AttualitàCulturaLetteratura

Il punto letterario (10) – Nel mondo che non vorrei (part 3)

di Elena Di Meo

Il suo volto è ovunque. Chi ha tappezzato i muri, le panchine e le vetrine dei negozi con il suo ritratto ha fatto un buon lavoro, non c’è che dire. Impossibile andare in giro per la città senza sentirsi spiati da quegli occhi scuri, in grado di leggere sul tuo volto, comune passante, milioni di desideri inespressi. Le folte sopracciglia che disegnano due archi sulla fronte caricano il suo sguardo d’odio e di silenziosi comandi ai quali non puoi fare a meno di sottostare. Ti basta una sola occhiata al manifesto, e già trovi radicati nella tua mente informazioni su come rapportarti con i compagni, dal  linguaggio da usare per comunicare con gli altri essere umani così eccessivamente simili a te, agli argomenti che ti conviene evitare se desideri ancora svegliarti la mattina nella tua camera da letto. Non che a casa tua tu possa sentirti al sicuro: il fermo immagine sul suo volto che dal teleschermo ti ordina quante flessioni fare al ritmo della marcia militare e ti insulta nel tempo concessoti per riprendere fiato, è difficile da sopportare. Come arduo è impedire alla tua voce di tradirti durante il sonno e di tradurre in parole il sogno di una libertà che ti tormenta ogni notte – affinché tu possa continuare a vivere questa vita di cui saresti stato felice di liberarti come di un pacco recapitato all’indirizzo sbagliato, è essenziale che il teleschermo non senta nulla di tutto ciò.
Ma chi è questo essere in grado di controllare i tuoi pensieri e i tuoi spostamenti con la fermezza dei suoi baffetti neri? Il dittatore di turno salito al potere per mostrarti gli effetti negativi di valori quali l’onore, la fedeltà alla patria, l’abilità militare. Gli ideali a cui vuole farti tendere assumono la veste di ossimori: si può essere liberi finendo in catene, si può essere forti della propria ignoranza e si può vivere in pace solo con la guerra. In merito a quest’ultimo punto ti dicessero almeno chi è il nemico, così potresti concentrare il tuo odio su un preciso obiettivo. Il tuo amore sai invece a chi riservarlo: al tuo fratello maggiore.

Ma tu, comune passante, chi sei? Se sei l’ultimo uomo che crede ancora nei valori umani, se ti chiami come un presidente americano e il tuo cognome è il più comune in quella zona, non può essere una coincidenza: sei destinato a stabilire un dialogo con i posteri attraverso un diario le cui pagine ingiallite forniranno una dimostrazione della tua passione per il passato. Uno scopo che ti costringerà a una sorveglianza serrata e a un lavaggio del cervello coi fiocchi, perché in quest’assurda realtà nessun’uomo ha il diritto di provare a cambiare il futuro e nemmeno di ricordare per mezzo della letteratura e della storia i bei tempi passati. Nonostante questo però vale la pena domandarsi: «Come siamo arrivati fin qui?» e tentare di trovare una risposta; mal che vada si darà avvio all’estinzione dei neuroni per rendere il tuo cervello identico a quello di tutti gli altri, incapace di pensare. E forse una soluzione di questo tipo sarà conveniente in un mondo che non offre la speranza di un cambiamento. Punto!

 

Il punto letterario si prende una vacanza, senza dimenticarsi di portare in valigia almeno altri dieci volumi tra romanzi e raccolte di racconti. E quando l’estate finirà, tornerà in città per mostrarvi ancora una volta quanta realtà si nasconda dietro alla finzione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *