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Il punto letterario (19) – Non tutte le ciambelle riescono col buco

di Elena Di Meo

La mitologia, per chi segue con la punta del dito le infinite diramazioni di un albero genealogico, non è una cosa semplice da sbrogliare. Parentele inimmaginabili, fratelli di una madre uniti in matrimonio con sorelle del padre della madre stessa, nipoti di grado indefinibile amanti di figlie di cugine dei loro zii – ciò che preme di più a confusione inoltrata è capire chi si sia accattivato le grazie di Brooke Logan in questa matassa inestricabile. In realtà sono le gesta degli eroi divini e umani a essere meritevoli di nota, soprattutto quando l’eccesso di “senza macchia e senza paura” si traduce in una sfida lanciata al Padre per eccellenza. Quest’ultimo deve esserci proprio rimasto male quando ha scoperto l’inganno in cui era caduto; così male da privare i mortali della fiamma che nutriva le loro speranze e i loro appetiti. E colui che l’ha battuto era stato abile a restituire ai suoi protetti semi di fuoco dal carro del Sole prima di vedersi incatenato a una roccia, condannato a farsi mordicchiare il fegato da un’aquila. Il volto dell’impavido paladino ci è ignoto, a differenza della professione e del nome: il frutto della sua prima riflessione fu la creazione dell’uomo, lavorando la creta e alimentandola con la scintilla divina.
Ma in letteratura Prometeo non è stato il solo a dedicarsi all’artigianato di qualità. A distanza di ere il suo successore, benché innovativo nei materiali utilizzati raccolti durante le sue passeggiate notturne tra obitori, aveva trovato un altro modo per trasgredire le leggi della sua razza e superare i limiti della conoscenza. Attraverso un attento esame di parti del corpo in decomposizione, si era fatto largo in lui il pensiero che se avesse colto e catalogato tutti gli stadi della morte avrebbe scoperto le cause della vita. Ricorrendo all’elettricità e alla chimica era dunque riuscito a dare alla luce un nuovo essere senza curarsi del crimine contro la natura di cui si sarebbe pentito, non appena gli fosse stato richiesto di scontare la sua pena. La sua creatura non poteva definirsi figura umana, quanto piuttosto un primate libero da ogni restrizione dovuta alla civilizzazione – ma che presto si sarebbe reso conto dei limiti della civiltà e della natura. Fino alla fine della loro disavventura, né il creatore né il mostro nato dalla sua arroganza avrebbero compreso il profondo legame che li univa: entrambi avevano provato il medesimo senso di isolamento e di alienazione dall’ordinario, entrambi avevano desiderato un futuro di bontà quando l’ossessione per l’odio e la vendetta dimenticava di far loro visita. Ciò che li rendeva l’uno il doppio dell’altro sarebbe stata la causa della loro distruzione, nonché il motivo dell’eterno malinteso al momento di individuare quale dei due sia il proprietario del solo nome che dà il titolo alla storia dai tratti gotici – come a voler mettere in discussione chi sia il vero mostro. Ecco a quale epilogo si giunge quando si usurpa il ruolo della donna quale unica generatrice della vita. Punto!

2 pensieri riguardo “Il punto letterario (19) – Non tutte le ciambelle riescono col buco

  • “Ecco a quale epilogo si giunge quando si usurpa il ruolo della donna quale unica generatrice della vita. Punto!” Il punto è che, per generare vita, bisogna essere almeno in due. 😉 Ecco perché la procreazione richiede umiltà…

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    • Elena Di Meo

      Umilità ma anche accettazione. Creare un essere a propia immagine e somiglianza (nel caso del libro, spero proprio per Victor che non somigliasse ad un zombie) per poi rifiutarlo perchè non soddisfatti del risultato ottenuto, dimostra l’incoscienza di chi intraprende un viaggio verso l’ignoto.

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