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Immigrazione: è tutto un circolo vizioso

Il 3 ottobre si è verificata l’ennesima tragedia che ha coinvolto Lampedusa. Ma, nonostante i continui sbarchi che coinvolgono a livello nazionale l’isoletta siciliana, questa volta si può parlare a pieno titolo di catastrofe. Solo 155 supersiti su 500. Questi sono i numeri del naufragio del barcone di migranti eritrei e somali provenienti dall’Africa, affondato a causa di un incendio che in piena notte ha distrutto l’intera imbarcazione. I tempestivi soccorsi sono serviti solo a limitare – e neanche più di tanto – i danni del disastro.

A riguardo va detto che il carico – umanitario ed economico – è tutto sulle spalle dell’Italia, da sempre lasciata sola da un’Unione Europea menefreghista riguardo questo problema. Così noi italiani ci troviamo a dover salvare, accogliere, identificare e rimpatriare i profughi solo a spese nostre. L’UE dovrebbe invece essere più attiva, considerato il fatto che molti dei migranti africani approdano in Italia solo di passaggio, per poi cercare di raggiungere altri paesi europei.

Ma quali sono le cause dell’esodo di queste persone (non solo dall’Africa)? Semplice: dittature, povertà, fame, guerre. E a dare origine a questi problemi hanno certamente contribuito le potenze occidentali con il colonialismo e le varie guerre scatenate ufficialmente in nome della “pace” e ufficiosamente in nome del “dio Petrolio”.

È interessante la domanda fatta da Vauro Senesi, il vignettista della trasmissione Servizio Pubblico, al ministro della difesa Mario Mauro: «Ci sono solo due motovedette e la Marina Militare Italiana scarseggia di risorse. E quindi perché noi ci compriamo gli F35 caccia bombardieri? Armi da guerra, che servono a fare quelle guerre da cui questi disperati sono costretti a fuggire! Perché i soldi per le armi da guerra li troviamo?».

La considerazione di Vauro ha centrato il problema: i nostri governi (non solo quello attuale, tanto che degli F35 se ne parla da anni) continuano a comprare macchinari da guerra e le guerre non fanno altro che creare altri profughi; è tutto un circolo vizioso di cui l’Italia è contemporaneamente vittima e responsabile. Vittima perché si trova in una posizione geografica tale da permettere sbarchi proveniente dall’Africa, senza considerare poi tutti gli altri immigrati provenienti da altre zone del mondo. Responsabile, o meglio co-responsabile, perché insieme ad altri paesi si è resa complice del “risiko” statunitense nel Medio Oriente mascherato da missione di pace ma con il reale intento di accaparrarsi il petrolio e conquistare posizioni strategiche per il controllo dell’area mediorientale.

Perciò, bisognerebbe ragionare molto sull’immigrazione, che è un problema serio che va affrontato nel rispetto delle leggi e soprattutto nel rispetto dei diritti e delle vite umane. Bisogna soffermarsi su questo tema perché da una parte è vero che in quanto italiani abbiamo poche risorse per affrontarlo, ma dall’altra abbiamo anche una piccola compartecipazione di responsabilità nel suo accadimento.

Un pensiero su “Immigrazione: è tutto un circolo vizioso

  • Tommaso Pepe

    Caro Francesco, ho letto quanto hai scritto, volevo aggiungere giusto un paio di commenti. È vero, tutto sommato, che il carico umanitario ed economico degli sbarchi pesa sostanzialmente sull’Italia (e sulla Spagna e la Grecia, dato che anche questi due paesi sono punti di arrivo per diverse rotte migratorie).

    Ma in un quadro complessivo vedrei la questione in maniera più sfumata: l’Italia per la propria posizione geografica deve fare i conti con le rotte che passano per il Mediterraneo, ma in proporzione è uno dei paesi europei con la percentuale più bassa di immigrati e rifugiati. Basta inoltre pensare che oltre l’80% dei clandestini (piccola porzione rispetto agli immigrati regolari), non arriva dal mare, ma è formata da overstayers, ossia immigrati che entrano regolarmente nel paese di destinazione e vi rimangono oltre la scadenza del permesso di soggiorno.

    Inoltre, se è vero che poco fanno gli altri paesi dell’UE per aiutarci, altrettanto vero è che poco ha fatto l’Italia per chiedere aiuto. Sul piano negoziale, il nostro peso in Europa in questi ultimi dieci anni è stato incredibilmente scarso. Abbamo deciso di trattare la questione dell’immigrazione come un ‘non problema’, o una questione da respingere sulle coste nordafricane. Questi sono i risultati.

    Per darti un’idea: leggo sul Corriere che finalmente si inizia a parlare di una riunione comunitaria per affrontare il problema degli sbarchi (ma dubito che si farà). Solo che a proporre questa riunione non è stata l’Italia, ma la Francia.

    Possibile che anche davanti ad una situazione simile le richieste italiane debbano passare per una mediazione di soggetti terzi?

    Io, dal canto mio, fossi stato nei panni di Alfano o Letta, avrei girato l’invito della Nicolini, sindaco di Lampedusa (‘Venga a contare i morti con noi’) direttamente alla Malstrom, il Commissario Europeo agli affari interni, e l’avrei convocata immediatamente a Lampedusa, per invitarla a farsi carico di quella che è anche una sua responsabilità.
    Qualcuno l’ha fatto?

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