Cultura

InChiostroVeritas (12) – Scelgo Ipazia per dire BASTA!

di Matteo Merogno

Ci siamo lasciati la scorsa settimana con la verve e l’audacia di Luciana Littizzetto. Ci ritroviamo oggi sempre con una donna, sempre coraggiosa e che si batte per ciò in cui crede. Dopo l’Italia dei giorni nostri, però, ci spostiamo ad Alessandria d’Egitto nel IV-V secolo d. C., dove troviamo la filosofa Ipazia.

Figura femminile che ci è stata suggerita dalla programmazione televisiva della scorsa domenica. Infatti, mentre su alcuni canali imperversavano sceneggiati su San Francesco, RaiMovie ha deciso di fare una scelta dialetticamente opposta trasmettendo il film Agora. Lungometraggio che racconta la vita di Ipazia, di cui tutt’oggi sappiamo pochissimo, filtrata attraverso la sua volontà di non sottostare ad alcuna verità rivelata, ad alcuna regola lontana dalla vita reale, a chiunque le impedisse di avere dei dubbi, di interrogarsi, di essere libera di pensare e quindi libera di vivere. Ipazia è stata massacrata e uccisa da quelli che venivano chiamati parabolani, i cristiani che diffondevano il contenuto della Bibbia nella popolazione. Ipazia ha lottato contro coloro che in nome della fede promettevano la salvezza del mondo. Coloro per cui uccidere chi non credeva in questo era necessario. Proprio come Luciana, che lotta contro coloro che in nome di un qualche principio, ipotesi o regola promettono la stessa salvezza. Coloro per cui la sofferenza di alcuni è necessaria. Critiche astute e che ci potrebbero salvare la vita. Ma ci limitiamo ad ascoltarle. Non riusciamo a capire fino in fondo. La maggior parte di noi discute per una settimana intera su quanto sia rivoluzionario che il nuovo Papa si chiami Francesco, proprio come colui che della povertà fece uno stile di vita: un messaggio profondo. La maggior parte di noi vuole sentir dire queste cose e conduce i quotidiani e la televisione a continuare a parlare di questo – a guadagnare su questo. Ecco allora che mi torna in mette la vicenda di Ipazia, e non per fare la solita critica al potere (della Chiesa o politico) che ha ucciso milioni di persone tra crociate, spedizioni, complotti, accordi segreti. Sarebbe storicamente vero, ma c’è qualcosa di più importante. Ipazia non voleva sottostare a qualcosa di sbagliato, di cui però si rendevano conto in pochissimi. Non si lasciava distrarre da parole enfatiche, da discorsi retorici o meno, da personalità, da gesti. Non si crogiolava in quel poco di libertà che stava rimanendo. Perché fare questo avrebbe significato tradire l’umanità, tradire la vita, tradire se stessa. Perché anche se fa male, anche se forse dovrò “ammettere di essere stato fregato”, devo accorgermene, è il mio compito come uomo vedere come vanno veramente le cose e concentrarmi su quelle più importanti. E trovare conforto nella rabbia per qualcosa che mi è tolto piuttosto che in quel poco che mi viene dato. È troppo facile dire che il mondo sta cambiando per la semplicità di un Papa, mentre sta venendo meno ancora una volta nella Storia la democrazia. Non c’è più autenticità. C’è solo vendetta, enfatiche rivendicazioni. Dobbiamo smascherarli. Dobbiamo vedere le cose come stanno realmente, sennò la nostra “essenza” di uomini svanisce. Siamo solo animali. E la gravità assoluta è che, invece, ci sentiamo “dei grandi”!

Come dice Ipazia nel film a quelli che “avevano il potere”, quelli che l’hanno violentemente uccisa: «Voi non mettete in discussione ciò in cui credete! Voi non potete! Io devo». Guardate il film e pensateci.

Non ridere, non piangere, ma comprendi!

inchiostroveritas@gmail.com

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