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“My Generation” • La giovane Londra di Michael Caine

Esistono molti modi per definire la cultura popolare, una delle visioni più fortunate sul tema si deve al sociologo giamaicano Stuart Hall, il quale definì “popolare” quella cultura in grado di generare moti di ridistribuzione del potere, dei ruoli, cioè sostanzialmente in grado di generare la cosiddetta “lotta di classe”. My Generation (2017) – presentato fuori concorso a Venezia 74 – descrive esattamente questa lotta, attraverso una ricostruzione trasversale di eventi e personalità che hanno cambiato per sempre la Londra del secondo dopoguerra, trasformandola da capitale di un conservatorismo ostinato in quella “Swinging London” che ancora oggi popola l’immaginario legato agli anni sessanta e alla Londra dei Beatles.

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Avviato e sviluppato su iniziativa del mito vivente Michael Caine, il documentario è diretto da David Batty, regista nato proprio a fine anni sessanta ed evidentemente in grado di affrontare con grande passione il lavoro di messa in sequenza di pochi ma efficaci elementi, posti in perfetto equilibrio, a creare un prodotto di facile fruizione e adatto a tutti, tra musiche dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Who – il titolo vi dice niente? –, solo per nominarne alcune, accompagnate da grafiche dal gusto vintage, velocissime sequenze di fotogrammi che si susseguono e danno l’idea dell’enorme quantità di icone e temi di cui il film si occupa solo superficialmente, delegando ulteriori approfondimenti a piattaforme diverse da quella cinematografica. My Generation è infatti l’antecedente nobile di un’annunciata serie televisiva in cui verranno pubblicati i dialoghi integrali di Michael Caine con i vari personaggi presenti nel film e con quelli che, per questioni di spazio, sono stati lasciati fuori.

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Dunque una pellicola varia, nella sua schematicità, che intreccia lo squisito racconto autobiografico di Michael Caine con una serie di interviste di quest’ultimo a personaggi fondamentali degli anni sessanta londinesi. Da Marianne Faithfull a Vidal Sassoon, da Paul McCartney a Mick Jagger, interpellando, tra gli altri, Mary Quant, Twiggy, David Bailey e David Hockney. Se la vita di Caine, nato Maurice Joseph Micklewhite Jr., è giocoforza la più approfondita, la varietà di personaggi intervistati è di per sé narrazione a tutti gli effetti: modelle, pittori, cantanti, musicisti, fotografi, artisti trasversali, tutti servono a tracciare il ritratto di una Londra che poco a poco si libera delle scorie primonovecentesche ed entra, creandolo, nel futuro, popolandosi di giovani, di stranieri e aprendo vie una volta proibite ai cockney, i londinesi di serie C, la classe bassa. Poco a poco i ruoli culturali dominanti passano nelle mani di giovani figli della classe operaia, personaggi dall’accento grezzo ma dalla visione fortemente lungimirante che li portò a cambiare un Paese partendo da se stessi, dal futuro, dai giovani.

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Giovani e nuove tendenze, pezzi che hanno fatto la storia (avrete una gran voglia di mettere le mani su un album che raccolga tutta la colonna sonora), immagini di repertorio e spezzoni di film sono, dicevamo, ben orchestrati da Batty, che sceglie inoltre di non mostrare i personaggi intervistati, ma di evocarli con semplici voice-over, per non spezzare l’incantesimo di quella generazione giovane e bella che così tanto influenzò il mondo di ieri e che così tanto evoca ancora oggi. Il documentario, diviso in tre parti, non manca, nel suo ultimo capitolo,  di uno sguardo critico da parte di Michael Caine, che ricorda come poco a poco il sogno si sia spento, sotto il peso del tempo e delle droghe, vera piaga per molti artisti dalla vita frenetica e spericolata.

Un’opera completa, divertente, che difficilmente potrà non piacervi e che speriamo venga proiettata il più possibile in tutta Italia (Paese che così tanto avrebbe bisogno di un movimento culturale giovanile di spessore; ma lasciamo questa discussione a sedi più consone). Noi l’abbiamo vista al Biografilm Festival di Bologna, in occasione della proiezione in Piazza Maggiore, alla presenza del regista. Mancava, purtroppo, Michael Caine: il ragazzo di Rotherhithe si sta riprendendo da una caviglia rotta di recente. Non riesce proprio a stare fermo, che generazione!

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