IJF

#ijf16 – Day one: Alberto Angela

L’incontro con Alberto Angela al Festival Internazionale del Giornalismo

Alberto Angela è stato uno degli ospiti che hanno inaugurato la prima giornata della decima edizione dell’International Journalism Festival qui a Perugia. Sullo sfondo, la bellissima Sala dei Notari, gremita dentro e fuori, sulla scena il racconto della storia millenaria della Basilica di San Pietro, oggetto del nuovo libro dell’ospite. Il vasto pubblico presente è testimone della fiducia accordata ad un modo di fare informazione e al personaggio che la realizza, un’affluenza certamente motivata anche dalla notorietà dell’ospite ma mista ad un piacere condiviso per la divulgazione scientifica messa alla portata di tutti. Il giornalismo che Alberto Angela si impegna a promuovere, e di cui ha dato questa sera un valido esempio, è un giornalismo rivolto ad un pubblico di molti, sebbene il materiale di cui è fatto possa essere attinto solo da un gruppo di pochi.

Ad aprire il suo intervento è stato l’augurio e il consiglio rivolto ai giornalisti e ai futuri aspiranti: un invito alla qualità come garante indiscussa di buoni risultati. Il giornalismo, come ha raccontato, è farcito di ingredienti che rispecchiano i tempi che corrono, il giornalista deve imparare a non rimanere indietro e ad utilizzare i mezzi che l’epoca gli offre senza criticare troppo il cambiamento inevitabile. Il buon giornalismo può essere sempre buon giornalismo, poiché ciò che lo rende di qualità sono ingredienti più fondamentali. Non bisogna sbagliare ma essere sempre precisi, il primo e più immediato tra questi. Un errore in buona fede è un errore che si spiega da solo, un errore frutto di approssimazione riduce inevitabilmente la qualità del proprio lavoro. Bisogna divulgare informazione in maniera semplice, come se fossimo a tavola e volessimo spiegare la Teoria dei Quanti ai nostri figli. La semplicità è sempre compagna della qualità, mentre l’eccesso di zelo non sempre si accompagna a stima e ad effettivi risultati. Esistono vari livelli di divulgazione, più e meno specifici, ma tutti adatti al proprio pubblico ed ugualmente vincenti. Bisogna ovviamente acquisire sempre più conoscenze per poter inquadrare bene il materiale con il quale si ha a che fare, conoscere le lingue, ma soprattutto “dare empatia”. Il coinvolgimento è per Alberto Angela ingrediente fondamentale: coinvolgere il pubblico nella notizia, mostrare quanto questa valga e si spieghi nel quotidiano, avvicina il pubblico ad una conoscenza utile nella vita di tutti i giorni. Chi divulga la scienza dev’essere vicino al pubblico tanto quanto la storia che vuole raccontare, deve diventare una persona degna di fiducia che rimane continuamente fedele al suo stile e al suo modo di raccontare i fatti: ognuno ha il proprio particolare modo di promuovere la qualità.

Dopo l’incontro, Alberto Angela è rimasto in sala per ore per incontrare il suo pubblico, ed io ho potuto rubargli qualche minuto per una domanda.

Sono d’accordo con lei sul fatto che la qualità ripaga sempre, ma non sempre trovo facile mettere insieme qualità e semplicità senza perdere né l’una né l’altra. Come si può evitare di banalizzare troppo il proprio lavoro ma anche evitare di renderlo incomprensibile? Qual è la giusta misura?

“La qualità è una cosa semplice, la semplicità è la filigrana della scienza e la sua divulgazione deve essere altrettanto semplice. La scienza, ovviamente, propone concetti complessi ma questi devono essere spiegati, ed è qui che la propria impronta diventa marchio di qualità. Non è il contenuto, ma il modo in cui si spiega il contenuto a dare qualità al proprio lavoro. Quando scrivo e imparo i miei discorsi, ci sono certamente parole chiave necessarie e imprescindibili che devo utilizzare, tutto il resto è ciò che va reso comprensibile. Se si è precisi, se ci si impegna a fondo, se ci si fa amare, si avrà sempre un risultato di qualità.”

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *