Scienza

Il caffè: benefici ed effetti negativi

Il caffè. Questa bevanda, i cui effetti – dovuti principalmente al principio attivo della teina – sono conosciuti da secoli e vennero sfruttati dalle popolazioni cinesi già 5000 anni fa, è oggi diventata di uso comune. Il caffè è divenuto motivo di un momento di incontro, protagonista di una routine e di momenti di pausa, di evasione dal lavoro quotidiano, fornendoci occasione di assaporare aromi e retrogusti nuovi o conosciuti. Questa bevanda, sebbene sia ben nota e venga assaporata – anche in modi differenti – in tutto il mondo,  deriva da una pianta che può essere coltivata soltanto in aree geografiche dal clima equatoriale, quali Brasile, Colombia, Vietnam e India. A consumarlo maggiormente sono però i cittadini nordamericani ed europei, tra i quali spiccano anche gli italiani.

caffe per articolo“Il caffè giunge nello stomaco e tutto mette in movimento: le idee avanzano come battaglioni di un grande esercito sul campo di battaglia; questa ha inizio… I pensieri geniali e subitanei si precipitano nella mischia come tiratori scelti” diceva Honoré de Balzac, ma aveva ragione? Quali sono esattamente gli effetti di questa bevanda?

Il caffè contiene, come è noto, caffeina, una sostanza alcaloide, stimolante del sistema nervoso centrale,  che presenta effetti psicotropi piacevoli se assunta in quantità non elevate (sotto i 500 mg). Stiamo parlando di un generale miglioramento delle capacità di concentrazione, un aumento dello stato di veglia e di allerta, un generale incremento dell’efficienza fisica e mentale.

Questo è reso possibile dal fatto che la caffeina inibisca la fosfodiesterasi, un enzima  in grado di convertire l’adenosina monofosfato ciclico nella sua forma ciclica, che fornisce un effetto stimolante ed eccitante. A questo scopo concorre anche la capacità di questa molecola di attivare le vie noradrenalinergiche, che la rendono capace anche di svolgere un’azione soppressiva nei confronti del dolore. La caffeina è, inoltre, in grado di modificare i cicli sonno-veglia, entrando in competizione con l’adenosina – deputata appunto alla regolazione dell’avvicendamento tra stato di veglia e di sonno. Sempre attraverso il blocco dei recettori dell’adenosina, la caffeina è responsabile della costrizione di vasi sanguigni, della diminuzione di pressione di emicrania e mal di testa. Per questo, come conferma un recente studio dell’EFSA (European Food Safety Association), una tazzina di caffè sarebbe sufficiente a migliorare la nostra capacità di attenzione, aumentando del 10% la nostra velocità di elaborazione delle informazioni. La caffeina agisce, quindi, anche sul tessuto muscolare scheletrico, attraverso il rilascio di ioni calcio, che causano la contrazione muscolare. Per questo si può affermare che il caffè presenti anche effetti cardiostimolanti. Inoltre, a detta di Veronica Setiavan, ricercatrice presso la University of Southern California, una tazza di caffè al giorno abbasserebbe il rischio di morte del 12%, mentre tre tazze lo ridurrebbero addirittura del 18%. Lo studio della Setiavan, pubblicato su Annals of Internal Medicine, è basato sull’analisi del comportamento di  215.000 persone tra i 45 e i 75 anni, e gli effetti benefici del caffè sarebbero dovuti agli antiossidanti – favorevoli anche alla prevenzione di tumori –  di cui questa bevanda è ricca.

Considerando che una tazzina di caffè contiene circa 80 mg di caffeina, è consigliato assumerne fino a 5 tazze in una giornata; altrimenti gli effetti di questa bevanda potrebbero rivelarsi tutt’altro che benefici: la caffeina è, infatti, in grado di creare stati di irrequietezza e tremore, nausea, palpitazioni cardiache, diuresi, forte agitazione psichica, e, in caso di grave overdose, morte. Essa, inoltre, non causa dipendenza – nonostante i bevitori di caffè dichiarino di non poterne fare a meno! – poiché non è in grado di attivare i recettori nervosi per la dopamina, capaci appunto di causare assuefazione. Tuttavia la sindrome da astinenza da caffeina è stata inserita, nel 2013,  nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.  È inoltre consigliato non eccedere nel consumo di caffè, soprattutto in caso di ulcere allo stomaco, a causa delle secrezioni acide che questa bevanda stimola.

Per amplificare l’effetto della caffeina  – magari in caso di imminenti sessioni d’esame, oppure la mattina dopo il mercoledrink  pavese –, senza eccederne nel consumo,  gli esperti consigliano di aggiungere zucchero alla nostra bevanda, perché pare sia in grado di avere influssi benefici sulla nostra capacità di attenzione e – non me ne vogliano gli amanti del caffè puro ­– di eliminare il retrogusto un po’ amaro della bevanda.

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