Cultura

InChiostroVeritas (24) – la sig.ra Alice ovvero la VITAlità

di Matteo Merogno

Quando mi sono seduto al mio posto, nella carrozza 4 del treno che da Pavia mi porta a Sanremo, la sig.ra Alice era già lì. Eleganza e fragilità racchiuse nell’esile corpo di una settantacinquenne con un look che sprizzava Millenovecento da ogni bottone, rovinato solo da quelle scarpe ortopediche con gli strappi, che scommetto Alice indossava solo perché doveva.

Mancava poco all’arrivo, quando io e Alice abbiamo cominciato a chiacchierare. Suo figlio ha cinquant’anni, è sposato con un’antropologa e insieme vivono a Milano con il suo nipotino. Proprio da lì Alice era partita. Proprio dalla stazione aveva cominciato a riflettere, dopo aver visto cumuli di corpi sdraiati a terra, con nomi stranieri che non sa neanche pronunciare. «Credo fossero siriani» mi dice «ma quello che vede la gente è solo un branco di animali. Il comune non dà loro neanche le coperte… È una vergogna! Ma non lo vedono che sono uomini? Non sono bestie, sono uomini!». Alice ha osservato per un’ora i loro volti, stando in piedi a fatica lungo la coda chilometrica per la biglietteria, dove «gli addetti fanno il loro lavoro svogliatamente, chiacchierando di fatti personali, ridacchiando. Su 20 sportelli la metà erano chiusi», mi dice per farmi entrare nel suo ragionamento. «Non ti puoi immaginare quanti vecchi come me siano razzisti. Quando li sento mi vergogno per loro. Com’è possibile che non vedano la loro miseria? Lo so che hanno paura, ma anche io ho paura. Sono invalida civile, sai» continua, con il tono di chi sta impartendo una lezione di vita «ma anche se ho paura, vedo lo stesso la loro miseria». Penso che Alice sia ancora più sconfortata dalla vista di quei due mondi a confronto. Da una parte il gruppo di siriani fuggiti dal loro Paese, stremati da un viaggio in barca dove tra le onde aleggiava la parola «morte». Dall’altra quello degli uomini dietro al vetro della biglietteria, che fanno male il proprio lavoro, lo stesso che moltissimi oggi cercano disperatamente. Quello che quei siriani sono venuti a cercare qui, dopo essersi risposti a una domanda: lottare o morire? «La cosa più intelligente sarebbe aiutarli là!» mi dice Alice. «Ma perché chi ne ha le facoltà e il potere non fa niente? Io non ho studiato, ma chi lo ha fatto…». Alice ha colpito nel segno e mi ha letto nel pensiero. Anche io credo la stessa cosa, infatti annuisco, ma lei mi racconta ancora un episodio. Mi riferisce le parole cariche di odio che suo nipote rivolge a quegli uomini “(o)scuri”, da quando, inseguiti dai poliziotti al mercato a causa delle borse contraffatte che stavano vendendo, urtarono sua madre e la fecero cadere a terra. «Da quel momento la paura ha preso il sopravvento». La paura è diventata razzismo! La paura non gestita, la paura ignorante, la paura inconsapevole. Fomentata dai servizi dei telegiornali, dall’opinione dei politici, dai demagoghi. Anche Alice ha paura. Non cammina bene, nella fuga avrebbero potuto urtarla e causare gravi danni alla sua salute, ma questo non la fa essere razzista. Alice ha capito che ogni vita è una vita. Ogni esistenza, dal momento in cui entra nel mondo, custodisce in sé la dignità, il diritto e l’istinto di essere vissuta. Chi trasforma la paura in razzismo è solo troppo ignorante per vedere oltre, per ragionare fuori dagli schemi. È lui che non ha capito la preziosità della vita. Che non segue la legge della VITAlità, quella che Alice ha trasmetto attraverso il racconto delle sue esperienze.

La vita è troppo importante per non essere difesa con le unghie e con i denti. La vita è tutto. Chi insulta colui che naturalmente difende la sua, non ha capito che quando nella lotta del “Tutto” contro il “Niente” ti rimane un misero “qualcosa”, è forse la cosa più atroce che quel “qualcosa” venga insultato, denigrato, emarginato, svilito. Tra “Tutto” e “Qualcosa” c’è una bella differenza. Dobbiamo riflettere su tutto ciò e combattere per cambiare le cose. Parafrasando una vecchia frase: “Chi ha più vita la usi!”.

Non ridere, non piangere, ma comprendi!

inchiostroveritas@gmail.com
@ChiostroVeritas

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