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I miti e i misteri della Terra

Che mondo meraviglioso che è il nostro. Spesso ci dimentichiamo di tutto ciò che di bello questo pianeta ha da offrirci: luoghi così pieni di vita, di diversità, di colori, sempre pronti ad affascinarci e stupirci con le loro storie e con i loro miti e misteri. La Terra, che ormai ha raggiunto la veneranda età di circa 5 miliardi di anni, è infatti da sempre teatro di fenomeni ed eventi bizzarri, la cui origine si perde nel mito e nella leggenda. Dalla leggendaria civiltà perduta di Atlantide, al mistero del Triangolo delle Bermude, al caso mai chiarito delle Linee di Nazca in Perù e tanti altri, l’uomo è letteralmente circondato da ambienti e creature incredibili in grado di fomentare la sua curiosità e immaginazione, anche tramite la produzione di racconti, poesie, film e opere d’arte.

La bestia del Gévaudan

Miti e leggende La bestia del Gevaudan
La bestia del Gévaudan in un’effige in rame dell’epoca

Francia, XVIII secolo: sua maestà il re Luigi XV di Borbone (1710-1774) ordina con urgenza ai suoi reggimenti, comandati da Jean Boulanger Duhamel, di trovare e uccidere una creatura che da qualche tempo sta terrorizzando una zona della Francia sud-orientale, il Gévaudan. Questa bestia, la quale secondo uno studio del 1987 avrebbe colpito 200 volte mietendo circa 113 vittime, non venne mai identificata con esattezza. Testimoni oculari e voci dell’epoca descrissero l’animale come un leone, un lupo o una iena; perfino la Chiesa intervenne in merito, definendo la bestia del Gévaudan un flagello divino mandato sulla Terra per punire gli uomini. Il tratto più particolare e inquietante riguarda il fatto che quell’essere sembrava non avere altro scopo se non quello di attaccare e cibarsi di esseri umani: questo alimentò le ipotesi più fantasiose, le quali videro nell’animale un licantropo o lupo mannaro. Visioni maggiormente realistiche considerano invece quella creatura un possibile incrocio fra un cane e un lupo, oppure un lupo affetto da gigantismo (ciò spiegherebbe le sue dimensioni anomale e la sua aggressività). Dopo i fallimenti di Duhamel e altre figure (compresa la battuta di caccia più grande di sempre, composta da 20.000 uomini), alla fine il mostro venne ucciso nel giugno del 1967 dal cacciatore Jean Chastel: secondo la leggenda, il colpo da lui usato fu un proiettile d’argento, fattore che diffuse ancor più le teorie sul lupo mannaro o licantropo. Su questo particolare caso è stato realizzato, nel 2001, un film intitolato “Il patto dei lupi” e diretto da Christophe Gans.

I bambini verdi di Woolpit (e di Banjos)

Misteri Woolpit
L’insegna del paese di Woolpit, eretta nel 1977 e raffigurante i due bambini verdi

Nella contea inglese del Suffolk, nell’Inghilterra del sud-est, esiste un piccolo villaggio chiamato Woolpit: un paesino tranquillo, uno di quelli dove non accade mai nulla degno di nota, se non fosse per un particolare: nel XII secolo vi apparvero dal nulla due bambini, dall’aspetto assolutamente normale tranne che per il colore verde della loro pelle. Secondo i rapporti dello scrittore Guglielmo di Newburgh (1136-1198), i due piccoli erano fratello e sorella, indossavano vestiti inusuali per il tempo, parlavano una lingua sconosciuta e mangiavano soltanto fagioli crudi. Il maschio si ammalò e dopo poco tempo morì, mentre la bambina si adattò alla vita nel villaggio e a poco a poco perse il pallore verde. Quando imparò a parlare inglese, spiegò che lei e il fratello provenivano dalla Terra di St. Marin, un presunto mondo sotterraneo in cui i suoi abitanti sono verdi. Alcuni appassionati sostengono che quei due fratelli fossero degli extra-terrestri (collegati in qualche modo alla teoria della Terra cava, la quale ritiene il pianeta contraddistinto da più superfici concentriche, a loro volta abitate), mentre altri considerano il tutto una semplice leggenda popolare. Esiste però in medicina una patologia chiamata anemia ipocromica nota anche come “malattia verde” per la distinta sfumatura della pelle a volte presente nei pazienti; i bambini verdi di Woolpit, se realmente esistiti, potevano quindi essere semplicemente affetti da questa patologia. Un’altra possibile spiegazione ritiene invece questa vicenda ispirata alla persecuzione degli immigrati fiamminghi che vivevano in quella zona in quell’epoca (c’è infatti la possibilità che i due fratellini fossero rimasti orfani a seguito di uno dei massacri contro quel gruppo etnico, e fossero giunti a Woolpit dopo aver vagato senza meta). Tuttavia, è curioso il fatto che, nel 1887, a Banjos, nella regione spagnola della Cantabria, vennero trovati all’uscita di una grotta due bambini dalla pelle verde, che comunicavano in maniera incomprensibile e vestivano in modo strano. Esattamente come a Woolpit. Purtroppo, entrambi morirono ancora in tenera età, anche se la bambina riuscì a imparare abbastanza la lingua spagnola da essere in grado di dire che lei e il fratello provenissero da una “terra in cui non sorgeva mai il sole e c’era solo il crepuscolo”. Sebbene dell’incontro con i bambini verdi di Banjos esistano documentazioni scritte (come quelle raccolte da Ricardo Da Calno, maggiore proprietario terriero del luogo), anche questa storia si ritiene sia un mito del folklore locale e nulla più.

Il gigante di Atacama

Miti - Gigante di Atacama
Vista del gigante di Atacama

Nel deserto di Atacama, situato in Cile e uno dei più grandi e aridi al mondo, è presente un particolare gruppo di geoglifi al quale i ricercatori non sono ancora riusciti a dare una spiegazione certa. Si tratta di una collezione di oltre 5 mila figure zoomorfe e antropomorfe, che sarebbero state realizzate fra il 600 e il 1500 d.C. da varie culture precolombiane, tra cui quella Inca. Fra di esse, spicca il controverso gigante di Atacama, su una collina nota come “Cerro Unitas”. Tale geoglifo misura 119 metri, con una enorme testa quadrata e delle lunghe gambe stilizzate; da ogni lato della testa sono poi disegnate quattro linee, simili a dei raggi solari. A parere di alcune interpretazioni, questa gigantesca figura rappresenterebbe una antica divinità precolombiana, mentre altri studiosi sostengono che essa funzionasse come una sorta di calendario astronomico, avente il compito di misurare il movimento della luna. Altre teorie invece riguardano la possibile raffigurazione di un rituale di iniziazione; ci sono poi i soliti che azzardano la classica ipotesi del coinvolgimento alieno. Nessuna di queste opinioni è stata fino ad ora dimostrata.

La camera dei segreti in India

Miti - La camera segreta
La porta che conduce alla camera segreta

Nella città di Thiruvananthapuram, nello stato indiano, sorge un antico tempio indù chiamato Padmanabhaswamy, in cui ci sono sette stanze che si dice contengano incredibili tesori. Fra di esse, sei sono già state aperte, per volere della Corte Suprema dell’India, mentre nella settima, per motivi ignoti, l’accesso resta proibito. La porta che conduce all’ultima stanza del tempio è infatti tutt’oggi sorvegliata da due monaci. Alcune voci sostengono che essa custodisca una cifra incommensurabile di denaro, mentre altre che contenga rivelazioni rispetto alla conoscenza del mondo e del cosmo. Ai lati della porta sono raffigurati due cobra, fra gli animali più velenosi del pianeta; inoltre, numerosi ricercatori pensano che la misteriosissima stanza sia sigillata secondo il meccanismo esoterico dei Naga Bandham, con il quale si potrebbe legare o sciogliere qualcosa grazie alle onde sonore e vocali prodotte dalla voce di una persona. I monaci indù ritengono che non esista nessun essere umano in grado di eseguire quei mantra; se infatti si dovesse provare con il tono sbagliato, ciò aizzerebbe i serpenti contro il malcapitato. Creature pericolose a parte, cosa contiene veramente la camera dei segreti? Certo, a leggere la saga letteraria di “Harry Potter”, scritta dall’inglese J.K. Rowling, che si ispirò proprio a quel luogo dell’India, essa sarebbe la dimora del temibile basilisco, ma questa è un’altra storia.

L’uomo con la maschera di ferro

miti e misteri Santa Margherita
La prigione di santa Margherita, di fronte a Cannes

Tornando in Francia, questa volta durante il regno di Luigi XIV (1638-1715), apprendiamo che, prima sull’isola di Santa Margherita, e poi alla Bastiglia di Parigi, fu detenuto un strano personaggio, noto per portare sul volto una maschera di velluto nero, chiusa con cinghie metalliche. Secondo alcune testimonianze, quell’individuo fra tutti i detenuti riceveva un trattamento di favore: cibo più abbondante, abiti costosi e perfino la possibilità di tenere nella cella libri e strumenti musicali. Tuttavia, aveva il divieto di parlare con chiunque e ogni suo spostamento era sempre monitorato dalle guardie. Il mistero appassionò il filosofo Voltaire (1694-1778) che, compiendo numerose ricerche, arrivò a scoprire come l’uomo mascherato vivesse prigioniero da quando aveva 45 anni (all’epoca in cui indagò Voltaire sembra ne avesse circa 60) e che le direttive sul modo in cui trattarlo provenissero direttamente dal ministro francese della guerra, il marchese François di Louvois (1641-1691). Voltaire azzardò quindi l’ipotesi che dovesse trattarsi di un volto noto, la cui vista avrebbe creato in qualche modo scalpore e sospetti, il quale forse possedeva anche informazioni scomode ma che ciò nonostante non poteva essere eliminato fisicamente. Le ipotesi più diffuse riguardo all’identità di questa figura sostengono che egli possa essere stato il fratello gemello di Luigi XIV, la cui esistenza sarebbe stata tenuta nascosta per evitare contestazioni riguardo alla successione al trono di Francia, tesi ripresa anche dallo scrittore Alexander Dumas (1802-1870), per il suo romanzo “Il Visconte di Bragelonne”, ultimo capitolo della trilogia “I tre moschettieri”.
Un’altra identificazione è quella con Luigi di Borbone (1667-1683), un figlio illegittimo del re Sole, forse giudicato troppo somigliante al padre.
Una terza teoria, molto accreditata, sostiene invece che questa misteriosa persona altri non fosse che il padre naturale del sovrano; era infatti noto a tutti come Luigi XIII (1601-1643) e Anna d’Austria (1601-1666) non riuscissero ad avere figli (il loro primogenito, il futuro Luigi XIV, nacque dopo ben ventitré anni di matrimonio). Può pertanto essere che la regina abbia avuto un amante, il quale poi fu costretto alla prigionia a vita con tanto di maschera a coprirgli il viso; tutto ciò, per impedire ovviamente che qualcuno scoprisse come il figlio in realtà non fosse il legittimo erede e futuro re.
Questa vicenda mai chiarita negli anni ha ispirato libri, serie televisive e film, tra cui “La maschera di ferro”, realizzato nel 1998 e diretto da Randall Wallace. Tuttavia, la domanda oggi come secoli fa rimane la stessa: chi era veramente l’uomo con la maschera di ferro? Purtroppo, è probabile che la verità non la sapremo mai.

Le cupole siberiane

Miti e misteri cupole
Esterno di una delle cupole

Se c’è un luogo del mondo famoso per la sua immensità, quello è di sicuro la Siberia, vastissima regione all’estremo nord della Russia. In particolare, qui si trova la taiga siberiana, un grande tratto di foresta esteso per più di 100 mila chilometri e privo di strade o centri abitati (per questo, e per via del freddo, esso è chiamato “la valle della morte“). È pertanto naturale che questa zona sia un concentrato di leggende e racconti folkloristici (fra cui quella del mostro BigFoot); esiste però un fenomeno di cui è accertata la presenza ma ignorata l’origine, ossia quello delle cupole siberiane, misteriose strutture metalliche sparse per l’intero territorio. Secondo quanto riportato dai cacciatori nomadi e dai diari di alcuni esploratori (come quello di Richard Maack (1825-1866)), esse possederebbero una conca interna dotata di camere e una scala, sebbene sia comunque pericoloso avvicinarvisi: stando ai testimoni, chi avesse passato la notte in una delle cupole si sarebbe poi ritrovato con ustioni sul corpo e progressiva calvizie. Addirittura, alcuni sostengono di avere notato al loro interno corpi di creature morte con un occhio solo. Per questi motivi, non ci sono molte documentazioni rispetto a questo inquietante mistero, ma anche qui non mancano ricercatori e curiosi pronti ad avanzare ipotesi: per gli ufologi, i manufatti avrebbero origine extra-terrestre, e ciò sarebbe confermato da presunte sfere fiammeggianti che sarebbero state viste elevarsi in cielo, partendo proprio dalle cupole. Per il ricercatore russo Valery Uvarov , esse formerebbero un sistema di difesa costruito da una civiltà aliena per proteggersi dai meteoriti o da altre creature ad essa ostili. Ad oggi, non si hanno spiegazioni o prove concrete in grado di dire come stiano le cose: nuove missioni sono in programma nei prossimi anni per cercare di dipanare anche tale affascinante caso.

Questi sono soltanto alcuni degli innumerevoli fenomeni inspiegati, suggestivi ma comunque interessanti che circondano la nostra Terra. Credere o meno a certi eventi e le loro possibili spiegazioni è un fatto personale, però l’esistenza stessa di questi miti e misteri può suggerire che ciò che vediamo in superficie sia soltanto una piccola parte del mondo intorno a noi, poiché esiste molto più di quanto sembri. Anche se, almeno per ora, non abbiamo tutte le risposte, possiamo comunque provare a immaginare che ce ne siano, e quali esse possano essere. Come diceva il fisico Albert Einstein, spesso l’immaginazione è più importante della conoscenza.

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