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Il mercante di monologhi: un giullare da freddura

Lo scorso 16 dicembre al Teatro M. Mastroianni di San Martino Siccomario alle porte di Pavia è andato in scena Il mercante di monologhi, di e con Matthias Martelli.

Lo spettacolo consiste in una carrellata di personaggi grotteschi e paradossali, tutti interpretati da Martelli, unico attore in scena. Ad accompagnare e ad inframezzare i monologhi le musiche dal vivo di D. Castellan, che al bisogno svolge anche la parte di spalla comica.

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Martelli è un performer di pregevoli capacità comunicative, che sa tenere bene il pubblico ed è dotato di una buona mimica facciale, importante in questo tipo di spettacolarità. Dario Fo con la sua esperienza di teatro giullaresco è senza dubbio il suo modello più prossimo ed al quale si rifà esplicitamente.

L’intento dell’opera dovrebbe essere quello di mettere in ridicolo alcuni aspetti della nostra società. Tuttavia la sua satira è superficiale e, non riuscendo ad andare a fondo di problemi concreti, si accontenta di ironizzare su luoghi comuni. Il politico sarà quindi corrotto e menefreghista, il professore impreparato e ignorante e così via. L’unità base su cui si fonda tutta la performance è infatti la battuta di spirito basata sul gioco di parole di dubbio gusto; in altre parole: la freddura. La freddura, a parere di chi scrive, non è di per sé una strategia comica del tutto deprecabile. Se però se ne abusa lo spettacolo stesso rischia di trasformarsi in una pioggia gelida, non molto diversa dalla tormenta che affligge e fiacca i dannati del VI canto dell’ Inferno, con il malcapitato spettatore al posto di Ciacco. Ne risulta un intrattenimento più da cabaret che da teatro comico. Espressioni come Unire l’utero al dilettevole, Ho fatto lo scaricatore di porno, oppure ho una certa Ram-sete” si potrebbero trovare certamente a loro agio a Colorado o in un Cinepanettone ma francamente non in teatro. Un simile approccio rischia di produrre un grave fraintendimento, ossia che il teatro popolare debba essere superficiale, leggero, disimpegnato. Una piacevole forma di intrattenimento per le masse. Nulla di più distante dal giullare di Fo.

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Al di là di ciò alcuni brani proposti, come un monologo di Ruzante, la Ninna nanna della guerra del Trilussa o il monologo d’autore che invita a vivere con lentezza, non sono privi di una certa intensità.

In conclusione Il mercante di monologhi è uno spettacolo vivace che certamente fa sorridere, che forse può indurre a qualche riflessione momentanea, ma che non riesce realmente a divertire.

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