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Il Prof. Bignami risponde

Linkiamo l’intervista che il professor Bignami, ha voluto concederci in risposta all’articolo apparso su questo Blog pochi giorni fa. Il video è stato riportato integralmente, senza tagli o censure di alcun tipo, le uniche due dissolvenze che si notano sono state inserite solo per motivi prettamente tecnici. La prima perché l’immagine era fuori quadro e abbiamo dovuto ripetere la domanda, nel secondo caso, invece, l’eccessivo rumore proveniente dalla Piazza ci ha costretti a girare due volte la risposta del professore.

Nicolò Carboni

Inchiostro: Lei è un fisico di fama internazionale, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, accademico dei lincei, commentatore per l’International Herald Tribune, a questo punto, cioè dopo tutti questi successi, cosa l’ha spinta a entrare in politica, a candidarsi alle europee?

Prof. Bignami: La coscienza di aver accumulato una grossa esperienza come scienziato innanzi tutto, e poi come esperto di Europa. Io è quarant’anni che lavoro in Europa e le elezioni europee mi sembravano il posto giusto dove portare la mia esperienza, che mi sembrava un peccato buttar via. Naturalmente mi ha spinto anche il Partito Democratico e in particolare vorrei fare i nomi delle tre persone che sono sulla prima pagina del mio blog, il Senatore Ignazio Marino, medico di fama internazionale, il Senatore Umberto Veronesi, l’uomo che sta sconfiggendo il cancro e quello che Senatore non è ma però è un premio Nobel: Carlo Rubbia.

I: Leggendo il suo programma abbiamo notato che è molto improntato alla ricerca, infatti vedendo anche la sua storia è impossibile che non lo sia; in quest’ottica vuole commentarci la legge 133, gli ultimi tagli della Gelmini e Tremonti all’Università?

B: Derivano secondo me da una mancanza di programmazione. Non voglio assolutamente  entrare in polemica col governo. Quello però che è un fatto oggettivo e sicuro è che i tagli sono molto facilitati dal fatto che l’attuale Ministero per l’Università e la Ricerca scientifica non è ancora in grado di fare una vera e propria programmazione da sbattere sul tavolo di Tremonti o di Brunetta, nel caso particolare di Tremonti, per poter chiedere i fondi con una grossa e precisa motivazione. Se questa non c’è, è molto più facile tagliare i fondi. Questo è l’errore fatto dal governo finora.

I: Passando a un discorso più politico le sa che a livello di Parlamento Europeo ogni deputato che viene eletto si deve apparentare ad una delle grandi famiglie politiche che sono il Partito Popolare, il Partito Socialista, l’ALDE e altri gruppi più estremisti. Da questo punto di vista con il Partito Democratico però c’è un problema, perché non è ancora chiaro se vuole entrare nel PSE o no. Lei personalmente cosa pensa di fare?

B: Io rispetto le difficoltà che ha il Partito Democratico, su questo punto faccio notare, che è vero che il Partito Democratico è un caso unico in Europa. Non esistono altri partiti  con questa peculiarità italiana di mettere insieme il mondo cattolico progressista con il mondo progressista riformista laico. Quindi mentre attendo eventuali istruzioni nel frattempo io come parlamentare se venissi eletto mi iscriverei al PSE.

I: Veneniamo adesso ai problemi che ci sono stati all’ultimo suo incontro elettorale del 28 maggio. Un ex studente di fisica l’ha incalzata riguardo il suo modo a suo dire molto particolare di condurre le lezioni, sostenendo che è stato un professore abbastanza assenteista. Lei come risponde a questi commenti?

B: Molto volentieri. Non conoscevo questo ragazzo che è venuto così in una festa tra l’altro, lasciatemi dire, avendo addosso un microfono senza dirlo che è una cosa al limite dell’eleganza secondo me. Ma non importa. Non c’è assolutamente niente da nascondere e ho già mandato una risposta precisa nel blog dove questo ragazzo, mi sono dimenticato il nome, che ripeto non ho conosciuto o perlomeno non mi ricordo di aver conosciuto ha scritto. Allora la questione è chiara, io sono stato nominato professore all’Università di Pavia nel ’97, anno in cui sono stato anche nominato Direttore Scientifico dell’Agenzia Spaziale italiana per cui sono andato subito in aspettativa dall’Università stessa, fino al 2002, alla fine del 2002 sono stato mandato a casa dal primo governo Berlusconi, e sono stato chiamato dalla Francia a dirigere l’istituto di ricerca spaziale forse più importante del Paese per 4 anni. Li avrei potuto chiedere ancor l’aspettativa, ma d’accordo sia con la facoltà, sia con il Rettore, abbiamo deciso che era meglio che non lo facessi, perché all’Università di Pavia tutto sommato faceva molto comodo avere il nome di quello che forse è l’astrofisico più famoso d’Italia nel campo spaziale, per attirare studenti. Inevitabilmente questo ha voluto dire che non sono riuscito a fare tutte le lezioni. Tuttavia a voluto dire che, come ho scritto in questa mia risposta, mai come in quel periodo, c’è stato un picco di tesi di astrofisica a Pavia, ne ho fatte che io mi ricordi almeno dieci di quelle specialistiche più un certo numero di tesine triennali poi le tesi quadriennali, (allora c’era il passaggio da uno all’altro ordinamento). Nel frattempo almeno due studentesse che io mi ricordi dell’Università di Pavia sono venute pagate dalla Francia a studiare a fare uno stage a lavorare a Tolosa. Almeno un ragazzo ha fatto il dottorato internazionale in Francia e un altra ragazza sempre attraverso Tolosa è stata mandata a Berkley. In altre parole credo di aver dato un bust molto forte all’immagine dell’Università di Pavia in astrofisica che ripeto non aveva mai avuto in tutti gli anni della sua storia così tante tesi e interesse. C’era letteralmente la coda. In questo senso quindi sicuramente penso di aver dato un contributo positivo. Ho dovuto fare qualche salto mortale, lo riconosco, in particolare per quanto riguarda gli esami, gli studenti spesso mi hanno incalzato come fanno tutti gli studenti, per fare gli esami esattamente quando vogliono loro, la data qua e là e allora gli ho fatto fare qualche volta l’esame nell’edificio dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a Milano per risparmiare tempo. Non credo che questo sia un problema particolarmente grave. Tutto questo ripeto l’ho scritto e firmato, a differenza forse di altri, sul blog.

I: Ottimo, però noi leggendo i commenti sul blog e anche alcune mail che poi ci sono arrivate, alcuni studenti si sono comunque lamentati di questa cosa.

B: Gli studenti spesso si lamentano [Sorride]

I: Volendo riporre un attimo un po’ più riquadrata la domanda che ha posto Bertani, il problema è: se molti studenti hanno avuto l’impressione che lei sia stato un professore diciamo assenteista, al Parlamento Europeo come ci può garantire in un certo senso che lei presenzierà?

B: Si, la ringrazio. Intanto questa è l’opinione di Bertani e sono sicuro che ci sono molti altri studenti che invece con me hanno iniziato una carriera nella scienza e credo…

I: Noi riportiamo le opinioni di tutti e due…

B: Si, infatti, per chiarire, credo che ce ne siano molti che sono stati contenti del lavoro che ho fatto a Pavia, per alzarla a un livello internazionale. Ripeto la difficoltà c’è stata fino al 2006, anno in cui sono passato allo IUSS dove il problema non si pone. E’ stato questo fatto di non aver ho preso l’aspettativa, è un fatto oggettivo che ha, tra l’altro, fatto risparmiare soldi all’Università, ma questo non lo vogliamo dire. Mentre invece se io come spero verrò eletto prenderò immediatamente, lo dico chiaro, ovviamente l’aspettativa, così come rinuncerò ai privilegi parlamentari eccetera. Prenderò immediatamente l’aspettativa che è prevista per legge ovviamente per un parlamentare e quindi farò a tempo pieno quel lavoro lì perché a differenza di altri, per esempio a differenza del presidente del Consiglio non altri lavori da fare. Quindi non preoccupatevi sarò presente sempre, tutto quello che richiede la presenza del parlamento europeo, perché prenderò a questo punto l’aspettativa che mi spetta per legge.

I: Un’ultima domanda. Lei nell’incontro del 28 quando ha risposto a Bertani alla domanda nell’audio dell’incontro si sente che dice che lei non voleva rispondere a persone che “avevano avuto un passato”. Noi siamo andati a contattare Bertani e lui ci ha detto che ha studiato fisica ma non ha mai fatto un esame con lei, lei non ha fatto parte della sua commissione di laurea e soprattutto quando era rappresentante non ha mai avuto modo di parlare con lei.

B: Senti francamente adesso non mi ricordo i dettagli mi sembra squallido discutere di una situazione dove uno viene a registrare le cose che tu dici senza dirti che le registra, non mi ricordo cosa ho detto. Mi sembra vagamente di ricordare che di aver detto che non mi ricordavo di questo giovane che è la verità sacrosanta. Quindi basta non ho altro da aggiungere, non voglio certo entrare in polemica con una persone così come dire che non conosco e con la quale non ho molto da spartire.

I: Grazie mille.

B: Grazie a voi.

Trascrizione dell’intervista a cura di Matteo Gambarutti

Un pensiero su “Il Prof. Bignami risponde

  • Luca Ciandrini

    Gentile Prof. Bignami,

    con la sua intervista credo che questa discussione si possa considerare praticamente conclusa. Mi spiego meglio. Penso che dicendo “non preoccupatevi, sarò presente sempre” lei abbia risposto alla principale preoccupazione che ultimamente aleggiava in quel dell’Università di Pavia. Ritengo che, in questa sede, il problema posto era quello e lei ha risposto con questa intervista.

    Ritengo piuttosto sterile continuare a polemizzare sul suo precedente atteggiamento nell’ateneo pavese. Vero, sicuramente le cose potevano essere gestite in maniera diversa (come dico in un mio commento precedente che spero lei abbia letto). La cosa mi sembra comunque abbastanza importante ma non credo sia questo né il luogo né il tempo per questa discussione. Sicuramente in futuro si ricorderà delle critiche e non ripeterà certo questi errori.

    Mi permetto velocemente di dire che la cosa che mi ha demoralizzato di più è stata la reazione di (quelli che se ho ben capito sono) altri esponenti del PD -senza L. Il povero MB è stato letteralmente preso di mira da, così sembrava, persone che non stavano neanche ad ascoltare quello che veniva detto e rispondevano in modo sconclusionato… Sono sicuro che l’intervento di MB (in un incontro che dal sito sembrava aperto e non una specie di ‘festa’ privata) non sarebbe sembrato aggressivo (ha semplicemente posto la domanda, alla quale, tra l’altro, lei ora ha anche risposto) se non ci fosse stata tutta quella inutile polemica. E per di più, come dice lei:“Non esistono altri partiti  con questa peculiarità italiana di mettere insieme il mondo cattolico progressista con il mondo progressista riformista laico”. Ecco, mi chiedo se questo sia un bene o un male, perché penso che molta gente voti PD giusto perché non c’è nient’altro di meglio da votare. Ma anche questo è un altro discorso.

    Son ben contento che una persona coinvolta nella ricerca da parecchi anni si sia candidata alle elezioni europee. Sinceramente spero che, nel caso venga eletto, lei possa non dimenticarsi delle sue “origini”. E magari pian piano instaurare una via di comunicazione tra politica e studenti, dottorandi, ricercatori,… in cui si possa discutere dei veri (e a volte scomodi) problemi dell’università italiana (che non sia soltanto un banale “più soldi alla ricerca”). Fra poche ore si saprà, per il momento in bocca al lupo. Non mi dilungo più di tanto.

    Luca Ciandrini

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