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Il punto letterario (14) / Male versus female

di Elena Di Meo

È largamente risaputo che, qualunque sia l’esperienza capace di unire un uomo e una donna, due soggetti di sesso diverso non si troveranno mai d’accordo al momento di organizzare una vacanza. Già il conflitto imperverserà in agenzia viaggi, dove alla domanda dell’agente: «Hotel o residence?» un prototipo di donna particolarmente casalinga potrebbe sollevare la questione della monotonia della sua condizione e scegliere di essere servita e riverita una volta nella vita. E dinnanzi a questo slancio di ribellione, un prototipo di uomo particolarmente patriarca avrebbe seri dubbi sulla fedeltà della donna che ha sposato, non accettando di essere servito e riverito da qualcun altro che non sia sua moglie. I figli e gli ospiti (nonché l’ingenuo agente di viaggi) assisteranno impotenti di fronte a scambi di recriminazioni decennali e converranno assieme che «sì, tra moglie e marito meglio non metter il dito».

Fin dove si spinga la differenza spirituale tra cromosoma X e cromosoma Y è una questione ancor oggi oggetto delle più fantasiose teorie. Il vetrino su cui si valuta la consistenza dei caratteri della doppia elica è molto spesso costituito dalle relazioni familiari che, vista l’autenticità delle loro strutture, rispecchiano le concezioni esistenziali dei generi. Si veda allora come il desiderio materno di non deludere le aspettative poco esigenti di un bambino si scontri con la convinzione tipicamente paterna di trasmettere alla propria discendenza una visione disincantata della vita. Ciò che sta alla base di una tale contrapposizione di metodi educativi è il risultato di due diversi modi di porsi: l’intervento apprensivo di lei come gesto d’amore volto a rassicurare e a prendersi cura del prossimo, e la reticenza di lui causata dalla difficoltà di conciliare freddezza intellettuale e calore umano. In questa prospettiva, quindi, non ci si può che aspettare catene e catene di incomprensioni geneticamente autenticate– l’irrazionalità femminile rigetterà la nuda e cruda realtà così come la concretezza maschile si asterrà dall’alimentare inutili speranze.

Ma sarebbe riduttivo considerare la famiglia come mero luogo di scontro. Grazie il senso di appartenenza che ne deriva, infatti, è possibile affrontare l’idea della morte, della malattia e della miseria semplicemente circondandosi di persone capaci di sopportare qualcosa di più che un blando litigio. L’unità della casa ma al contempo la molteplicità delle personalità che vi abitano coadiuvano tra loro quando si tratta di costruire un ricordo a distanza di chi si è perso per strada, al fine non tanto di rimuovere la causa del dolore quanto di consolare animi coinvolti nelle disgrazie. Qualunque possa essere la meta del viaggio, ci sarà sempre un posto in cui far ritorno. Punto!

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