AttualitàCultura

InChiostroVeritas (11) – Filosofa per caso: Luciana Littizzetto!

di Matteo Merogno

Questa è proprio la settimana della suspense. Non abbiamo il papa. Non abbiamo un governo. E allora almeno ad InChiostroVeritas spetta il compito di rispondere alla questione lasciata in sospeso al termine dell’ultimo articolo. Chi sono i non-filosofi che eppure sembrano esserlo?

Sveleremo queste personalità un po’ alla volta. Per questa settimana, non mettetevi a ridere (anzi forse sì, è il proprio il caso) ci concentreremo su Luciana Littizzetto. Esatto, proprio la comica più in voga del momento, la voce irriverente dell’ultimo Festival. Ma – si penserà – i comici vanno di molto di moda: Bisio, Geppy Cucciari, Luca e Paolo, Crozza. In cosa si differenzia lei? Lucianina si definisce infatti un semplice saltimbanco, possiede un unico registro linguistico: quello della risata, della presa in giro. Luciana però riesce a fare la cosa filosofica per eccellenza, smaschera la realtà! Cerca di far uscire costantemente gli uomini stolti dalla già citata caverna, adottando il metodo della medicina e dello zuccherino. Tra una battuta e l’altra, o addirittura nella battuta stessa, infila la denuncia, magari un po’ camuffata con un pizzico di volgarità e una faccia buffa verso la telecamera. Non usa una comicità che scimmiotta e basta, che usa costumi e parrucche, che esalta, enfatizza. Urla: «Cosa deve fare ancora un politico per disgustare l’elettorato?». Determina la soglia male-dolore, incoraggia a ritrovare l’amore per se stessi, l’unica arma per combattere il perverso modo di amare con cui ci hanno malmenato gli altri. Proponendo verità che i filosofi odierni non denunciano più perché sono occupati a leggere e rileggere gli stessi libri, o a promuovere i loro che si basano su quei libri letti e riletti. I presentatori televisivi lo fanno in modo retorico e perciò la gente cambia canale, i giornalisti non colgono sempre nel segno. Perciò Superlucianina, anche se forse negherebbe – così come farebbero i filosofi con questo discorso – agisce e lancia messaggi che sembrano abbattere perfino la barriera dello schermo. Fanno ripensare alla filosofia come autentico sinonimo del pensare e conducono ad usare quello che si è pensato per interpretare la realtà e cambiarla. Perché il disgusto dovrebbe essere dilagante dopo tutto ciò che è successo, ma la società per uno strano motivo non lo ha recepito. La filosofia in grado di farlo recepire è proprio questa, l’unica ed inimitabile, la sola di cui abbiamo bisogno. Basta con tutte le varie filosofie, dal positivismo, al vitalismo, al materialismo, all’idealismo, il platonismo e il neoplatonismo, l’empirismo e il neoempirismo, eccetera, eccetera. Basta con le “millemila” filosofie. L’unica cosa che conta è l’atteggiamento filosofico. Perché bisogna vedere il mondo nel modo giusto per votare la persona giusta, per ribellarsi ai movimenti che non sono partiti e sono pericolosi, per scandalizzarsi se si adottano squallidi mezzi per saltare le udienze e non se alle udienze si urla perché non è stata fatta giustizia alla morte. Non è stata giustificata la morte. Che non è giustificabile, soprattutto se arrecata.

«Si chiede soltanto giustizia. E giustizia è anche dare alle parole il loro giusto valore».

Ed ecco che allora i saltimbanchi “scatenano l’inferno”… Ma non spargiamo troppo la voce, sennò poi il trucchetto non funziona più, perché purtroppo se si capisse che queste sono “cose serie”, forse Luciana non l’ascolterebbe più nessuno!

Non ridere, non piangere, ma comprendi!

inchiostroveritas@gmail.com

7 pensieri riguardo “InChiostroVeritas (11) – Filosofa per caso: Luciana Littizzetto!

  • “…se si capisse che queste sono ‘cose serie’…” Consigliabile, in questo senso, rileggere “Il nome della rosa” di Umberto Eco, con la sua /querelle/ sul riso. Inquietante. 😉

    Rispondi
  • Stefano Sfondrini

    Sempre la mia solita pedanteria da deformazione letteraria: se si distinguesse tra serio e serioso si vivrebbe molto più rilassati, senza storcere il naso se quello che si propone è altro dalle risate facili.
    “Bisogna prendere tutto sul serio, ma niente sul tragico” [Adolphe Thiers]

    Rispondi
    • Giusto ieri sera, il Principe dell’Ordine goliardico del Labirinto mi ha detto: “Bisognerebbe dire le cose ‘leggere’ con serietà e quelle serie con un sorriso…” 😉

      Rispondi
  • Stefano Sfondrini

    Bisognerebbe, davvero. Tuttavia non mi spiego come persone così intelligenti – perché sono convinto che non sia l’unico – siano spinte a partecipare a forme di aggregazione simili a quelle goliardiche.

    Rispondi
    • Le forme di aggregazione goliardiche non hanno niente di male. Coltivano la memoria degli studenti medioevali, il che significa mantenere un bel pezzo di storia della nosta università. Movimentano la grigia vita di questa grigia città e ricordano che siamo tutti fatti di carne (“Bacco, Tabacco e Venere…”) senza per questo doversi sentire in imbarazzo. Gli inconvenienti nascono solo quando ci si trova invischiati in controversie fra ordini…

      Rispondi
      • Stefano Sfondrini

        Personalmente, e per i problemi che sorgono ogni qualvolta qualcuno si azzarda a toccare la goliardia, credo che per preservare un’importante tradizione universitaria basterebbe l’Università con i suoi archivi e le sue iniziative. Oltretutto, nella mia modesta esperienza, mi è bastato trasferirmi in appartamento nella città in cui studio per provare le gioie della carne e per conoscere persone nuove (alcune delle quali rimarranno nella mia vita per sempre).
        Quanto a movimentare la grigia vita di Pavia, in che modo lo fanno?

        Rispondi
        • Se la “Carrettata” e la messa in scena del “Colosso” goldoniano andranno in porto, ne vedremo delle belle… 😉

          Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *