Sport

Generazione di fenomeni

di Stefano Sette

 

A detta di molti la Germania è la locomotiva dell’Europa, tanto per le risorse economiche a disposizione quanto per la stabilità finanziaria.
Un altro settore che colloca lo Stato tedesco tra i modelli europei è quello dell’integrazione razziale. Il Paese ospita il maggior numero di immigrati turchi (circa 2 milioni e mezzo), seguiti da italiani (circa 600.000), serbi, greci, polacchi e croati, sebbene a partire dal 2000 il numero degli immigrati sia diminuito a causa delle restrizioni instaurate dai governi Schroeder e Merkel.
L’integrazione in terra teutonica si nota anche a livello religioso, dal momento che più di 3 milioni di abitanti pratica la religione islamica (seguiti da circa 200.000 buddisti ed ebrei praticanti) e dal momento che la prima moschea è stata inaugurata nel 1915 nell’Halbmondlager.
Il processo d’integrazione ha riguardato soprattutto i tedeschi emigrati dall’ex-Unione Sovietica, dalla Polonia e dalla Romania tra il 1980 e il 1999, ai quali è stata automaticamente concessa  la cittadinanza tedesca. Gli effetti di un simile processo si sono manifestati nelle varie discipline sportive, tanto in quelle individuali quanto in quelle di squadra.
Il calcio non ha fatto eccezioni: alla fine degli Anni ‘90, terminata la generazione dei Matthaus e dei Klinsmann e dopo aver vinto il Mondiale 1990 e l’Europeo 1996, la Nazionale tedesca ha attraversato un periodo di transizione, ottenendo risultati mediocri per via di un lento ricambio generazionale. Ma a partire dal 2004, per preparare al meglio l’immediato Mondiale da disputare in casa, la Germania ha cominciato ad affidarsi anche ai calciatori tedeschi di “seconda generazione”, a quei giovani nati e cresciuti in Germania sia come cittadini che come sportivi ma con origini straniere. Questo esperimento fu portato avanti nelle selezioni giovanili, in particolare nelle selezioni Under 19 (vincendo l’Europeo 2008) e Under 21 (vincendo l’Europeo 2009). Nel Mondiale sudafricano alcuni giovani talenti, tra cui Sami Khedira e Mesut Ozil (di origini turche) e Jerome Boateng (di origini ghanesi), hanno fatto l’esordio in una competizione riservata alle Nazionali maggiori, meritando gli applausi della tifoseria teutonica.
Discorso a parte va fatto per i veri e propri oriundi, per quei giocatori nati in un altro Paese e naturalizzati tedeschi solo successivamente: è il caso di Miroslav Klose e Lucas Podolski, nati in Polonia (rispettivamente ad Opole e Gliwice) ed emigrati in Germania nel 1985 e nel 1987, ma nonostante questa doppia cittadinanza sono stati ben accolti in Nazionale sia dai propri compagni che dai media popolari.
Un altro esempio di tedesco naturalizzato è Gerald Asamoah, classe 1978, nato in Ghana e trasferitosi con la famiglia in Germania Ovest all’età di 12 anni: dopo essersi fatto le ossa nel St. Pauli, Gerald ha debuttato in prima squadra nello Schalke 04 e nel 2001 ha esordito in Nazionale (disputando le fasi finali della Coppa del Mondo 2002 e 2006), diventando il primo calciatore di colore tedesco. Nel suo caso però, sono emersi problemi sia sugli spalti che sul campo di gioco: nel 2006 (durante una partita di Coppa di Germania) i tifosi dell’Hansa Rostock lo presero di mira imitando il verso della scimmia, mentre nel 2007 (durante la gara tra il suo Schalke 04 e il Borussia Dortmund), il portiere avversario lo definì un “maiale nero” e successivamente fu multato di 10.000 euro dalla Federazione. Altre problematiche sono emerse fuori dagli ambienti calcistici: sempre nel 2006, Asamoah sponsorizzò la campagna mediatica “Tu sei la Germania” e il BNO, un’associazione di estrema destra, espresse  il suo disappunto per una simile decisione, disapprovando la scelta di un testimone di colore per rappresentare il proprio Paese. Nonostante quest’ultimo caso, l’ingresso in Nazionale dei tedeschi di seconda generazione è stato accettato dalla gente, togliendo alla Germania l’etichetta di Stato razzista (così definito dopo il periodo del Terzo Reich), al punto da essere considerato, insieme alla Francia, un esempio socio-sportivo da esportare in tutta Europa.

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