ritengo ben organizzata e molto utile per noi studenti.
Teo: I ricercatori sono in gamba, gli insegnanti bravi, disponibili, molto alla mano; cosa che, però, mi sembra non si possa dire se ci si sposta su ingegneria edile e civile.

Le lezioni sono funzionali? Le esperienze pratiche sono valorizzate?LaboratorioAulaB3
Marco: Penso che per quanto riguarda gli insegnamenti di base, ovvero quelli proposti durante il primo anno e mezzo, si raggiungano davvero delle punte di eccellenza per la qualità dell’insegnamento e per la difficoltà degli esami, i quali, per essere superati, richiedono una conoscenza profonda della materia. Per quanto riguarda l’altra metà del corso di laurea, non è certo la qualità della didattica a calare, bensì l’organizzazione: alcuni corsi sono stati presentati con anticipo rispetto ai tempi ed è capitato che buona parte del programma di un corso trattasse argomenti già visti in precedenza.
Teo: È possibile fare esperienze pratiche, ma non di frequente e solo per lavori specifici. Ad esempio, quando si prepara la tesi si ha la possibilità di vedere cose interessanti.

Quali sono invece i punti deboli?
Roberta: Al momento non ho riscontrato gravi carenze.
Marco: Nel caso di ingegneria industriale meccanica sono due:
-mancanza di un corso di inglese che permetta allo studente di mantenersi “allenato” nella lingua straniera, dal momento che essa risulta fondamentale per affrontare la laurea magistrale e per districarsi in ambito lavorativo;
-l’assenza della laurea magistrale in ingegneria meccanica. E’ un peccato che vi sia solo la triennale.

di Ludovica Petracca e Eleonora Salaroli

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