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I magnifici 7: nuove frontiere

Ultimo anello di una catena di remakes che dal Giappone feudale di Kurosawa (I sette samurai, 1954) porta al far west di John Sturges (I magnifici sette, 1960); Antoine Fuqua presenta a Venezia 73 la sua versione del possente cult movie.

La struttura narrativa resta pressoché invariata: contadini oppressi e stremati si rivolgono ad una banda di esperti mercenari perché li difendano dalle mire del villain senza scrupoli. Tuttavia, se negli anni ’60 i sette magnifici americani doc fronteggiavano bandidos messicani e il clima di acuta crisi internazionale non poteva che condensarsi in un inno alla lotta contro lo straniero, ora la scena appartiene ad uno scanzonato melting pot in lotta con un bianco ricco e privilegiato, esponente del benessere capitalista. Ecco che la questione della frontiera, quanto mai attuale, è affrontata diversamente e nonostante le difficoltà di integrazione di chi è abituato a combattersi (cowboys vs indios), la vittoria spetta alla cooperazione interraziale.

I toni epici dell’originale si abbassano notevolmente e un cast all stars (dopo Training Day, Fuqua torna a dirigere Denzel Washington e Ethan Hawke, affiancati qui da Chris Pratt, Peter Sarsgaard e Vincent d’Onofrio) contribuisce a rendere il film piacevole e divertente, seppur lontano dai vertici cult.

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