Attualità

Il caso Wikileaks

di Francesco Iacona

 

Nelle ultime settimane del 2010 il caso WikiLeaks ha attirato l’attenzione di tutti: dei mass media e dei comuni cittadini, ma soprattutto dei più potenti leader politici del Mondo, che hanno visto in pericolo la loro reputazione di uomini di governo oltre che la stabilità dei rapporti con gli altri Stati.
WikiLeaks è il sito web di un’associazione internazionale senza scopo di lucro fondata da Julian Assange. Tramite la diffusione di informazioni riservate o coperte da segreto, ricevute in maniera anonima e opportunamente verificate, questo sito porta alla luce comportamenti di governi e aziende non etici e tenuti nascosti. Il suo obiettivo è quello di promuovere la trasparenza da parte dei governi in quanto garanzia di giustizia, etica e democrazia.
L’esistenza del progetto venne tenuta segreta fino al gennaio 2007, ma è dallo scorso 28 novembre che WikiLeaks ha sollevato un polverone di portata mondiale pubblicando un’enorme quantità di documenti etichettati come confidenziali o segreti riguardanti l’operato del governo e della diplomazia statunitense nel mondo. Di questa fuga di notizie fanno parte valutazioni sul comportamento pubblico e privato di capi di Stato europei e non solo, le quali hanno suscitato un certo imbarazzo nell’amministrazione americana per via dei contenuti di carattere riservato e non sempre elogiativi nei confronti dei Paesi alleati.
La vicenda, il cui scalpore si è temporaneamente attenuato con l’arresto di Assange, ha creato problemi alle diplomazie dal punto di vista mediatico, politico e internazionale.
Il caso WikiLeaks ha però sollevato anche un’altra questione, ovvero la libertà di informazione e in particolare la sua circolazione via web.
Internet è un mezzo che negli ultimi anni si è evoluto e si è espanso a dismisura. Ciò ha comportato il sorgere di due problemi: la creazione di nuovi reati e il superamento territoriale del suo utilizzo, che ha ulteriormente complicato la sua disciplina e il suo controllo.
A riguardo è difficile fare un discorso preciso dal punto di vista legislativo poiché non esistono leggi che tutelano, sia a livello nazionale che internazionale, la circolazione dell’informazione nella rete.
Nell’ordinamento giuridico italiano la tutela del diritto all’informazione, di manifestazione del pensiero e alla libertà di stampa si riscontra nell’articolo 21 della Costituzione, secondo il quale la manifestazione del pensiero può essere effettuata da chiunque in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, salvo nei casi di violazione di onore, reputazione e riservatezza di terzi. La stampa, inoltre, è libera e non può essere sottoposta ad autorizzazione, censura preventiva o sequestro (quest’ultimo può avvenire solo in alcuni casi previsti dalla legge e sempre su disposizione di un giudice).
In Italia la disciplina della libertà di manifestazione del pensiero e di informazione attraverso i mass media è stata inizialmente concepita per essere applicata solamente al mezzo stampa, per poi estendersi anche ad altri strumenti come la radio e la televisione.
Essendo internet una tecnologia moderna e inizialmente non concepita come mezzo di comunicazione di grande portata, i limiti per la circolazione dell’informazione al suo interno non sono ancora stati regolati legislativamente. Si è inizialmente ipotizzata la possibilità di equiparare internet al mezzo stampa, per poi considerare inadeguata questa idea. Internet, infatti, essendo un mezzo virtuale e accessibile a chiunque, si sottrae facilmente all’applicazione del sistema di garanzie e di controllo a cui sono sottoposti la stampa e gli altri mezzi di comunicazione di massa.
Quello appena esposto è il caso relativo all’ordinamento giuridico italiano, ma può essere allargato anche agli altri paesi.
È a causa di questo vuoto legislativo che quando ci si imbatte in casi come quello di WikiLeaks giuridicamente non si sa bene come muoversi e nascono sempre molti interrogativi. Assange è stato accusato di spionaggio, ma ciò che ha fatto lo si deve considerare un reato, pur non avendo violato alcuna norma scritta, oppure lo si può vedere come l’esercizio del diritto di informare i comuni cittadini delle azioni e dei comportamenti dei loro governanti? Dal momento che in tutta questa storia si trovano coinvolti i rappresentanti delle maggiori potenze mondiali, sembra difficile che Assange riuscirà a far valere le sue ragioni.
È perciò necessario che la disciplina che regola la libertà di diffusione del pensiero e dell’informazione venga aggiornata, tenendo conto anche dei mezzi di comunicazione più moderni e tecnologici, magari trattandoli separatamente da quelli tradizionali. Bisognerebbe poi discutere in particolare sulle modalità con cui le informazioni vengono filtrate, in modo da poter riconoscere quelle realmente notiziabili e quindi ricoperte da un’importanza per essere comunicate.
L’informazione e la conoscenza sono essenziali affinché ogni individuo possa essere consapevole degli eventi che lo circondano. È perciò importante che vengano fornite notizie vere e complete e che possano riscuotere un certo interesse sociale.

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