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I vestiti sono ancora il fulcro delle sfilate?

Che grande mese è febbraio per il mondo della moda: un avvicendarsi continuo di sfilate, show, eventi e presentazioni, tra celebrities e top model, giornalisti e fotografi, che affollano le strade di New York, Londra, Milano e Parigi per cogliere le ultime novità e i futuri trend del fashion system. Integre nella loro iconica identità sono state le storiche Maison parigine; romantiche, quasi leggiadre, sono risultate le creazioni delle case di moda italiane; effervescenti nel loro spirito trasformista, ma minimali quando serve, i grandi brand americani; confusi, nella loro velleità di affermazione e innovazione, i marchi britannici. Sono anni ormai che febbraio si riconferma, e a buon diritto, il fashion month per eccellenza, un centro di irradiazione di glamour e tendenze, che, con la loro intrinseca energia, hanno la forza di imporsi e di condizionare le future stagioni.  Eppure, bisogna ammettere che, ultimamente, sta prendendo piede uno strano fenomeno di spettacolarizzazione delle sfilate, non più interessate solo a presentare le varie creazioni, ma a sorprendere con originali entertainment, volti a sbalordire più che a convincere.

Ma ripercorriamo assieme i momenti più caratteristici di questo febbraio.

Lo show di Thom Browne

Il fashion month ha avuto inizio, come ogni anno, nella Grande Mela. Evento memorabile e attesissimo è stato quello di Thom Browne con le collezioni per il prossimo Autunno/Inverno 2023. Un sistema solare sospeso e un aereo precipitato su un cumulo di sabbia del deserto, questa la scenografia dello show. Iniziano a sfilare due figure, sembrano disorientate, quasi estraniate dal mondo circostante: “due viaggiatori perduti si incontrano sul pianeta Terra”, annuncia la voce, uno dei quali non proviene dal nostro pianeta. I due, l’uno in una tuta spaziale trapuntata, l’altro in una voluminosa sovrapposizione di capi con capigliatura pseudo-spike, si ritrovano felici: dopo di loro una serie di modelli, come usciti da un film di fantascienza, quasi creature lunari, compaiono sulla scena, indossando lunghi abiti a collo alto dalle spalle sagomate, con illustrazioni naturalistiche e cosmologiche, unghie lunghissime e copricapi che sembrano corpi celesti. Il tutto, in un’atmosfera tranquilla e quasi surreale, vuole ricreare il magico mondo de “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry: si spiegano, allora, le due figure iniziali, l’aviatore e il piccolo principe, che decidono di esplorare il mondo, entrando in contatto con tutte le sue brutture, rappresentate da quelle sei figure celesti. Un monarca assoluto, un uomo vanitoso, un alcolizzato, un uomo il cui lavoro è accendere e spegnere un lampione, un uomo d’affari intento a scrutare le stelle con il desiderio di possederle tutte, un geografo che però non ha idea del pianeta in cui vive: Thom Browne ha voluto far conoscere al suo giovane viaggiatore tutte le storture di un mondo popolato da persone che “hanno sempre bisogno di sentirsi dire cosa fare. Vedono solo quello che hanno di fronte”, come spiega la voce narrante. Ecco quindi quegli orologi sui tacchi delle scarpe e delle ventiquattrore, a ricordarci la qualità e quantità di tempo che dedichiamo alle cose e alle persone: in un mondo che ci vuole perennemente concentrati su noi stessi, avremmo bisogno di guardare “con gli occhi di un bambino”, non imprigionati in sciocche logiche individualistiche, ma aperti alle continue scoperte che ci sono riservate. E una scoperta continua è stata questa runway, con l’ormai iconico tailoring oversize dello stilista che si trova a essere decostruito: giacche cropped con spalle imbottite, cravatte in diagonale o appese a un braccio, mix&match di tessuti, kilt e gonne in tweed con fantasia scozzese, maniche a sbuffo e strascichi. Una confusione ordinata ha prevalso: ma, del resto, la confusione fa parte del nostro essere umani.

I preservativi di Diesel e la “non sfilata” di Sunnei

Già l’invito all’evento poteva far sospettare: una scatola di preservativi con il proprio nome e il numero del posto a sedere. Ancora una volta Glenn Martens, Direttore Creativo di Diesel, ha stupito: per questa Milano Fashion Week, dopo gli enormi gonfiabili realizzati per la Primavera/Estate 2023, le modelle si sono trovate a sfilare intorno ad una imponente montagna di 200mila scatole di preservativi Durex. Una celebrazione del piacere del sesso sicuro, della libertà individuale, ma anche del rispetto reciproco: tutto questo ha voluto comunicare lo show, sensibilizzando soprattutto le nuove generazioni sull’importanza del sesso protetto, inteso come unione responsabile. Pura performance è stata, invece, la sfilata di Sunnei, con i modelli (membri del team Sunnei) che letteralmente, dopo pochi metri di passerella, si lasciavano cadere sulla folla: un vero e proprio spettacolo, che ha richiesto la partecipazione attiva degli invitati, coinvolti in una esperienza unica nel suo genere. Al di là della originalità dello show, il defilé si è caratterizzato come una sorta di compendio dei classici motivi di Sunnei: colori accesi, pellicce effetto fluffy, le iconiche scarpe chiodate 1000CHIODI e volumi over, presentando uno streetstyle ironico e giovanile.

Rapporto moda-tecnologia in Coperni e la “borsa meteorite”

Dopo il consacrato fashion moment dello spray dress, con Bella Hadid che letteralmente si faceva spruzzare sul corpo nudo un abito in un tessuto simile al jersey, per questa Parigi Fashion Week Coperni ha sorpreso di nuovo. Trovando ispirazione dalla favola francese “Le Loup et l’Agneau” (“Il lupo e l’agnello”) di Jean de la Fontaine, le modelle hanno rivestito il ruolo di agnelli, venendo spogliate da cinque cani robot (i lupi), progettati da Boston Dynamics: una riflessione sul rapporto tra umani e tecnologia, che possono tranquillamente convivere in perfetta armonia, senza che l’uno prenda il sopravvento sull’altro e viceversa. Momento cruciale della sfilata è stato l’incontro tra la top model Rianne Van Rompaey e un cane robot: dopo essersi scrutati a vicenda e dopo essersi scambiati reciproche dimostrazioni di affetto, il cane le ha afferrato la giacca per osservare il minidress sottostante, per poi restituirglielo prima di andare via. Eccezionale elemento dello show è stata la Meteorite Swipe Bag: si tratta di un oggetto di straordinario design, fatta in roccia di un meteorite precipitato sul nostro pianeta circa cinquantacinque mila anni fa (certificato autentico al 100% da Theatrum Mundi). Con due chili di peso e acquistabile solo su ordinazione (e con sei mesi di attesa), essa è totalmente handmade, con la pietra interamente lavorata a mano dagli artigiani della fabbrica italiana Semar. E il tutto alla modica cifra di quarantamila euro.

Bag di Coperni - show
Meteorite bag di Coperni
Comme des Garçons e i suoi 12 momenti musicali

Per la settimana della moda parigina, Rei Kawakubo per Comme des Garçons ha ideato uno show che si è presentato come un susseguirsi di 12 atti, accompagnati ciascuno da una base musicale diversa: dal rock al jazz, dalla musica seicentesca a “Tell Us Where” di Joey Anderson, il défilé ha visto avvicendarsi maestosi capi barocchi, che si sono configurati come statuarie costruzioni tridimensionali, quasi come gabbie che imprigionavano il corpo delle modelle. Una riflessione sulle limitazioni che gli abiti hanno sempre imposto alle donne: uno spettacolo in cui è emersa una naturale fusione tra musica e moda, in una grandiosa esaltazione dell’arte in tutti i suoi sensi.

Maison Kimhekim con le perle che diventano abiti e i raggi UV di Anrealage

La collezione Autunno Inverno 2023-24 di Maison Kimhekim, brand sudcoreano, ha stupito tutti per il copricapo con lunghi fili di perle che scendevano lungo il corpo nudo della modella, divenendo di fatto un vestito. Al termine della sfilata, il team creativo della Casa di moda ha distrutto il copricapo tagliando i fili: una osservazione sull’importanza dei gioielli e degli accessori, considerati spesso come elementi secondari, ma che possono, ogni volta, fare la differenza su una mise. Sempre a Parigi, un altro designer emergente, il giapponese Kunihiko Morinaga, fondatore e Direttore Creativo di Anrealage, ha sorpreso il suo pubblico, facendo indossare ai suoi modelli abiti completamente bianchi che, una volta scannerizzati da uno strumento, prendevano colore e si decoravano con fantasie, righe e motivi floreali dalle tonalità molto accese. La colorazione dei vestiti è stata resa possibile grazie all’uso della luce ultravioletta sui tessuti più svariati (dal velluto al pizzo, dalla pelliccia al raso): scopo dello show è stato sensibilizzare sulla relatività della percezione che noi abbiamo del mondo e del colore, che, quindi, non corrisponde a verità assoluta, ma rimane chiusa nella sua soggettività.

Show di Maison Kimhekim
Show di Maison Kimhekim
show Anrealage
Fashion show di Anrealage
(CREDITI: Getty Images)
La Hollywood di Versace

Miley Cyrus, Elton John, Anne Hathaway, Dua Lipa, Natalie Portman, Ariana Grande, Cher: c’erano proprio tutte le stelle hollywoodiane al front row dello show di Versace, che ha avuto luogo il 10 marzo, a conclusione del fashion month, al Pacific Design Centre a West Hollywood. Un evento memorabile, con una collezione Co-Ed Donna e Uomo Autunno/Inverno 23-24, che si è ispirata a quella storica Primavera/Estate del 1995: rigidi tubini neri, abiti palloncino, tailleur blazer con gonna di grande sartorialità, lunghi vestiti da sera o per importanti occasioni, ma anche capi in denim e pelle. Insomma, un “tripudio del glamour”, come è stato definito il défilé, in un ensamble di star e top model che lo ha reso veramente grandioso.

Febbraio si è sicuramente dimostrato come uno dei mesi più stylish dell’anno. In queste righe si è cercato di delineare il modo in cui, ormai, i vari brand, soprattutto quelli di più recente fondazione, tentino continuamente di rinnovare il tradizionalismo di una sfilata e puntino su singolari e bizzarre sperimentazioni, atte a suscitare grande meraviglia nel pubblico. Tutto questo, se da un lato, effettivamente, riesce a svecchiare la natura delle runway, dall’altro sminuisce l’artigianalità e la sartorialità delle varie creazioni, che finiscono per passare in secondo piano rispetto allo show. Tante volte si ricorda lo spettacolo, ma non i capi presentati, e questo va contro l’essenza stessa del concetto di sfilata. A questo punto c’è da chiedersi: quanta importanza hanno ancora i vestiti, se, alla fine, devono essere rimpiazzati dal contesto?

Lorenzo Latella

Pugliese di origine, sono studente di Lettere classiche presso l'Università degli Studi di Pavia e alumnus del Collegio Ghislieri. Nutro una grande passione per il mondo del fashion and luxury style, che cerco di coltivare come redattore di Inchiostro, in cui mi occupo della sezione-moda.

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