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#netfixed: Glitch – Problemi tecnici per la morte (e l’originalità)

Benvenuti al primo appuntamento con #netfixed, rubrica dedicata a serialità trasmessa in streaming tramite servizi come Netflix, VVVVID, CW Seed, CBS All Access e tante altre realtà. In un’epoca in cui internet ha aperto nuovi canali di distribuzione, è interessante iniziare ad esplorare come le serialità non televisive combattono contro quelle tradizionali e quale impatto esse hanno sul mondo. Iniziamo oggi in sordina, ben sapendo però che questa rubrica vi terrà incollati allo schermo in futuro!

«Life’s a Glitch, Then You Die»
– Treehouse of Horror X, The Simpson, S11E04

È uscito su Netflix un nuovo supernatural drama prodotto in Australia e trasmesso da ABC Australia chiamato Glitch, la storia di alcuni revenant che escono dalle loro tombe, costruite in epoche differenti, e stravolgono la vita di una piccola cittadina, nonché dello sceriffo e del medico generico della città. Dalle atmosfere molto lostiane, intriso non solo di misteri incentrati sul ritorno delle persone, ma anche su come queste potranno “vivere” di nuovo (se questo è il termine giusto), Glitch è stato annunciato da alcuni come un buon prodotto, addirittura come il nuovo erede di Stranger Things (2016) a livello di qualità e intreccio narrativo.

Come spesso accade nel mondo della televisione, all’uscita di un calibro 90 come Stranger Things, moltissime persone si fanno prendere la mano: l’emittente che ha sparato nell’etere lo show diventa la migliore e le sue serie piacciono di più. Il parere positivo del pubblico e della critica ad un prodotto diventa come un virus e intacca tutti gli altri prodotti nelle vicinanze. Questo può essere un bene per quelle serie che meritano attenzione laddove non ne hanno avuta abbastanza, ma può fare molto male al contempo, adombrandone altre.

Glitch è un buon prodotto, ma non va oltre a questo livello. Il concept di base è, purtroppo per lui, trito e ritrito: negli ultimi cinque-sei anni abbiamo avuto una piccola invasione di show incentrati sugli zombie che non sono zombie. Parto dal più importante, temibile, atmosferico che è Les Revenants, serie televisiva francese del 2012 che ha avuto una seconda stagione lo scorso anno. La particolarità di questo show, che manca totalmente a Glitch, è il fulcro di quello che è una storia corale: ogni storyline dev’essere interessante. Passando da personaggio a personaggio, la serie corale dovrebbe mantenere alta l’attenzione, bilanciando ogni storia ed evitando così una sproporzione narrativa; il classico “torna a raccontarmi di quell’altro personaggio!”.

Anche negli episodi del remake americano di Les Revenant, intitolato The Returned, è venuto meno l’equilibrio dell’originale, forse per via degli attori scelti; così come l’intensa sensazione che le scenografie dell’originale francese suscitavano si perde di fronte al suburbano americano usato come uno straccio informe e non valorizzato a dovere.

Forse una serie che poteva fare di più è stata Resurrection (2014) che, almeno nella prima stagione, ha posizionato i giusti misteri ed equilibrato le storie, grazie anche ad un gruppo di personaggi centrali minori rispetto alle serie cugine – certo, questa buona produzione è però poi declinata in molte incoerenze e misteri inadeguati con la seconda stagione.

Come avremo modo di illustrare nel prossimo numero di Birdmen, incentrato sul cinema horror, laddove c’è un cliché che ritorna è giusto concentrarsi non tanto sull’evitarlo, quanto nell’usarlo rilanciando il suo gioco: oltrepassare il cliché. Glitch aveva il grosso compito di farlo e ci prova in molti modi, costruendo “ritornanti” di diverse epoche, posizionando dei flashbacks che dovrebbero trasmettere pathos, costringendo i personaggi fin da subito nella cittadina, senza via d’uscita. Tuttavia, se l’intento, com’è chiaro che sia, è quello di raccontare lo stravolgimento delle vite, i problemi tecnici che sorgono con questi ritornanti, tutta la pletora di strumenti che mette in campo Glitch è in realtà ben poco per differenziarsi rispetto a Les Revenants, che, ora come ora, ha esaurito molto di quanto si poteva dire sul tema di Lazzaro.

Fixation Grade: 2.5

#netfixed proporrà ad ogni puntata un voto da 1 a 5 sul grado di “fissazione” che un prodotto può dare allo spettatore.

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