Concorsi

Guarda, guarda! (Dea Sudamerica) – Angelica Fascella

di Angelica Fascella

Veniva chiamato in mille modi diversi, che andavano dall’insulto più scurrile ad una vera e propria diagnosi psichiatrica. Tuttavia il più comune di questi appellativi era anche quello che egli utilizzava quando provava a descrivere se stesso: guardone.

Quella sera cenò presto, come suo solito, ed aspettò che il sole estivo tramontasse per poter uscire di casa e dirigersi al grande parco. Era sabato, ci sarebbe stata moltissima gente. Perfetto: aveva proprio voglia di esser guardone. Vagava furtivo il guardone, alla ricerca di giovani innamorati alla prime armi da poter spiare. Ecco le prime coppiette tra gli alberi. Ogni volta che osservava dei giovani gli tornava alla mente la zia Maria in compagnia di quell’omuncolo coi baffi.

La zia Maria era la sorella maggiore di sua madre; le due donne venivano dal Sudamerica. La zia Maria era grande, immensa: il suo corpo caldo e morbido odorava di esotico e sudore. Il viso largo, come d’argilla, la rendeva di una vecchiezza giovane, con rughe sagge e labbra spavalde. Gli occhi erano stati socchiusi dal tempo e la bocca era imbronciata; il tutto confluiva verso un naso tondo che pareva sorreggere il resto del volto. Capelli ondulati tinti di rosso e sopracciglia dipinte la completavano in maniera piuttosto grezza. Eppure appariva bella, ogni centimetro del suo corpo era florido e tondo, tanto che, ai suoi occhi di bambino, la zia Maria assomigliava alla statuetta di un’antica dea, di quelle che spesso vedeva sui libri di scuola. Una dea della fertilità. La sinuosa zia Maria lo abbracciava sempre, anche nei sogni.

Le coppiette sparivano non appena lo vedevano: avevano un’aria perplessa, spaventata, talvolta divertita. Allora il guardone cercava altri amori da spiare. Amava guardare da dietro gli alberi. Ne trovò uno dal tronco bello largo e trovò pure altri fidanzati.

Una sera la zia Maria avrebbe dormito a casa sua, perché la madre doveva lavorare. Gli aveva cucinato il suo piatto preferito, gli aveva messo il pigiama, lo abbracciava forte. Profumava tutta. Storie dell’infanzia trascorsa in una terra lontana e sconosciuta prima di andare a dormire, poi un ultimo, caldo bacio.

Quella era una coppia giovane, molto giovane. Lo videro quasi subito, si spostarono; lui li seguì, lo rividero, si spostarono ancora, ed ancora il guardone li oservava nell’oscurità. Ma loro se ne accorsero nuovamente e lasciarono il parco. Peccato. Proseguiva la ricerca.

Correva nel bosco ombroso. Inseguito da miriadi di occhi fuggiva, cadeva. Gridava. Ma era soltanto un incubo: che bimbo stupido ad urlare in quel modo. Perlomeno avrebbe potuto chiamare la zia Maria. Intorno a lui parecchi innamorati sedevano sulle panchine: aveva l’imbarazzo della scelta, che guardone fortunato a vivere vicino ad un parco come quello. Però si sentiva osservato. Era la coppia che poco prima si era sottratta alla sua vista. Lo sguardo dei giovani era fisso su di lui, forse doveva trovare un altro posto per fare il guardone. Eppure, nel momento in cui sembrava essere di nuovo solo tra gli amanti, scorgeva per l’ennesima volta i due giovani puntarlo. L’inseguimento si protraeva, il guardone veniva guardato.

La zia Maria non rispondeva. Sentiva strani rumori, strascicanti stridori e sbuffi, ma nessuna traccia della zia. Scappò tra le piante, si fermò, vide la coppia, riprese a fuggire. La cucina era vuota, così come il salotto e il bagno. Ormai senza fiato, cercò rifugio nel punto più buio del parco. Non si vedeva nulla. Una luce fioca proveniva dalla camera da letto della sua mamma, e cigolii e risatine: si avvicinò, la porta era socchiusa. Era quasi notte fonda, quei giovinastri probabilmente avevano desistito. Ritornò tra i tronchi illuminati dal bagliore dei lampioni.

Allora li vide: la zia Maria ed un omuncolo sozzo, grasso, coi baffi; senza vestiti si muovevano in modo curioso, mani dappertutto, labbra dappertutto. Non poteva fare a meno di guardare.

Allora li vide: ancora belli e freschi, erano i due giovani innamorati.

Il guardone si mise a ridere e chiuse gli occhi.

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