Attualità

Ici: la Chiesa pagherà. Ora lo facciano anche gli altri.

 

di Francesco Iacona

 

La Chiesa cattolica pagherà l’Ici. Dopo anni di dibattiti e polemiche, il Governo Monti ha posto rimedio alla diatriba.

Il fatto che la Santa Sede non pagasse questa tassa, oltre alle polemiche, ha suscitato anche il sospetto della Commissione Europea che, nel 2010, ha aperto una procedura contro l’Italia per sospetti aiuti di Stato. A riguardo, Monti ha assicurato Joaquin Almunia, il vicepresidente della CE, sostenendo che l’intenzione è quella di presentare al Parlamento un emendamento che chiarisca in modo definitivo la questione.

In questo modo la Chiesa si ritroverà a dover pagare l’Imposta comunale sugli immobili per tutti gli edifici di sua proprietà nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività commerciale (alberghi, cliniche, scuole, università, case di riposo,…). Non solo: infatti, verranno anche abrogate le norme che prevedono l’esenzione del pagamento per i luoghi nei quali l’attività non commerciale non sia esclusiva ma solo prevalente, in questo caso  l’esenzione sarà limitata solamente a quella parte dell’attività di natura non commerciale.

Come si può vedere, non tutte le proprietà del Vaticano verranno tassate. Infatti, vengono salvaguardati tutti quegli immobili nei quali si svolgono attività no profit dal valore sociale.

Questo è un passo importante, perché soprattutto in tempo di crisi economica è giusto che lo Sato rivendichi una certa equità nel pagamento delle imposte. In Italia, però, ci sono molti altri soggetti giuridici che non pagano l’Ici su alcune loro proprietà: le sedi dei partiti politici, dei sindacati e delle sedi delle associazioni di lavoratori, gli immobili appartenenti a Stati esteri e alle organizzazioni internazionali (situazione simile alle proprietà del Vaticano in territorio italiano sopra discusse), i centri sociali e i circoli Arci. Perciò, se è giusto esentare tutti quegli edifici posseduti da enti non commerciali adibiti esclusivamente ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche e culturali, tutti gli altri dovrebbero adeguarsi, proprio come hanno fatto i rappresentati di uno degli Stati più potenti, ricchi e discussi del mondo.

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