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Goliardia e bullismo? Un punto di vista per chiarire

di Erica Gazzoldi

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“Bullismo omofobo”; “un collegio da incubo”. L’articolo apparso il 18 maggio scorso su la Repubblica non fa economia di parole pesanti. La storia narrata proviene da “Mattia”, alunno di un collegio dove ha subito la trafila di “riti iniziatici” riservati alle matricole. Il ragazzo descrive accuratamente la tradizione goliardica, sottolineandone gli aspetti -a suo vedere- scabrosi; in particolar modo, evidenzia gli insulti sessuali. Il tutto confluisce in un pezzo di carattere quasi scandalistico, che ricollega l’episodio all’attuale campagna anti-omofobia. Gli indizi disseminati nel testo fanno identificare con una certa chiarezza la città, il collegio e perfino il ragazzo coinvolto -che avrebbe ammesso ai compagni di essere “Mattia”. In quanto allieva di un istituto simile e frequentatrice di collegiali, mi sento in dovere di spendere qualche parola per riequilibrare i punti di vista.

Non voglio fare un’apologia “tout court” del cosiddetto “kulo”. Nei collegi maschili e/o misti, esso è condito da una spensieratezza cameratesca che, però, non sempre si accorge dei soggetti più deboli. Il rispetto della tradizione goliardica non dovrebbe escludere quello della salute e della sensibilità personale. Qualcuno, effettivamente, dovrebbe sincere scuse a “Mattia” per quanto ha subito oltre i limiti dello scherzo.

Ma -ci chiediamo- vale la pena di farne un caso nazionale? Dobbiamo considerare questo ragazzo un eroe? I collegi di merito devono essere additati al pubblico come luoghi di bullismo?

Ci saremmo aspettati più professionalità da parte di chi si è occupato del caso. Ossia, che non si basasse sulle dichiarazioni di un singolo, dando in pasto a lettori ignari un ventaglio di particolari decontestualizzati. Addirittura, episodi di stupidità ed immaturità  -che meriterebbero, tutt’al più, qualche scapaccione adulto- sono stati inseriti in una ben più seria campagna contro l’omofobia, una campagna che riguarda la nostra stessa legislazione.

I collegi sono istituzioni meritevoli che –per mia diretta esperienza- danno un forte sostegno agli studenti e li coadiuvano ad inserirsi nell’ambiente universitario. Decisamente, non sono i giusti capri espiatori contro cui deviare detta campagna.

Condotta in modo disciplinato e rispettoso delle gerarchie di collegio, la “matricolatio” non è lesiva. Anzi, aiuta a rompere il ghiaccio e a legarsi ai compagni. Il problema nasce, semmai, quando l’ordine interno agli allievi traballa  e si creano spazi d’azione per “nonnisti” non così anziani, poi, ma con scarso senso del controllo. Invitiamo, pertanto, a ricondurre la questione a ciò che è: una faccenda disciplinare ed educativa, interna al singolo istituto. Se ciò non piace agli amanti delle crociate, li invitiamo a cercare una causa migliore.

Per un’esperienza complementare a questa, si veda Monologhi della Matricola a pagina 36.

44 pensieri riguardo “Goliardia e bullismo? Un punto di vista per chiarire

  • americanboyhamilton

    Grande articolo… non posso che trovarmi d’accordo. Quel ragazzo crede di aver fatto giustizia, ma non si accorge di aver completamente sbagliato bersaglio!!! Da matricola non sono certo favorevole al “culo” , e sono sicuro che alcuni suoi aspetti non li digerirò mai; tuttavia é evidente che il malessere di “Mattia” aveva origini molto più profonde non certo imputabili in primis all’esperienza collegiale che anzi per un tipo come lui poteva essere paradossalmente il modo di superare più efficacemente la cosa!!! Speriamo che il suo rancore, evidente nella lettera, possa un giorno essere superato!

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  • Caro “americanboyhamilton”, non so chi tu sia, ma ti ringrazio caldamente dell’approvazione… Spero che i malintesi finiscano per chiarirsi. Non sarà facile, perché i collegi sono realtà tanto complesse e “a parte” da poter essere compresi solo immergendovisi. Comunque, le voci da sentire sono molte e spero che altri rispondano all’appello.

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  • americanboyhamilton

    Ci tengo a precisare non ho usato un nome di fantasia perché mi vergogno della mia opinione o ho paura di ritorsioni( tra l’altro che motivo avrei???). Americanboy Hamilton é il mio profilo facebook!!

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  • EricaG

    Ottimamente! 🙂 Ti cercherò su FB, caro Americanboy…

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  • E veramente incredibile! Ad una situazione che dovrebbe essere chiarita nei suoi aspetti di cronaca (rosa, di bullismo,o peggio di prevaricazione) l’autrice dell’articolo dedica solo poche righe, invece di raccontare esempi di goliardismo o “kulo” utili ad aiutare le matricole ad inserirsi nel contesto universitario. D’altra parte, l’unico commento oltre questo non aggiunge niente ai fatti ma si limita a plaudire Erica. Sembra tutto approssimativo e semplicistico rafforzando l’idea che la situazione dei collegi a Pavia sia proprio come viene descritta nell’articolo di Repubblica.
    Si pone invece la domanda: perchè Erica ha scritto l’articolo?
    Prego,più chiarezza, Ben.

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  • EricaG.

    Per quanto riguarda gli episodi di “kulo” utili ad inserirsi nel contesto universitario, ho inserito un link ad un articolo scritto proprio da una matricola, che racconta la sua esperienza con vivacità ed ironia. Se desideri dettagli, posso aggiungerne di miei. Un esempio di “kulo” utile a socializzare sono le “ricerchine” assegnate alle matricole su paesi e regioni d’origine dei compagni più anziani. Altri esempi sono gli spettacolini da organizzare insieme o le scenette satiriche sulla vita di collegio. Senza contare la preparazione delle feste stagionali del collegio, che richiedono sforzi e collaborazione tra manodopera matricolare ed organizzazione “anziana”.

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  • EricaG.

    Perché ho scritto l’articolo? La risposta è abbastanza ovvia, ma -forse- solo dal mio punto di vista. Il pezzo scaturisce dalla differenza abissale tra il tono di “La Repubblica” e la realtà concreta osservabile da chi è vicino ai fatti. In altre parole, dalla necessità che qualcuno scrivesse della questione non per lavoro, ma per coinvolgimento personale, in modo tale da arricchire le prospettive sulla goliardia di collegio.
    Si aggiunga che diversi compagni di collegio di “Mattia” sono miei amici e non potevo certo lasciare che ragazzi innocui fossero additati come bulli all’Italia intera.
    Ci sarebbe da chiedersi: quante fonti aveva a disposizione l’articolista de “La Repubblica”, oltre alla voce di “Mattia”? Ben poche, sembrerebbe. Gli altri collegiali, infatti, fra loro, parlano del “kulo” con ben altro tono, come Americanboy. Vale per il collegio a cui si allude, ma anche per gli altri. Va da sé che le reazioni alla goliardia di collegio sono diversificate e soggettive: vanno dalla diffidenza al divertimento, dallo stupore all’accettazione collaborativa.

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  • EricaG.

    Se il mio articolo sembrava approssimativo, ricordo che un pezzo giornalistico non è né un saggio né un’autobiografia e non potevo certo scrivere 1000 pagine di trattazione sul “kulo”. Tantopiù che, essendo questo un blog, è possibile ampliare il quadro rispondendo man mano ai post. Come stiamo facendo ora. Se hai altre curiosità, Ben, or ora sto invitando altri collegiali a partecipare alla discussione.

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  • EricaG.

    Per tornare al motivo dell’articolo: essendo partita da un collegiale, la questione può essere chiarita solo da altri collegiali.

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  • EricaG.

    A proposito: il rappresentante degli allievi del collegio coinvolto mi ha appena risposto: “Il collegio, i collegi non hanno bisogno di essere difesi, perchè sono istituzioni che (anche se scarsamente presentate) sono fortemente presentabili. Se la gente reputa sufficiente pensare male del collegio per quell’articolo non merita (per quanto mi riguarda) nemmeno la nostra considerazione.”

    Forse, è stata l’unica risposta davvero intelligente fra quelle data presentemente. Chi ha orecchie per intendere, intenda. 😉

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  • AlbertoS

    pezzo giornalistico?????, ma allora non scrivere certe cose:
    “Si aggiunga che diversi compagni di collegio di “Mattia” sono miei amici e non potevo certo lasciare che ragazzi innocui fossero additati come bulli all’Italia intera”.
    “la questione può essere chiarita solo da altri collegiali”.
    Forse ti assumono a “Libero” o a “il Giornale”.

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  • EricaG.

    Non leggo né “Libero”, né “Il Giornale”, caro AlbertoS. E non cerco posto presso nessuno dei due.
    Le espressioni che mi attribuisci non compaiono nel pezzo, ma nei post successivi, che -a mio vedere- consentono di esprimere un po’ più di elementi personali rispetto all’articolo in sé e per sé. Non dimenticare che sto dialogando direttamente con un utente, ora, ed il “personale” non guasta.
    Quanto a te, disprezzi il mio stato d’animo unicamente perché non ti coinvolge. E perché non sei stato tu a provare amarezza vedendo come incomprensioni fra ragazzi abbiano finito per dare vita ad un putiferio di simili dimensioni. Anche se hai un’antipatia preconcetta verso la realtà in cui vivo, non hai ragione di trattarmi con questa aggressività. E te lo faccio presente, anche se tu volessi mandarmi a lavorare presso cento altri giornali.

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  • domenico

    Ma perchè tanto bla bla bla? sì, l’episodio ha semplicemente e chiaramente sfondo omofobo e ha un carattere degradante per chi lo ha subito. Chiamiamola “integrazione”… e la cosa piu disgustosa è tutta l’omertà (perchè di questo si tratta, a rigor di vocabolario) che circonda questi ambienti: un rettore con le palle sarebbe da tempo dovuto intervenire, visto che tutti sanno… sinceramente, questo cameratismo, mancanza di sensibilità, spirito di “gruppo” che sfocia spesso in spirito di “branco”, mi fa alquanto tristezza. che desolazione. mi fa piacere che finalmente in ambiente pavese ci sia un dibattito su queste questioni. Era l’ora. ciao

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  • Giovanni Bieller

    Mamma mia che branco di idioti!!! Rettori in prima fila seguiti dai numerosi collegiali che in questo modo condannano povere persone ad entrare in una “setta” che non fa altro che isolarli da tutto il mondo circostante… che schifo!!!

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  • Giovanni Cervi Ciboldi

    Concordo con Erica nel nutrire forti perplessità verso l’articolo di La Repubblica, tanto superficiale da addirsi più a un rotocalco da spiaggia piuttosto che a un quotidiano nazionale. Non c’é contesto, non c’è analisi, non c’è approfondimento.
    Ridicoli e inutili i riferimenti agli atti goliardici (chi non prova un forte moto di pietà davanti a un supruso come cospargere un corpo di nutella? Vicende da tribunale dei diritti dell’uomo).
    C’è solo una vena scandalistica fatta per indignare il lettore, senza offrire strumenti che stimolino l’elaborazione di un proprio giudizio. Di conseguenza, l’unico effetto che questo articolo ottiene è di far perdere la fiducia nel sistema collegiale, che invece ha dato e dà molto a molti. Dunque comprendo, e condivido, l’irritazione di chi quel sistema lo vive; mentre stento a capire per quale motivo un giornalista debba “sputtanare” un collegio anziché affrontare un problema delicato con la dovuta cautela.
    Spiacente per tale Giovanni Bieller, ma non c’è nessuna condanna (nessun boia costringe ad entrarci, nessuna catena lega i piedi alla porta) e nessuna setta (mi pare ovvio che quella che taluno chiama “omertà” sia una scarsa considerazione di un problema invece maggiore).
    Credo che il tuo giudizio sia limitato a una visione superficiale, ovvero che i collegi siano luoghi dove la goliardia è stimolata. È vero. Anche un’armeria è un posto pieno d’armi, ma ciò non significa che mi sia permesso sparare al commesso.
    Inoltre, credo fortemente che chiamare “branco di idioti” studenti e rettore (un cui intervento pubblico otterrebbe lo stesso effetto dell’articolo de La Repubblica) significhi, oltre a mostrare disprezzo per la cultura che in sede universitaria si diffonde, non sapere di che cosa si sta parlando (spero sia l’opzione corretta, le altre sarebbero indicibili).
    L’unico ragionamento da fare, e che colei che che ha maldestramente occupato il proprio tempo scrivendo tale articolo non ha fatto, è che nei collegi esiste un determinato e tradizionale meccanismo di integrazione, da tutti condiviso ed accettato, il cui sporadico episodio di degenerazione è dovuto a pochi idioti. Il problema come sempre è nei singoli, non nel sistema. Chi pensa il contrario o è disinformato o è in malafede.
    Resta ovviamente il fatto che – perdonami Erica, siano amici o meno – chi discrimina sessualmente il prossimo è un coglione.

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  • SofiaLaudisi

    Nei commenti a questo articolo ho visto molta impulsività, molto desiderio di attaccare qualcuno o qualcosa, forse senza nemmeno saper bene chi o cosa. Io sono in collegio proprio a Pavia e devo dire che parole come “setta”, “branco” o simili sono quantomeno fantasiose se applicate alla realtà che sto vivendo. Non ho incontrato altro che ragazzi come chiunque altro. Quanto ai “riti goliardici” che fanno tanto spavento, ricordo come fossi diffidente -da matricola- verso le sveglie notturne, che poi si rivelavano solo essere mascherate regolarmente progettate. Ricordo la “musicatio”, i balletti improvvisati a gruppetti su una base. Ricordo le cacce al tesoro, le scenette satiriche, i travestimenti… Ho letto il link che conclude il pezzo di Erica e vi ho ritrovato tutto questo. Mi chiedo come mai in tanti si siano scagliati contro la goliardia, quando sarebbe bastato fare un semplice “click” e leggere. Forse, è vero che la gente crede solo a ciò che pensa di sapere già.

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  • sabrina.angiolieri

    Simone Cristicchi canta: “Che bella gente, capisce tutto…” Qui di “bella gente” ce n’è parecchia, vedo. E che ha talmente “capito tutto” da usare termini come “schifo” e “branco di idioti”, con l’ostentata sicurezza di chi può giudicare. Io mi chiedo quanti di questi “indignati” abbia mai messo piede seriamente nei collegi di cui si parla. D’altronde, giudicare risulta molto più facile quando non si conosce ciò che si giudica. 😉

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  • Culo Nero

    I collegi pavesi sono solo una vergogna.
    Se invece di tollerare anche minimamente certe cose le matricole si rivolgessero immediatamente alla Procura della Repubblica, le “tradizioni” di certi frustrati mentali dal dove tenere la media del 30 e lode scomparirebbero in un istante.
    In America casi come questi sono stati puniti con galera fino a dieci anni.

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  • Culo Bianco

    Grazie a Culo Nero per avermi passato il link.
    Culo Nero è un mio compagno di collegio (sì, proprio quel collegio, signori…). Il lucido spalmato sulle mie chiappe era bianco. L’eritema con cui mi è caduta la pelle invece era rosso, e perdeva sangue.
    Questo è per Sabrina Angiolieri: io conosco molto bene quello di cui parlo, e i piedi ce li ho messi tutti e due. Se dipendesse da me, quella gente dovrebbe andare dritta in galera, senza discussione.
    Ho solo un rimpianto di quegli anni. Non aver fatto quello che andava fatto. Una reazione fisica che li spedisse all’ospedale e una denuncia che li spedisse davanti al magistrato.
    Ora non sono più un ragazzetto al primo anno di università. Ma non so cosa darei per essere lì, come allora, la prima notte. Il giorno dopo, ti assicuro, tutta l’Italia saprebbe cosa succede a Pavia.

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  • Giovanni Cervi Ciboldi

    @ “Culo Bianco”
    Lascia perdere le mie convinzioni, ho sbagliato a confessartele. Le ho e me le tengo, ben strette.
    Credo invece di aver proposto un ragionamento, molto sensato, medio e pacato, che mi sembra evidente essere il punto centrale della riflessione.

    @ “Faccia di Cuoio”
    Evidentemente “giganteschi risvolti penali” li hanno episodi che meritano veramente l’attenzione delle procure, non la nutella spalmata sulle chiappe.
    Considero il non riuscire a concepire altro rimedio rispetto al giustizialismo sintomo di grande scarsità di capacità di riflessione. E trovo che sia una debolezza fin troppo diffusa.
    Di argomentazioni ne ho espresse varie. Prego di rileggere il commento sovrastante affinchè la tua opinione sia smentita da te stesso.
    Se devo rispondere con lo stesso tono dei commenti da te lasciati – cosa che mi dsigusta fare – chi non ha argomentazioni, al di fuori di tesi superficiali e dettate da un impulso che poco hano a che fare con una analisi lucida di un problema, è qui qualcun altro. Rileggi i tuoi commenti e scopri chi è.

    Credo inoltre che, se la questione vi sta veramente a cuore, sarebbe necessario adoperarsi in una riflessione pià approfondita, analizzando il problema in modo lucido – e, aggiungerei, utile – al fine di proporre sensate analisi e soluzioni. Le galere si lasciano fuori dalle università.
    Chiedo maggiore medietà. Nessuno ha la verità in tasca. Nel momento in cui noto una opinione contrastante con la mia, la prima cosa che faccio è sempre mettere in dubbio o relativizzare la mia. Non pretendo venga fatto lo stesso. Non mettere in discussione le proprie idee è peggio che averne di errate.

    NB.
    Gli articoli vengono redatti con le migliori intenzioni, al fine di informare e proporre una riflessione.
    Ti prego dunque di non discutere la bontà e l’onestà del lavoro fatto dalla redazione.
    Frasi come “Quando un giornale nazionale li sega, fanno l’articoletto sulla cultura delle tradizioni e i commenti plaudenti” tese a sminuire il lavoro redazionale sono profondamente ingiuste e mancano rispetto agli autori, cosa qui sempre pretesa.
    Qualora la riflessione proposta possa risultare in disaccordo con le proprie idee, lo spazio “commenti” è a disposizione di tutti gli utenti. E a noi è cosa molto gradita che commenti di ogni genere vengano lasciati. Ma non di natura Sono invece molto graditi consigli e commenti costruttivi, anche con idee opposte a quelle espresse. Come vedi, infatti, se ne sta discutendo.
    Se la tua idea è quella contenuta nella frase, sono sicuro che sia possibile portarla all’attenzione di chi di dovere in modo più appropriato. Si discuterà anche di questo.

    Rispondi
  • Culo Bianco

    x Sabrina
    Il “Guglielmo Tell” alle colonne del quadriportico l’hai mai provato?
    Te lo consiglio. E’ un’emozione forte.
    Poi vediamo se conosci anche tu quello che giudichi…

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  • Faccia di cuoio

    Grazie ai miei due compagni di collegio per il link.

    “Essendo partita da un collegiale, la questione può essere chiarita solo da altri collegiali”, cara Erica? Ti accontento subito.

    Il lucido con cui coprirono la mia faccia era marrone, e lasciarono scoperte solo le palpebre. Quello che non ha fatto il lucido alla pelle, l’ha fatto la ceretta alla barba e la rasatura senza sapone alle sopracciglia. Non ho potuto presentarmi all’università per due settimane.
    Ricordo bene il bruciore del dentifricio spremuto direttamente dal tubetto negli occhi. Non l’ho mai scordato.
    Ricordo molto bene, né mai dimenticherò, un mio compagno che, il giorno dopo, si strascinava verso la stazione, impiegando un’eternità a raggiungerla, per il dolore alle gambe. La notte passata a fare flessioni nudo, davanti a una finestra spalancata, con un’arancia sotto le palle. Il medico gli diede una prognosi di dieci giorni.
    Ricordo ancora meglio la sensazione provata, né mai la dimenticherò, dello spago legato attorno ai coglioni, i miei, con all’altro capo legato il mattone.

    Non provo neanche pena per tali atti da degenarati, chiamate “tradizioni”. Eppure pietà la meritano: non a caso erano i più brutti, i più rinsecchiti nello studio, i più complessati e i più isolati a tenere viva la “tradizione”. Frustrati sessuali senza l’ombra di una donna, a rincorrere per 5 anni il trenta e lode e a vantarsi per Pavia, senza notare lo sguardo di pena dell’interlocutore, dicendo con orgoglio: “A me, quand’ero matricola, avevano fatto un culo così!”. Avessero trombato, il tempo non l’avrebbero certo dovuto impiegare in quel modo, per avere una soddisfazione.

    Ora voi ditemi, saputa Erica, saputa Sofia e saputa Sabrina, voi che non “credete – come l’altra gente – solo a ciò che pensate di sapere già”, vi sareste divertite molto se, nel rispetto delle “tradizioni”, della “gogliardia”, vi avessero organizzato un stupro (per finta, per gioco, per scherzo, per carità…), ma se di quello scherzo vi foste accorte solo quando aveste avuto le mutande abbassate?

    Anch’io, a distanza di tanti anni, ora uomo fatto e non più pivello impaurito, so come avrei dovuto comportarmi. Le “tradizioni” sarebbero finite quel giorno. Fisicamente valevano solo due soldi di cacio, secchioncini rachitici che non riuscivano neanche a stare in piedi.

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  • Giovanni Cervi Ciboldi

    Per quanto mi riguarda, il parere di una persona che non si firma con il proprio nome vale poco.
    Atti eccessivi sono opera di menti borderline.
    Augurarsi che vadano in galera è ben peggio che eseguire materialmente quegli atti.
    Un saluto.

    Rispondi
  • Culo Bianco

    E’ un problema tutto tuo, amico.
    Ti faccio sapere che le menti che tu chiami “borderline”, nel compiere quegli atti, si presentavano col nome e cognome di altre persone. Magnifico esempio di coerenza con le proprie azioni.
    Una precisazione: leggi meglio il commento.
    Non ho espresso l’augurio che vadano in galera. Ho espresso la convinzione che le loro azioni indegne siano passibili di condanna penale e che, se mi trovassi nella stessa situazione, non avrei dubbi su cosa fare: farei di tutto perché in galera ci andassero davvero.

    Rispondi
  • Giovanni Cervi Ciboldi

    La mia profonda convinzione è che tu sia una ex matricola che ha fatto parecchio dannare gli anziani.
    A parte le mie impressioni, il problema non è del tutto solo mio. Il problema è di chi legge e vede che una persona che inveisce contro una istituzione millenaria pavese, affermando di aver esperito dubbi tragici momenti, ma nessuno sa chi sia, in quanto non si firma – o meglio, pare chiamarsi “Culo Bianco” – e non vi è alcun modo di verificare quello che dice.

    Rispondi
  • Culo Bianco

    Ragazzo mio, vedo che non ci capiamo. Ti confesso che la cosa non mi sorprende affatto…
    In un altro contesto non perderei nenache tempo a risponderti, ma questa questione mi sta a cuore. Non per te, ma proprio per chi legge, perché non le arrivi il consueto messaggio minimizzante.

    PRIMO
    Perché ti appassioni tanto? Soprattutto, a negare contro ogni evidenza? Sei forse “il rappresentante degli allievi del collegio coinvolto”? I tuoi commenti, come anche quello del 1 giugno, lo fanno sospettare. Non ho l’annuario sottomano: se ci sei, ti ci trovo subito.
    Se lo sei, tra “Culi Dipinti”, ci intenderemo al volo…

    SECONDO
    Che sono un’ex-matricola mi pare talmente ovvio da non richiedere una “profonda convinzione”. L’ho detto io. Come l’hanno detto anche i miei due compagni che hanno portato
    la loro testimonianza.
    Riguardo al “dannare gli anziani”, la mia lettura, semmai, è quella opposta. Ma ancora, perché ti preoccupi per i poveri “anziani” (non faresti prima a chiamarli “nonni” – lasciando perdere il politically correct?)

    TERZO
    Forse non ti è chiaro, ma a me della tua “istituzione millenaria pavese” (che, di fatto, è solo centenaria, visto l’anno di fondazione – anche se conosco e capisco la tendenza all’iperbole autoreferenziale…) non me ne frega proprio un accidente.
    Non mi ha dato niente, non le devo niente. Semmai è lei che ha un debito con me, visto quello che ha fatto, a me come a tanti altri ragazzi.
    Di millenario c’erano solo i muri fatiscenti, i tavoli traballanti, le porte delle stanze scassate dagli attacchi dei tuoi amici “nonni”, gli armadi con tre dita di polvere, i letti cigolanti, i lavandini gialli di piscia (per caso, i bagni in camera sono stati fatti, finalmente?) e il “milite ignoto” a mensa il sabato. Il tutto in compagnia di una maggioranza esaltata di spocchiosi e saputelli. Oltre a una mentalità da medioevo, inconcepibile nel 21° secolo.

    QUARTO
    Il mio nome è adeguato, rappresentativo e soprattuto simbolico.
    Come ho già detto, era un altro il tempo in cui avrei dovuto firmare una denuncia con nome e cognome contro persone indicate con il loro nome e cognome. Mi pento di non averlo fatto.
    Oggi non avrei risarcimento, né quelli punizione. La mia vita (che non è più quella del collegiale/universitario) non cambierebbe, come non cambierebbe la loro.
    Spiace che non l’abbia fatto e non lo faccia Mattia, il ragazzo dell’articolo di Repubblica che, a quanto dice, è ancora studente in quel posto.
    Io qui porto una testimonianza. Niente di più, niente di meno. Come l’hanno portata gli altri due miei compagni.
    In fondo, non è quello che si augurava Erica (”Per tornare al motivo dell’articolo: essendo partita da un collegiale, la questione può essere chiarita solo da altri collegiali.”), o forse ho capito male e, invece, chiedeva “Forza, ragazzi, facciamo quadrato per minimizzare”?

    Il tuo problema – e quello dei tuoi amici “nonni”- è che quando le persone raccontano, e sono in tante a farlo (e ogni ex-matricola potrebbe farlo), forse qualcuno potrebbe pensare
    che quei fatti siano veri, come effettivamente lo sono.
    Come sai tu (che tu sia o meno un “Culo Dipinto”), come so io (che un “Culo Dipinto sono), come sanno tutti quelli che li hanno vissuti.
    Se le cose che si raccontano non sono vere, perché ti preoccupi? Basterebbe aprire i collegi – alcuni più di altri – di giorno e notte (soprattutto di notte e fino a fine dicembre) a chiunque (stampa, popolazione, inquirenti) e ognuno potrebbe verificare…

    QUINTO
    Chi legge non ha problemi. Chi legge deve solo formarsi un’opinione (come se la forma leggendo l’articolo di Repubblica, indipendentemente dal tentativo di contropropaganda orchestrato dal giornalino di cui fai il redattore, quando non fai lo studente a lettere).

    L’augurio (in questo caso lo è, e caloroso) è che a leggere questi post siano le matricole, le potenziali matricole o i loro genitori.
    Per far capire che dietro al fumo non c’è nessun arrosto. Ma soprattutto per far capire che un’alternativa è POSSIBILE, soprattutto C’E’ ed è FACILISSIMA A PERCORRERSI.
    Basta solo non farsi prendere da quel vortice di pressione e di ricatto psicologico, di minaccia di futuro isolamento, creati ad arte e su cui si basa l’intero meccanismo del nonnismo collegiale che ha un complice involontario nel frastornamento creato su un ex-studente di scuola superiore dal primo impatto – magari brusco per la natura del corso di studi – col mondo universitario.
    Il mix di un ambiente collegiale ostile, di un ambiente universitario eventualmente ostico e la lontananza da casa annullano le capacità di reazione dell’individuo, e questo spiega la mancanza di reazione in massa, sia fisica che psicologica, di 18-20 persone insieme.
    Qui sta la canagliata.

    Tuttavia, anche se è difficile, solo chi subisce può porre termine al culo. Nella mia convinzione LO DEVE FARE (per se stesso e per chi è più debole di lui).
    Deve solo prendere posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, mai la vittima.

    SESTO
    Concludo ripetendo.
    “Ho solo un rimpianto di quegli anni. Non aver fatto quello che andava fatto.
    Non so cosa darei per essere lì, come allora, la prima notte. Il giorno dopo, ti assicuro, tutta l’Italia saprebbe cosa succede a Pavia”.
    E l’incantesimo finirebbe per sempre.

    Rispondi
  • Giovanni Cervi Ciboldi

    Non ho il tempo che hai tu per rispondere punto per punto. Nemmeno lo farei, non mi interessa.
    Ti basti sapere che con i collegi non ho nulla a che fare. Di amici in collegi ne ho avuti 2, entrambi felicissimi di starci. Non sono di Pavia e non ci ho mai vissuto.
    Ti sto parlando perchè non voglio permettere che questo spazio che vi diamo diventi un luogo di invettiva contro i collegi.
    Banalmente, e molto banalmente, non ritengo accettabile che, per via dell’operato di solo qualche idiota, le opportunità che i collegi offrono passino in secondo piano. Non è accettabile.
    Se a te non hanno dato nulla, è un problema tuo. Evidentemente non ti sei messo in condizioni di farlo.
    Perchè molti, troppi ne parlano bene perchè quello che dici sia generalizzabile a tutti. Troppa gente ha buoni ricordi. Non bastano i tuoi per cancellare quelli di altre mille persone.
    Quindi, se vuoi capire e ammettere la possibilità che la tua posizione non è quella di tutti, dimostreresti di aver capito qual’è il punto: cioè che delle menti bacate ci sono anche nei collegi, come dappertutto. Ma questo non basta a svalutare un sistema. Sarebbe troppo semplice, ma anche troppo menzognero.
    Un saluto.

    Ps. Per ex-matricola intendo uno studente di anno successivo al primo. Ed è mia profonda convinzione che tu lo sia.

    Rispondi
  • Culo Bianco

    E sbagli.
    A Pavia insegnano troppo a fidarsi delle proprie “profonde convinzioni”, che poi nella vita reale si rivelano sempre sbagliate.
    Sei profondamente convinto che la testimonianza del fraccarino (http://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Tremonti) che è al Tesoro (http://www.corriere.it/politica/08_marzo_20/tremonti_da_piccolo_vittima_del_bullismo_a508d484-f64c-11dc-a713-0003ba99c667.shtml) sia quella di una ex-matricola ancora in collegio camuffata?
    Per tua pace, io sono sato in collegio cinque anni filati e oggi ho famiglia e il doppio della tua età.

    Rispondi
  • Faccia di cuoio

    Dai, Culo Bianco, lascia perdere, non vedi che o non capisce una fava o fa finta di non capire? Non riesce a produrre neanche mezzo ragionamento su un problema che ha giganteschi risvolti penali o almeno un’argomentazione che sia una!
    Sembra che ripeta la lezione imparata dal professore: gli fanno ripetere la tiritera dei collegi e loro la ripetono. Quando un giornale nazionale li sega, fanno l’articoletto sulla “cultura delle tradizioni” e i commenti plaudenti.
    Sappiamo tutti come vanno le cose; e ormai lo sanno tutti anche fuori Pavia.
    Quando te ne trovano uno lustrato da capo a piedi, dicono che giocavano all’imbianchino, quando l’altro finisce al Policlinico a farsi ingessare, stava giocando a pallone: gli lustrano il cervello oltre al culo, con ’ste stronzate della goliardia… li abbiam sentiti mille volte ’sti violini… sembra di sentire Silvio che aiuta le famiglie in difficoltà…
    Figurati che l’altr’anno un mio collega che abita da quelle parti ne ha ricoverati a casa sua 2 in piena notte mezzi svestiti che non riuscivano più a tornare.
    C’è solo da sperare che qualche padre o madre s’incazzi sul serio e li rivolti come un calzino. Poi vedi che gli passa la voglia.

    Rispondi
  • Culo Nero

    I agree.

    Il Tremons dentro l’armadio?
    Oggi andrebbe in amministrazione proponendo un taglio di retta con accorpamento virtuoso di stanze o farebbe finanza creativa vendendo i mobili che gli hanno buttato in piazza…

    Rispondi
  • Giovanni Cervi Ciboldi

    @ “Culo Bianco”
    Lascia perdere le mie convinzioni, ho sbagliato a confessartele. Le ho e me le tengo, ben strette.
    Credo invece di aver proposto un ragionamento, molto sensato, medio e pacato, che mi sembra evidente essere il punto centrale della riflessione.

    @ “Faccia di Cuoio”
    Evidentemente “giganteschi risvolti penali” li hanno episodi che meritano veramente l’attenzione delle procure, non la nutella spalmata sulle chiappe.
    Considero il non riuscire a concepire altro rimedio rispetto al giustizialismo sintomo di grande scarsità di capacità di riflessione. E trovo che sia una debolezza fin troppo diffusa, oggi.
    Di argomentazioni ne ho espresse varie. Prego di rileggere il commento sovrastante affinchè la tua opinione sia smentita in autonomo.
    Se devo rispondere con lo stesso tono dei commenti da te lasciati – cosa che tendenzialmente mi disgusta fare – chi non ha argomentazioni, al di fuori di tesi superficiali e dettate da un impulso che poco hano a che fare con una analisi lucida di un problema, è qui qualcun altro. Rileggi i tuoi commenti e scopri chi è.

    Credo inoltre che, se la questione vi sta veramente a cuore, sarebbe necessario adoperarsi in una riflessione pià approfondita, analizzando il problema in modo lucido – e, aggiungerei, utile – al fine di proporre sensate analisi e soluzioni. Le galere si lasciano fuori dalle università.
    Chiedo maggiore medietà. Nessuno ha la verità in tasca. Nel momento in cui noto una opinione contrastante con la mia, la prima cosa che faccio è sempre mettere in dubbio o relativizzare la mia proposta. Non pretendo venga fatto lo stesso. Ma non mettere in discussione le proprie idee quando possono essere sottoposte a critica è peggio che averne di errate.

    NB.
    Gli articoli vengono redatti con le migliori intenzioni, al fine di informare e proporre una riflessione.
    Ti prego dunque di non discutere la bontà e l’onestà del lavoro fatto dalla redazione.
    Frasi come “Quando un giornale nazionale li sega, fanno l’articoletto sulla cultura delle tradizioni e i commenti plaudenti” tese a sminuire il lavoro redazionale sono profondamente ingiuste e mancano rispetto agli autori, cosa qui sempre pretesa.
    Qualora la riflessione proposta possa risultare in disaccordo con le proprie idee, lo spazio “commenti” è a disposizione di tutti gli utenti. E a noi è cosa molto gradita che commenti di ogni genere vengano lasciati. Date sfogo ad ogni libertà di critica, noi non possiamo che trarne stimoli e insegnamento: come vedi, infatti, stiamo discutendo. Ma commenti di impropria natura non fanno che inasprire la discussione e renderla meno produttiva.
    Se la tua idea è realmente quella contenuta nella frase, sono sicuro che sia possibile portarla all’attenzione di chi di dovere in modo più appropriato. Troverai persone pronte a chiarire ogni dubbio e ad intavolare un dialogo.

    Rispondi
  • Riccioli di fogna

    No bimbo. Non ci siamo per niente. Cartellino giallo e pollice verso.

    Alla mattina scrivi una cosa, all’una e venti la cancelli, cambi date e ore dei commenti degli altri (adesso uno commenta un minuto dopo l’altro… ma vah…) e correggi il tiro.
    E’ il modo in cui rispondi che ti svela: secondo me, dalla ostinata ma ridicola difesa che ne fai, sei proprio uno di loro.
    Per di più, una difesa infantile: all’osservazione ”non perderei neanche tempo a risponderti”, tu, a chi te la fa, rispondi ”non ho il tempo che hai tu per rispondere e nemmeno lo farei, non mi interessa”. L’altro nota che non riesci a fare un’argomentazione, tu sai solo replicare che è lui che ”non ha argomentazioni al di fuori di tesi superficiali”. E così via.

    Sto seguendo questa discussione da qualche giorno e ti dico che anch’io sono un ex-collegiale di quel collegio.
    Continui a cianciare di tesi superficiali, scarsità di capacità di riflessione, analisi lucida, riflessione più approfondita, ma mai condanni inequivocabilmente e irrevocabilmente quelle pratiche e, cosa molto più importante, chi le tollera.
    Quando ti nominano quelle che dovrebbero essere le conseguenze, te la fai sotto dalla paura. E blateri di giustizialismo.
    Tu non fai giornalismo: tu, come altri prima di te, fai solo una difesa d’ufficio (patetica, a mio avviso).

    Non devo aggiungere molto a quanto già letto, se non questo. Il mio naso a sfiorare il pelo d’acqua del sifone della tazza c’è stato: quando viene azionato lo scarico, la schiuma, che si forma dal basso, la faccia te la prende tutta. E mi fermo qui.

    Veniamo al dunque.
    Te la faccio io la riflessione approfondita e produttiva, ammesso che tu riesca a capirla. Chi legge senza partigianeria la capirà (speriamo siano in tanti).
    Non ti rendi nemmeno conto che del resto è già bell’e fatta.
    Chi ha detto che esistono ”menti borderline” e che ”menti bacate ci sono anche nei collegi”? Tu, o sbaglio? E di che cosa stiamo parlando, allora?
    Credi davvero che qui qualcuno pensi, o voglia dire, che tutta una comunità collegiale, quale che sia, compatta, senza defezioni, ognuno singolarmente in maniera sistematica, faccia, ognuno a turno, il ”kulo” a una dozzina di poveracci di matricole? Certo che no! Sarebbe una situazione folle, degna di un’inchiesta parlamentare!
    Il nonnismo non è mai istituzionale. Non è un dovere curriculare, come fare gli esami. Sono poche persone che lo praticano, una minoranza, ma quella minoranza fa più danni della maggioranza che non lo pratica. E tu vieni a raccontare che chi scrive certi articoli su Repubblica e non usa le dovute cautele ”svaluta” il sistema? Il sistema si ”svaluta” da solo, senza bisogno di essere aiutato, quando permette certe cose e non le colpisce lui per primo. O forse il messaggio vero del pezzo è ”meno se ne parle e meglio è”?
    E perché esiste il nonnismo? Perché si fa finta di non vedere, di non sapere (rileggitelo bene l’articolo di Repubblica)!
    Perché chi ha la possibilità e l’autorità di individuare selettivamente gli amati ”nonni” e colpirli disciplinarmente dall’interno, dicendo ”tolleranza zero altrimenti la conseguenza è l’espulsione”, non lo fa?
    Perché tutti gli altri collegiali che vedono (quasi tutti ottimi ragazzi o ragazze, siamo tutti d’accordo, non certo ”nonni” incancreniti), che sanno, che magari tirano una maledizione perché vengono anch’essi svegliati di notte dagli insulti urlati nei corridoi o a mensa non si preoccupano in quel momento che il ”sistema” venga svalutato (vero fanciulle entusiaste? – potrebbero intervenire in massa se il buon nome del ”sistema” fosse poi così importante), ma al massimo ne nascondono qualche matricola nelle loro stanze? Bene, te lo dico: perché passato quel periodo vissuto da loro (e con ”loro” intendo i maschi, le femmine sono troppo intelligenti per infliggersi tra loro certe pratiche), se non hanno sviluppato quel sadismo da scaricare su altri poveri diavoli gli
    anni successivi, non gliene frega più un cazzo. Devono pensare a loro stessi, ai loro esami, alla loro media. Altro che le balle del piffero sull’integrazione… ho visto persone che non si sono guardate in faccia per anni dopo il kulo (ti prego, a questa non mi rispondere che sono soltanto degli
    ”asociali”. Anche questa cazzata la conosco, ti svelerebbe soltanto un po’ di più).

    E hai anche il coraggio di parlare di ”commenti costruttivi” e ”dell’onestà del lavoro fatto dalla redazione”? Altro che ‘Libero’ o ‘il Giornale’, come
    dice AlbertoS: puoi andare tranquillo al TG4.

    Qui l’unica proposta costruttiva è davvero quella di una bella nottata in procura, in manette. Foto in prima pagina il giorno dopo.
    Purtroppo, e mi rivolgo agli altri ex, è che occorre una forza morale e una determinazione che, in quel contesto e sotto una tale pressione psicologica, una matricola non riesce ad avere (infatti al massimo si rifiuta di sotoporvisi, e loro la isolano e impongono alle altre matricole di isolarla per punizione e ritorsione). Dovrebbero averla davvero i suoi genitori.

    Rispondi
  • Giovanni Cervi Ciboldi

    Gli ultimi 20 commenti sono stati rimossi durante le operazioni di rinnovo per il blog che si concluderanno a giorni. Sono stati poi rimessi, in questo post e in altri. La correzione è fatta per aggiungere una nota doverosa per chiedere rispetto nei confronti di chi qui scrive. Nessuna modifica è stata fatta, come puoi controllare tu stesso.
    La tua dietrologia non intacca la mia buona fede.
    A ulteriore dimostrazione di ciò, a questo indirizzo (http://www.megaupload.com/?d=M9APTH18) trovi il mio statino. Come vedi la mia università è a Cremona. Non sono uno di loro, non ho mai messo piede in un collegio. Hai pestato una “cacchina”, come si suol dire.
    Tu sai chi sono io. Io non so chi sei tu.

    Ho cercato di spiegarti un punto di vista pacato e costruttivo, un possibile punto di partenza. Mi sembra di aver condannato pratiche eccessive: l’ho fatto a Giugno.
    Ripeto citandomi:
    “Banalmente, e molto banalmente, non ritengo accettabile che, per via dell’operato di solo qualche idiota, le opportunità che i collegi offrono passino in secondo piano. Non è accettabile.”
    Se i danni degli eccessi sono veri, andranno puniti.
    Ma se la risposta sono ancora le manette, spero che un giorno tu possa cambiare idea. Ricordati che Robespierre ci è morto sotto la sua ghigliottina.

    RIPETO:
    Gli articoli vengono redatti con le migliori intenzioni, al fine di informare e proporre una riflessione.
    Prego dunque di non discutere la bontà e l’onestà del lavoro fatto dalla redazione.
    Qualora la riflessione proposta possa risultare in disaccordo con le proprie idee, lo spazio “commenti” è a disposizione di tutti gli utenti. E a noi è cosa molto gradita che commenti di ogni genere vengano lasciati. Date sfogo ad ogni libertà di critica, noi non possiamo che trarne stimoli e insegnamento. Ma commenti di impropria natura non fanno che inasprire la discussione e renderla meno produttiva.
    Spero di non dover riportare queste frasi ulteriormente.

    Rispondi
  • Riccioli di fogna

    Abbiamo capito! E’ inutile che ripeti la stessa frase ogni volta. (sorry, il tuo statino non riesco a visualizzarlo col mio PC: non mi interessa vederlo, inoltre potresti esserti trasferito).

    “Non ho mai messo piede in collegio”. Ammettiamolo pure! E allora perché ne parli, se non hai la più pallida idea di cosa vi succede?
    Hai spiegato un “punto di vista pacato e costruttivo, un possibile punto di partenza”. Va bene!
    E quale sarebbe il punto di arrivo? Cosa concludi?

    Rispondi
  • Giovanni Cervi Ciboldi

    Che sia la conclusione.
    So cosa succede nei collegi perchè conosco abbastanza persone che me ne parlano – non sono abituato a parlare di cose che non conosco. Di esperienze frustranti non ne hanno avute, anzi, sono state parecchio contente e ci ritornerebbero.
    E’ ovvio che nei collegi ci possano essere delle menti bacate, come ovunque. Se agiscono con eccesso, la situazione va fatta rientrare.
    Ma è necessario riconoscere che queste sono la minoranza.
    Quando un sistema contiene una prassi per alcuni discutibile, ma tale è tràdita ed accettata e facente parte di un complesso di usanze e non arreca danni al di là di atti non propriamente innocui, il sistema stesso non può essere giudicata per i soli eccessi che si verificano sporadicamente all’interno di questa prassi. Sarebbe riduttivo per il restante corollario di opportunità che essa offre.
    E’ la classica massimizzazione fatta per ottenere una minimizzazione: per svalutare un sistema se ne massimizzano i possibili lati negativi. E’, a mio parere, l’errore che ha fatto chi ha scritto su Repubblica. Poteva prendere la situazione su cui ha scritto e mostrarla come un evento borderline all’interno di un sistema che non si merita tali “sputtanamenti”. Allo stesso modo voi potevate proporre rimedi, controlli, limitazioni, accertamenti, regole, analizzare come il fenomeno non sia cambiato nel tempo, dare un supporto, riflettere su possibili soluzioni.
    Ma avete preferito parlare di manette.
    Avete preferito sputtanare il nostro lavoro, dicendo che è una difesa a spada tratta, mentre siamo tutti impegnati a fare del nostro meglio e ad essere più equi possibili.
    Avete preferito dare ragione ai toni ingiusti di un articolo su un giornale nazionale, senza dubitare che se gli studenti mitigano quella opinione con l’unico mezzo di cui dispongono, loro che ci sono in mezzo, conosceranno meglio la situazione di cui si parla.
    Avete preferito mettere in dubbio la mia buona fede, io che sono rimasto l’ultimo a parlare con voi, piuttosto che cercare di considerare ciò che emerge dalle discussioni.
    Pensate quello che volete del nostro lavoro.
    Ma non c’è giustizia sull’onda del rancore, e nemmeno lucidità.
    Spero che in un futuro possiate porre più attenzione, più giustizia e più obiettività nell’analisi delle situazioni giovanili.

    Ps. Il documento è in formato apribile da chiunque. Il fantomatico “trasferimento” non esiste.

    Rispondi
  • Riccioli di fogna

    Figliuolo,
    lo sproloquio social-filosofico risparmiatelo per ingraziarti il professore quando vai a fare gli esami.
    E moderati nell’uso delle canne… offuscano la mente…

    Rispondi
  • Giovanni Cervi Ciboldi

    Ho sprecato il mio tempo.
    Trovo il vostro modo di discutere disonesto, ed è palese che non vogliate trovare alcun punto di contatto.
    Potrei insistere, ma lascio che sia il tempo a farvi trovare maggiore equilibrio nel giudizio.

    Rispondi
  • Faccia di cuoio

    @ Riccioli di fogna
    “Cosa concludi?”
    Ma cosa vuoi mai che concluda? Gira in tondo.
    (…e poi ritorna sempre nello stesso punto…)

    Il paladino del “sistema” disserta sui collegi (e soprattutto di quello che vi succede) perché ha parlato con il cognato del parrucchiere (che sa), in quanto ha come fonte attendibile il vicino di casa del compagno di scuola del figlio del verduriere…

    Riccioli, è inutile: gli stai facendo delle domande che presuppongono una sequenzialità logica, un ragionamento rettilineo e sostenibile, come facevano all’epoca a noi.
    La validità dell’asserto e la sequenzialità logica non sono più richieste nelle lauree odierne… Non devono dire cose sensate, basta che riescano a dire qualche cosa raffazzonata sulle slides di power point (lo vedo con mio nipote che è studente in questi anni).

    Rispondi
  • Culo Nero

    Il Tremons, dall’armadio, se ne dispiacerebbe molto… tagliando ulteriormente i fondi… a cotanta eccellenza…

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  • Daniele

    Salve, mi permetto di commentare questo post perchè informato da due miei ex coinquilini che vivono in due collegi differenti entrambi siti a Pavia.
    Quello che mi hanno raccontato mi ha sconvolto soprattutto perchè avviene in un ambiente frequentato da universitari che un giorno teoricamente avranno ruoli importanti nella comunità italiana. Nei collegi si dovrebbe parlare di cultura, organizzare delle serate culturali a tema, incontrare scrittori, artisti e scienziati e invece quello che sento e che mi viene raccontato è un “mondo” che imita i college americani in cui vige la legge del più forte e del branco.
    Io mi dissocio da ogni qualsiasi forma di umiliazione o pseudoumiliazione, ogni forma di sottomissione, ogni forma di violenza fisica e psicologica. Dico vergogna a chi umilia i più deboli e spero che un giorno una qualsiasi forma di giustizia sia applicata a queste bestie-vigliacche. Vergogna, Vergogna e ancora vergogna

    Rispondi
    • Fulvio Schiano

      Io credo che ognuno abbia il diritto di pensarla come crede, se rimaniamo nel campo scivoloso dell’opinione, dell’etica e della morale…Mi spiego: per qualcuno ciò che le matricole subiscono ogni anno non è altro che una manifestazione goliardica finalizzata a rinsaldare il senso di appartenenza al gruppo e a rinforzare le capacità di resistenza nei confronti delle avversità che la vita inevitabilmente ti riserverà. Insomma niente di traumatico. Per altri è una violenza esercitata dal “branco” in un contesto di subordinazione psicologica che di fatto impedisce alle matricole di opporsi a queste pratiche. Potrebbe essere difficile individuare da che parte sta la ragione e poco varrebbe la riflessione su come la deriva morale e la violenza siano già talmente radicati nella nostra società che almeno i luoghi di cultura dovrebbero essere agenzie di contrasto e di crescita sociale. Per fortuna c’è un campo nel quale la soggettività ha un valore meno rilevante: è quello della legalità. Io non posso spalmarti il corpo di lucido da scarpe, non posso farti stare due ore in piedi senza appoggiarti al muro, o farti fare 10 flessioni, non posso decidere quando tu puoi andare a dormire, non posso decidere che cosa puoi mangiare, se puoi mangiare e quando. Non posso farlo a meno che tu non mi faccia capire inequivocabilmente che sei consapevolmente consenziente. Non posso farlo neppure in un contesto di scherzo e non posso farlo semplicemente perchè questo tipo di azioni (anche molto meno invasive) si configurano come un reato punito dalla legge con quattro anni di reclusione. E’ l’art. 161 del codice di procedura penale (Violenza privata) che ce lo dice, senza se e senza ma. E la procedura sanzionatoria da parte degli organi giudiziari può partire d’ufficio. Le matricole non lo sanno, forse non lo sanno neppure i “nonni”; i rettori invece dovrebbero saperlo perchè il non impedirlo fa loro corrispondere, ai sensi di legge, una corresponsabilità. Cosa si può fare? Non è facile. Bisogna iniziare a parlarne, a far capire alle matricole che non sono soli perchè hanno la legge dalla loro parte, che hanno il diritto naturale di rifiutare qualsiasi tipo di imposizione sia fisica sia psicologica, che devono fare gruppo, sistema. Che la loro forza non sta nel subire ma nell’opporsi civilmente. Devono cercare il supporto della famiglia e dei rettori. I “nonni” dovranno reinventare un nuovo modo di fare goliardia, rottamare il bullismo e farsi promotori del principio dell’accoglienza e dell’integrazione. Una sfida per tutti, “vittime e carnefici” che qualcuno per fortuna ha già cominciato a cogliere.

      Rispondi
      • Fulvio Schiano

        Errata corrige e integrazioni: La violenza privata è trattata dall’art. 610 del Codice Penale e non dall’art.161. Ad integrazione di quanto sopra le sanzioni per le lesioni personali sono descritte dall’art.582 C.P.. Ovviamente tutti coloro che praticano la sana goliardia (la maggior parte mi auguro) scherzosa, non degradante e con il consenso dei soggetti interessati non hanno nulla da temere perché i loro comportamenti non rientrano in queste fattispecie. Quei pochi invece che delinquono, naturalmente dovrebbero essere individuati e messi in condizione di non nuocere (alle matricole e all’immagine dei collegi).

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  • Servo di Dio

    Scrivo per segnalare a Culo Bianco, Culo Nero, Riccioli di fogna e Faccia di cuoio un altro articolo di Inchiostro che potrebbe interessarVi, anche se riferito all’altro Collegio: http://inchiostro.unipv.it/?p=9340&cpage=1#comment-40431
    Superfluo aggiungere che concordo in pieno con i Vostri commenti.

    Rispondi
  • Giuseppe B.

    So qualcosa di ciò che accade a Pavia, due miei amici hanno frequentato il Borromeo. Io dico che queste tradizioni, non mi importa quanto antiche siano, sono cose da disaddati. Non riuscite a creare senso di comunità senza umiliare il prossimo? Perché, dovete sapere, il reato è un qualcosa di oggettivo. E spesso nei collegi pavesi si sconfina ampiamente nel reato.
    Ho frequentato il collegio a Perugia per tre anni. Una esperienza bellissima, totalizzante. Mi sentivo in famiglia. Ma non c’è stato mai nonnismo e bullismo.
    Dovreste vergognarvi. Voi e il vostro mezzo millennio di violenze.

    Rispondi

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