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Il giornalismo online è morto. Viva il giornalismo!

di Nicolò Carboni

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22 Gennaio 1809, nell’aula che oggi porta il suo nome, il giornalista ante litteram Ugo Foscolo teneva la celeberrima orazione Dell’origine e dell’ufficio della Letteratura. 6 Maggio 2009, mentre i quotidiani cartacei vivono la loro (lunga) agonia e l’editoria affronta la più grande rivoluzione dai tempi dei caratteri mobili, nella stessa sala si discute di giornalismo online, nuove forme di comunicazione e Web 2.0. A parlarne con gli studenti sono tre firme eccellenti del Corriere della Sera, Marco Pratellesi, direttore di Corriere.it, Giovanni Angeli, caporedattore e art director del quotidiano di Via Solferino e Beppe Severgnini, uno dei columnist più amati e seguiti del giornalismo italiano.
Dopo una breve introduzione del Rettore Stella, che ha ricordato l’importanza del contributo degli ex alunni alla vita universitaria (Severgnini s’è laureato in Giurisprudenza qui a Pavia nei primi anni ’80) e l’importanza dei media contemporanei anche nel mondo accademico moderno, i tre relatori hanno avuto modo di raccontare l’esperienza di Corriere.it, sviscerandone ogni aspetto.

L’intervento di Pratellesi s’è concentrato sulla sua esperienza come responsabile del sito, ricordando come il Corriere sia stato fra i primissimi giganti italiani della comunicazione a lanciare un’edizione online completa. I primi esperimenti risalgono infatti al 1998 quando, senza alcuna esperienza alle spalle, la redazione del quotidiano milanese lanciò Corriere della Sera online, che, ai suoi albori era composto solo da una carrellata di lanci d’agenzia aggiornati quotidianamente. Pur rappresentando ancora un semplice abbozzo di quello che sarebbe poi diventato Corriere.it, la prima versione della homepage aveva già alcune caratteristiche che sarebbero rimaste pressoché immutate fino ai nostri giorni. Il Corriere, infatti già all’epoca inseriva nel sito le rubriche dei suoi collaboratori più prestigiosi, come le Stanze di Indro Montanelli o le critiche di Luzzato Fegiz. Un modello che sarà poi imitato da tutti gli altri giornali, a partire da Repubblica.it. Con il passare degli anni, ricorda ancora Pratellesi, la redazione si è costantemente ampliata e, in poco più di dieci anni, si è passati da un sito aggiornato ogni 24h, chiuso nei week end e nella settimana di Ferragosto, a un network che comprende una webTV, svariati blog, forum, aggiornato in tempo reale 24/7. L’ultima innovazione in ordine di tempo è stata l’apertura di tutti gli articoli più importanti ai commenti dell’utenza, avvicinando Corriere.it a una sorta di super – blog collettivo. Ed è proprio sul rapporto con l’utenza e i lettori che Pratellesi ha voluto concentrarsi di più, notando come su Internet non sia più permesso commettere errori perché “c’è sempre qualcuno che ne sa più di te e che aspetta solo di poterti correggere”. La sfida del giornalismo moderno, dunque, è l’interazione con il pubblico, sempre meno passivo ma ormai dotato di tutti i mezzi per interagire ad armi pari con il suo interlocutore.

Angeli, invece ha concentrato la sua lezione su questioni più tecniche, rivendicando il ruolo fondamentale della direzione tecnica e artistica nella gestione dei siti Web. Usando una carrellata di immagini della Homepage di Corriere.it dal 1998 a oggi ha raccontato l’evoluzione stilistica del sito nel corso degli ultimi undici anni, mostrando come design e tecnologia non possano essere disgiunti ma procedano sempre di pari passo. Rispetto a undici anni fa i dispositivi con cui si può navigare su internet si sono moltiplicati, cellulari, netbook, iPhone, Blackberry, Computer, ognuno richiede specifiche direttive di usability e costringe i webmaster a inventarsi nuove interfacce a una velocità impressionante, cercando al tempo stesso di rimanere sempre aggiornati. Nessun quotidiano cartaceo è costretto a reinventarsi con tempistiche simili, mentre sul Web la forma si fonde con la sostanza diventando un componente necessario del prodotto. Concludendo, l’art director di Via Solferino ha ricordato come la vera attenzione di chi deve gestire siti complessi come quelli di news sia verso tutte quelle persone che non sono cresciute nell’era digitale e che hanno con i computer un rapporto solo sporadico o quasi nullo. La necessità di guidare l’utente nelle sue scelte, non facendolo sentire perso nel mare magnum del Web dev’essere la prima regola di ogni buon webmaster, e da questo punto di vista si stanno aprendo scenari ancora inesplorati, pronti per una nuova generazione di Creativi.

Severgnini, che ha chiuso il ciclo di interventi, s’è concentrato più sulle questioni giornalistiche e di scrittura, sostenendo che il Web richiede uno stile completamente diverso rispetto alla carta stampata. I pezzi devono essere brevi, con gli spazi ben dosati e di facile lettura, è finito il tempo delle lenzuolate in terza pagina e degli editorialisti che parlano dal pulpito. Il pubblico del Web, che Severgnini conosce bene data la sua decennale esperienza con il forum di Italians, non solo è più esigente ma pretende anche un rapporto diverso con il giornalista che, persa la sua aura mitica, deve agire da “aggregatore” di notizie, dando valore alle suggestioni che arrivano dai lettori. “Unire i puntini”, con questa espressione Severgnini ha descritto il lavoro del giornalista, ribadendo come, ormai, non si possa più parlare di giornalismo online e tradizionale, le due categorie si sono fuse (anzi, sarebbe più corretto dire che la prima ha inglobato la seconda) e chiunque desideri intraprendere la professione deve essere in grado di muoversi su media diversi, usando con la stessa familiarità la penna come la telecamera. Severgnini ha poi chiuso con una battuta, pensando a cosa avrebbe fatto Foscolo se avesse avuto a disposizione mezzi come i Blog o Twitter. D’altronde, chiosa, anche in A Zacinto si parlava di uccellini, che fosse una premonizione?

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