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Il punto letterario (11) – Dimmi a cosa pensi e ti dirò che animale sei

di Elena Di Meo

Nonostante il riflesso lunare proietti sulla superficie dell’acqua un tappeto di stelle, è possibile distinguere due pupille altrettanto scintillanti, ma irrequiete all’infuori delle orbite. Osservano il paesaggio circostante come dietro a una lente gialla e sono animate dalla ricerca di uno spuntino con cui saziare l’appetito della gola, che va gonfiandosi e riducendosi a ogni gracidio emesso. Nell’atto di perlustrare ogni filo d’erba poco distante la rana, distesa a pancia in sotto su una ninfea, segue il flusso dei suoi pensieri con la stessa svogliatezza con la quale le sue zampette penzolanti danno qualche spinta in direzione della corrente.
Su quali questioni trascendentali può soffermarsi a riflettere un animale così spensierato? Eppure di tempo libero deve averne da vendere. Ma non lasciatevi ingannare dall’immeritato privilegio che la natura le ha concesso – le doti intellettuali di cui è provvista sono sue e di nessun altro, non necessitano neanche di essere integrate con potenziali dello stesso genere e, appunto perché elargite con eccessiva parsimonia, costituiscono un patrimonio invidiato dall’umanità. Anche una rana, infatti, deve essere cresciuta in una comunità che fa della sopravvivenza la ragione di un continuo saltellare di qua e di là, come a voler essere presente in ogni luogo ma allo stesso tempo in nessuno. La smania di immolare lo scopo della propria esistenza all’altare del dio dei soldi/dio degli insetti sarà giunta sino a lei e le avrà attirato addosso sguardi di disprezzo in occasione del mancato versamento degli alimenti familiari. I suoi cari non l’avranno più amata incondizionatamente dopo che si è rivelata incapace a mantenerli: l’avranno considerata nient’altro che un peso, attentando alla sua stessa vita. E una giustificazione a questa inversione di trattamento si sarà rinvenuta nel processo irreversibile che ha condotto il diverso a svelare la sua vera natura, incompatibile con il costume cucitogli su misura dalla società: quando la ripugnanza e l’impossibilità di relazionarsi inducono all’emarginazione nei confronti di chi va controcorrente, persino una rana al suo posto si lascerebbe morire.
A queste elucubrazioni si abbandona una mente di proporzioni modeste, la cui somiglianza con quella umana si darebbe per scontata se non fosse per la difficoltà della prima a giungere a una conclusione razionale. Ma al mondo animale interessa sapere dell’ultima impresa compiuta dalla rappresentante di una sua specie che, a bordo di un’imbarcazione di fortuna, è riuscita a doppiare un isolotto verde per la seconda volta. La regina dello stagno si gode ora sulla terraferma la sua ricompensa (personificata da un insetto gigantesco da lei afferrato con la sua lingua viscida) prima che un vittimismo esistenziale le tolga l’appetito. Punto!

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