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“Il principio della laicità dello Stato non è negoziabile”, Mussi, febbraio 2007

(Rivisto il 24/1)

Siamo ai limiti del paradossi. Malgrado abbia passato più tempo a distinguersi dai centristi e dai cattolici della coalizione anziché svolgere il suo lavoro, il ministro dell’Università Fabio Mussi rinnega ora questa sua prerogativa difendendo il Papa e non i 67 professori e gli studenti che hanno manifestato la loro avversione alla partecipazione del Pontefice all’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza (ricordiamo che la lettera dei professori espone civilmente la loro contrarietà)

In un intervento parlamentare il “coso rosso Mussi” ha tenuto a esprimere «un parere personale sincero ed autentico».

«Quando il rettore Guarini ha chiesto al Ministro di partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico – cerimonia nella quale era stata prevista la presenza del Papa che avrebbe preso la parola – ho accettato immediatamente l’invito ed ho ritenuto non solo giusta la presenza del Ministro, ma interessante poter partecipare ad una cerimonia, ad una manifestazione, nella quale una grande personalità come quella di Benedetto XVI avrebbe preso la parola» e –leggendo questo comunicato- si può ipotizzare che avrebbe abbassato il capo davanti al pontefice, come tanti altri suoi colleghi.

Difficile condividere le posizioni del Ministro a proposito di dialogo e disponibilità al confronto pensando a un personaggio come Benedetto XVI e i suoi vicini collaboratori –nella fattispecie Ruini- che dialogano a diktat, interferendo con dichiarazioni ad hoc nel dibattito politico-sociale italiano. Difficile condividere le posizioni sul confronto e sul «al rapporto tra concezioni, visioni, teorie, filosofie e religioni diverse», quando gli stessi personaggi esprimono dei punti di vista poco aperti. Ne abbiamo un esempio recentissimo (vedi Ruini a proposito di legge 194 e di divorsi “rapidi”), malgrado tutte le cose dette nei giorni prima.

Il comunicato di Mussi continua ricordando altre occasioni passate durante le quali i pontefici hanno partecipato a cerimonie negli atenei italiani: «È normale, -dice il ministro- è naturale e fa parte della storia il fatto che anche le grandi autorità religiose prendano la parola all’università e si confrontino con quelli che la pensano legittimamente in modo diverso e ne contestano anche le tesi», rinnegando l’attitudine laica che l’ha portato alla scissione (e anche la frantumazione di zebedei con i suoi distinguo e le sue dichiarazioni). Al ministro sembra naturale che in Italia il Papa intervenga nei luoghi della scienza, e magari sembra anche naturale chiamare “confronto” la lettura pubblica di un testo (che non corrisponde proprio a un dibattito con persone “che la pensano legittimamente in modo diverso”).

«Il principio della laicità dello Stato non è negoziabile perché questo tema ha a che fare con la libertà. La Chiesa merita rispetto ma un grande partito deve comunque mantenere la sua autonomia intellettuale verso tutti», dichiarava nel febbraio 2007, mentre a distanza di un anno afferma che «non è un attentato al principio di laicità il fatto che il Papa possa prendere la parola» alla Sapienza.

Nemmeno come individuo, quindi non come rappresentante delle posizioni ufficiali governative, Mussi ha saputo esprimere un distacco da quanto avvenuto, criticare la scandalosa strumentalizzazione politica avvenuta ai danni dei professori. Ha saputo però deviare dalla linea caratteristica della Sinistra Democratica, a scapito di quanti credevano ancora nel suo progetto…

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