Sport

Il sound dello sport

DUE MONDI, UN SOLO UNIVERSO.

Molto spesso si pensa che ci siano due tipi di persone che vanno allo stadio o al palazzetto: uno compra i biglietti delle partite e l’altro quelli per i concerti. Raramente musica e sport paiono associati, anzi, molto spesso sembrano sempre mondi diversi e inconciliabili. Ma non è affatto così. Esistono infatti molti sport basati su concetti legati alla musica: ad esempio il ritmo, in inglese “pace“, parlando di “pace and space“: ritmo e spaziature, concetto cardine del basket. Ma non solo: molti artisti importanti hanno dedicato canzoni ad alcuni atleti o ad alcune squadre.

SHOWTIME AT LA.Bob Dylan da giovane

1989. Los Angeles. Un gruppo che sarà presto noto al grande pubblico ha appena inciso un nuovo album: “Mother’s milk”. Una sonorità travolgente, un misto di funky e punk; Chad Smith e un diciottenne John Frusciante si sono appena uniti a Anthony Kiedis e Michael “Flea” Balzary: i Red Hot Chili Peppers sono pronti al grande passo. Una delle tracce più belle dell’album è sicuramente “Magic Johnson”, tributo alla stella dei Lakers (di cui, per altro, Flea è ancora oggi tifosissimo). Rap veloce, chitarra distorta a ritmo elevato e batteria a sostenere il pezzo. Il tutto in una delle migliori e più efficaci descrizioni di ciò che era Magic su un parquet: “M-a-g-i-c, Magic Johnson on the puck; other teams pray for dreams but he don’t give a fuck!”.

SEATTLE SOUND.

Anni novanta. Il piovoso stato di Washington è il centro mondiale della musica: è l’era del grunge e dei Nirvana. Ma oltre alla band di Kurt Cobain, anche un altro frontman sta per raggiungere un tanto enorme quanto impensabile successo: direttamente da Chiacago, infatti, è arrivato a Seattle un certo Eddie Vedder. “Ten”, il primo album della band di Vadder, i Pearl Jam, deve il proprio nome al numero di maglia con cui giocava Mookie Blaylock: playmaker di Nets, Hawks e Warriors, ma anche primo nome con cui usava esibirsi la band.

SWEET HOME CHICAGO.

Sapete qual è lo sport preferito nella capitale dell’Illinois? Facile, direste, un certo Michael Jordan è passato di lì, quindi… Invece no, Chicago è pazza per i  "sdentato": alla fine di "Sweet Home Chicago"Blackhawks: lo sport prediletto è l’hockey. Una passione intramontabile, passando da Bobby Hull, che negli anni ottanta giocava senza casco protettivo (e senza denti, anche se in buona compagnia), fino ad oggi, dove Kane, Shaw e Crawford sono pronti a scaldare il cuore dei tifosi che accorrono in massa allo United Center o davanti ai propri televisori. Impresa difficile dato il rigido clima invernale della Wind City, eppure, come spiegano i Flatfoot 56, nella loro “Winter in Chiacago”, perfettamente riuscita: “And that’s no work, the frost it bites, ‘cause there’s winter in Chicago and the Hawks are one tonight“.

INNOCENCE IN THE WIND.

New Jersey. Usa anni sessanta: violenta criminalità e profonda tensione razziale. 17 giugno 1966, in un bar di Patterson, NJ si consuma un triplice omicidio e a essere arrestato sarà Rubin “Hurricane” Carter, quotato pugile americano. Perché? Semplice, lui non è un bianco. Inutile difendersi, futile professarsi innocente; eppure non si arrende e decide, nel 1974, di scrivere la propria autobiografia. A leggerla sarà un certo Robert Allen Zimmerman, più conosciuto al mondo come Bob Dylan: il risultato è “Hurricane”. Tanto controversa quanto popolare, parlerà al mondo, narrando la situazione di un innocente e di molti perseguitati. Rubin Carter verrà liberato soltanto nel 1985, a seguito dell’ennesimo processo, appurata la sua innocenza; ma tutti già lo sapevano, perché Dylan ne aveva cantato. “The man the authorities came to blame for somethin’ that he never done; put in a prison cell, but one time he could-a been the champion of the world“.

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