AttualitàMondoPolitica

In Scozia torna vento d’indipendenza

All’inizio di quest’anno Nicola Sturgeon, Primo Ministro della Scozia e leader del Partito Nazionale Scozzese (SNP), ha annunciato di voler presentare un progetto di legge per un secondo referendum per l’indipendenza. Il momento non potrebbe essere più adatto. Il governo britannico di Boris Johnson ha deluso il popolo di Edimburgo su due fronti: la Brexit e la gestione dell’epidemia di Covid-19.

Nel referendum per la Brexit tenutosi nel 2016, la maggioranza degli scozzesi (62%) votò per il “remain”, ossia si espresse contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Per questa ragione la vittoria del “leave” fece riemergere negli scozzesi europeisti il sentimento di separazione dalla Gran Bretagna. Se le recenti dichiarazioni di Boris Johnson in merito ad un no-deal (cioè una Brexit senza intesa tra Regno Unito e Unione Europea) hanno fatto tremare tutti i britannici, l’umore ad Edimburgo non può che essere più nero.

Questa situazione viene aggravata ulteriormente dalla reazione di Boris Johnson all’emergenza sanitaria da Coronavirus: invocando l’immunità di gregge e rifiutando di adottare misure efficaci, il Primo Ministro britannico ha lasciato sconcertato tutto il Regno Unito. Tuttavia, dal 1998 la sanità è una materia di competenza delle singole Nazioni costitutive, pertanto, nel caso specifico della Scozia, Nicola Sturgeon ha potuto agire autonomamente nella limitazione del contagio. Gli scozzesi hanno giudicato positivo il suo intervento e, in un sondaggio di Ipsos MORI, il 58% dei partecipanti ha dichiarato che voterebbe “Sì” in un ipotetico secondo referendum per l’indipendenza.

sondaggio-scozia
Il sondaggio IPSOS/MORI su un ipotetico secondo referendum.

Boris Johnson ha per ora espresso profondo dissenso riguardo la proposta di una nuova consultazione, timoroso forse di poter passare alla storia come colui che ha lasciato vincere gli indipendentisti scozzesi e quindi portato il Regno Unito alla dissoluzione dopo tre secoli dall’unità. Nicola Sturgeon dichiara di non volersi arrendere e propone agli scozzesi un futuro di intese con l’Irlanda (dove si sta facendo largo inquietudine per la gestione della Brexit), ma soprattutto con l’Unione Europea.
Intanto promette che, finché la Scozia farà parte del Regno Unito, cercherà di influenzare la politica del governo britannico per non permettere che venga approvato un dannoso no-deal con l’UE.

Il Regno di Scozia e il Regno di Inghilterra si unirono formalmente nel Regno di Gran Bretagna nel 1707, ma le due nazioni condividevano il sovrano già dal 1603, quando Giacomo VI di Scozia ereditò il trono inglese dalla cugina Elisabetta I ed il trono scozzese da sua madre Maria Stuarda. A nulla valsero le proteste del popolo scozzese che, profondamente cattolico, disapprovava l’unione con la protestante Inghilterra. In Scozia il sentimento d’odio non fece che crescere, soprattutto a seguito dello sradicamento dell’identità scozzese attuato dagli inglesi nel 1746: venne bandito l’uso del kilt e della cornamusa, il nome della Scozia fu sostituito con “North Britain” e venne eseguita una pulizia etnica nelle Highlands. Nonostante questo tentativo di omologazione, gli scozzesi furono in grado di mantenere la propria identità culturale, che possiamo individuare ed apprezzare ancora oggi.

Il nazionalismo scozzese ha permesso il mantenimento della separazione dei poteri da quelli britannici: il sistema legale della Scozia è infatti ancora oggi diviso da quello inglese, gallese o irlandese, e la Scozia costituisce una giurisdizione separata nel diritto pubblico e privato. Nel 1999, inoltre, a seguito di un referendum del ’97, è stato reintegrato un Parlamento locale, che possiede forte potere decisionale in merito alle politiche interne. Badiamo bene a non confondere il movimento indipendentista scozzese con quello padano in Italia, poiché tra i territori italiani non sussistono davvero differenze così marcate come quelle tra Scozia ed Inghilterra: quest’ultime incarnano infatti due Nazioni, ognuna con la sua storia, la sua bandiera, il suo carattere e la sua cultura.

sturgeon-ministro-scozia
Nicola Sturgeon, Primo Ministro della Scozia (foto via LaPresse)

Inaspettato è stato quindi per molti britannici il risultato del referendum svoltosi in Scozia nel settembre 2014: prevalse infatti la volontà di rimanere nel Regno Unito e venne così posto un freno alle aspirazioni degli indipendentisti guidati dall’ex premier scozzese Salmond. Il risultato della consultazione non stupì però i politologi, poiché l’eventuale vittoria del Sì portava con sé un futuro incerto per l’economia scozzese e la permanenza nell’Unione Europea. Un altro fattore determinante per il referendum fu la composizione della popolazione scozzese nel 2014: si stimò che il 7% fosse nata fuori dal Regno Unito e che poco meno della metà provenisse dal resto della Gran Bretagna.

Negli anni successivi, il sentimento identitario e culturale della Scozia non scomparve e il Partito Nazionale Scozzese (SNP), che segue valori socialdemocratici e si batte per l’indipendenza, nelle elezioni per il Parlamento scozzese del 2016 ottenne il 46,5% dei voti, mentre nelle elezioni per il Parlamento inglese del 2019 ottenne il 45%.
Con la proposta di un nuovo referendum, Nicola Sturgeon dona ora una nuova speranza ai patrioti scozzesi, desiderosi di sperimentare quella libertà che per loro può derivare solo dall’indipendenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *