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Il cinema dei Coen al collegio Castiglioni – “Fargo”

Come ogni anno in questo periodo, il collegio Castiglioni Brugnatelli ha dato il via al suo tradizionale cineforum: una rassegna di film a tema, esaurientemente spiegati e commentati da Marco Longo. A seguito della visione, come in ogni cineforum che si rispetti, è prevista la discussione dei film con gli spettatori. Le serate saranno cinque, ogni martedì sera alle 21.00 nella Sala Camino del collegio.
Più che un argomento che facesse da filo conduttore, quest’anno è stato scelto di proporre una selezione di film monografica su due tra i registi più originali e creativi del panorama cinematografico contemporaneo: i fratelli Coen. Il primo film, proiettato martedì 14 gennaio, è stato Fargo (1996), celebre per aver fatto raggiungere la meritata popolarità ai suoi autori.

 

La trama, tratta da una vicenda realmente accaduta, è semplice e trattata in maniera sorprendentemente realistica e distaccata, in contrasto con le atroci azioni che si susseguono: un uomo, spinto da necessità economiche, inscena il rapimento della moglie con l’aiuto di due criminali per poter poi chiedere un lauto riscatto al ricco padre di lei. Sennonché i due improvvisati sicari si rivelano assolutamente impreparati e stupidi: così. imprevisto dopo imprevisto. la situazione degenera completamente.
Il film è inaspettato e contradditorio, a partire dal rapporto con gli altri film di genere con cui potrebbe essere confrontato: le tracce del poliziesco si scorgono in concreto solo nella trama e nei ruoli, tutto il resto è totalmente rimodellato a piacimento delle geniali menti dei due fratelli. Un esempio su tutti, la caratterizzazione dei personaggi. Scordatevi le tradizionali “americanate”, gli astuti malviventi alla ricerca del delitto perfetto, i virili e coraggiosi poliziotti a cui non sfugge un capello, le intricate matasse di indizi da sbrogliare: i Coen ci mostrano esemplari di donne e uomini comuni, perfettamente normali, spesso mediocri, caratterizzati a tutto tondo nella loro non-straordinarietà. Il mandante del rapimento è un inetto incapace di prendere in mano la sua vita, i due delinquenti sono uno più stupido e cattivo dell’altro; l’unico personaggio positivo è una poliziotta incinta di sette mesi che impartisce al malvivente appena catturato pillole di moralità sconcertantemente scontate.

Marge Gunderson (Frances McDormand)

Altro elemento di contrasto è il paesaggio: nessuna trafficata e caotica metropoli, solo enormi spazi di campagna innevata la cui quiete e tranquillità amplificano gli episodi di violenza quando occorrono.
Alla risoluzione della vicenda manca totalmente il crescendo di tensione tipico del genere. Succede tutto secondo i piani e il cattivo viene arrestato senza troppo sforzo. La banalizzazione della lotta tra Bene e Male. Le bassezze, le debolezze e le atrocità umane vengono trattate con gelido distacco (non a caso sono molto frequenti le inquadrature fisse, in modo da far parlare solo le azioni dei personaggi), forse con un po’ di commiserazione, a mostrarci che la realtà non ha bisogno di invenzioni artistiche per risultare assurda.

La rassegna prosegue nelle prossime settimane con un incontro a settimana alle ore 21.00:
– Il grande Lebowski (The Big Lebowski) martedì 21 gennaio;
L’uomo che non c’era (The Man Who Wasn’t There) martedì 28 gennaio;
Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men) martedì 4 febbraio;
A Serious Man martedì 11 febbraio.

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Per maggiori informazioni, cliccate qui.

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