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I prossimi a “sbarcare” saremo noi

In merito alla tragedia del naufragio del barcone di immigrati, affondato nei pressi di Lampedusa, abbiamo già pubblicato due articoli: Immigrazione: è tutto un circolo vizioso e L’ennesima strage di una catena infinita. Perciò ora vogliamo trattare il tema sotto un altro punto di vista – o meglio, altri due punti di vista: uno riguardante le parole di alcuni nostri politici, l’altro riguardante l’immigrazione da parte di noi italiani.

Si parlava dei politici, dunque. Il Governo si è mosso tempestivamente, con il Ministro dell’Interno Angelino Alfano che il giorno della tragedia di Lampedusa si è recato immediatamente sull’isola e l’indomani ha riferito in Parlamento la propria testimonianza diretta. Anche il Presidente Napolitano e il Papa hanno commentato i fatti accaduti con le parole «vergogna» e «orrore».

Ma le dichiarazioni non si sprecano e sull’argomento sono intervenuti anche gli esponenti della Lega Nord, che da sempre assumono posizioni molto rigide riguardo agli eventi di immigrazione clandestina verso l’Italia. Gianluca Pini, vicepresidente del Gruppo Lega Nord alla Camera dei Deputati, accusa dell’accaduto la Presidentessa del Senato Laura Boldrini e la ministra all’integrazione Cécile Kyenge: «La loro scuola di pensiero ipocrita, che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei Paesi del Terzo Mondo, porta a risultati drammatici come questi. Continuando a diffondere senza filtri messaggi di accoglienza si otterrà la sola conseguenza di mietere più vittime di una guerra. Tanto la Boldrini quanto la Kyenge hanno sulla coscienza tutti i clandestini morti in questi ultimi mesi».

Tali parole, oltre a essere fuori luogo in un momento così drammatico, rappresentano anche un’enorme falsità. I migranti eritrei e somali non sono saliti su quel barcone invogliati dalla Boldrini e dalla Kyenge, che sicuramente neanche sanno chi siano. Piuttosto hanno deciso di cimentarsi in quel viaggio per colpa di condizioni di vita tanto negative che hanno preferito affrontare un viaggio rischioso, piuttosto che rimanere nel loro paese. Inoltre i barconi pieni di immigrati sbarcano sulle coste italiane da decenni e non solo da quando Boldrini e Kyenge hanno assunto le cariche politiche che attualmente ricoprono. Le accuse nei loro confronti sono perciò gratuite e prive di senso, scaturite da chi ha solo intenzione di scatenare futili polemiche.

I leghisti, come sappiamo, sono da sempre “sensibili” al tema dell’immigrazione in Italia. Nessuno però si è mai occupato dell’emigrazione dall’Italia, ovvero di quel fenomeno che costringe migliaia di italiani (per lo più giovani) ad abbandonare il proprio Paese e la propria vita per cercare lavoro all’estero.

Il concetto è molto simile: i profughi africani sbarcano in Italia per sfuggire a condizioni di vita pessime, per cercare un futuro migliore; i neo laureati italiani vanno in altri Paesi (Regno Unito, Germania, Scandinavia, Stati Uniti, Australia) per lasciarsi alle spalle un Paese dove la crisi ha annientato le speranze di molti di trovare un lavoro. Certo, quanto meno noi italiani non possiamo considerarci profughi: il nostro paese non è dilaniato dalla guerra e quando emigriamo prendiamo l’aereo. Ma chi dice: “Gli stranieri ci rubano il lavoro” pensi che anche gli italiani all’estero tolgono posti di lavoro agli abitanti di un altro Paese.

Tutto ciò avviene per colpa di una classe politica (della quale fanno parte i già citati esponenti della Lega Nord, ma non solo) che se ne frega della crisi, dei posti di lavoro sempre più scarsi, del costo della vita e delle tasse sempre più alte, delle pensioni mortificanti che sono costretti a ricevere gli anziani, del suicidio di chi perde la propria occupazione. L’Italia è uno Stato che forma i migliori ricercatori scientifici senza puntare su di loro, i quali se non fossero emigrati avrebbero fatto la fame.

Perciò, prima di sparare a zero contro dei disgraziati che sbarcano sulle coste italiane in cerca di una vita migliore, bisognerebbe rendersi conto che anche noi italiani siamo un po’ come loro, cioè che anche noi siamo un popolo in movimento verso l’esterno – e anno dopo anno lo siamo sempre di più – per colpa di cause molto simili. Come si può pensare di non voler accogliere dignitosamente delle persone quando i nostri concittadini emigrano venendo però accolti col massimo rispetto in altri Paesi?

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