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Game of Thrones convince con una solida Eastwatch

di Samuele Badino e Gianluca Gioetti

Dopo essersi scaldata per bene in The spoils of war la settima stagione prende finalmente il largo, lasciandosi alle spalle i primi tre episodi di assestamento poco più che introduttivi. Eastwatch mantiene e, anzi, riesce ad innalzare il livello rispetto al capitolo precedente, grazie ad una regia più curata e alla complicità di più momenti statici e di dialogo, in cui gli attori riescono a dare fondo alle loro capacità di interpretazione e a ricordarci che Game of Thrones è fatta di uomini, delle loro debolezze, paure e emozioni. Grandi incontri, grandi ritorni, una scenggiatura solida e dialoghi molto validi, il quinto episodio convince fino in fondo. Particolarmente in forma Nicolaj Koster eastwatch 3Waldau, che ci regala un Jamie molto profondo.

Pochi e piccoli gli appunti: il primo e più grande sui visual effects. Senza ombra di dubbio non si può pretendere molto di più da una serie tv ed infatti finchè i draghi stanno a svolacchiare sullo sfondo o a ruggire in secondo piano va tutto bene. Ma quando si trovano ad interagire con gli attori in carne ed ossa la loro credibilità cola a picco e sembra di tornare bambini di frote al tubo catodico a vedere Dragonheart. Come nell’episodio precedente il fuoco è poi il tallone d’achille degli effetti speciali: bidimensionale e in primo piano, ricorda molto i primi Technicolor.

Molto hollywoodiana la scelta di creare una compagnia con una sua precisa quest, ad immagine e somiglianza della Compagnia dell’Anello: un mago, un guerriero del Nord, un fabbro col martello e dall’umorismo un po’ schietto e un barbuto con l’ascia entrambi sovrapponibili al nano Gimli.

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Ci si poteva attendere una puntata preparatoria in vista del finale di stagione e così è stata, il sesto episodio di Game of Thrones è stato più tranquillo del precedente ma non sono mancati dettagli che danno vita a numerosi spunti interpretativi.

Il primo che salta agli occhi è la presenza del Forte Orientale nella sigla, con una propria rappresentazione, il presidio dei guardiani della notte più vicino ad Aspra Dimora, qui si trova Jon con una compagnia tutt’altro che banale, dalla Fratellanza senza Vessilli a Gendry, il bastardo di Robert Baratheon che ritorna dopo una gita in barca di quattro anni; Gendry si presenta a Jon parlando dell’amicizia tra i loro padri e brandendo un martello da guerra, l’arma preferita proprio di Robert, ricordiamoci però che Jon è in realtà figlio di Raeghar Targaryen ucciso proprio da Robert con un martello durante la ribellione.

Prima di ripartire per il Nord Jon trovandosi a Roccia del Drago ritrova  Daenerys che torna dalla battaglia vinta contro i Lannister ed i Tarly, il Re del Nord ha il primo contatto con un drago e se la cava piuttosto bene sotto lo sguardo interessato di Daenerys.

La giovane Targaryen ha appena giustiziato in maniera cruenta la famiglia Tarly mostrando una durezza che non le si addice ma che stiamo iniziando a conoscere: non è la prima volta che qualcuno si inginocchia a lei, ma il metodo della paura non sembrava essere proprio del suo repertorio. Tyrion e Varys, preoccupati, non sembrano riuscire più a domare il drago che è in lei ma forse ad aiutarli ci sarà ser Jorah, guarito e tornato dalla sua Khaleesi per poi partire con Jon.

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Ci sono poi due sequenze estremamente degne di nota e sorprendenti.

La prima è quella che spinge Jon, Jorah e i sopracitati oltre la Barriera; un corvo con le parole di Brandon Stark ha scosso il normale sviluppo del conflitto, e la Regina dei Draghi tramite Tyrion chiede a Cersei un incontro per concordare un armistizio ed affrontare l’esercito dei morti, l’idea è di convincere la regina portandole un morto vivente come prova. Ardita l’impresa e soprattutto Daenerys nel voler incontrare la rivale: Cersei non si farebbe scrupoli ad usare anche il più subdolo dei metodi per vincere una guerra, come suo padre fece con le Nozze Rosse. Sembrava si andasse diretti verso un conflitto tra le regine mentre ora gli sviluppi possibili sono più nebulosi da predire.

La seconda si inserisce nella storyline di Grande Inverno, dove Ditocorto ci fa capire come intende proseguire la sua scalata; l’obiettivo è di isolare Sansa dal resto della sua famiglia e dei suoi più fidati consiglieri in modo da poterla influenzare e poterne ricavare un profitto personale. Il grande manipolatore sembra stia riuscendo nel suo intento, Sansa sta iniziando ad abituarsi al potere mentre Arya inizia a dubitare della sorella; lo stratagemma di far trovare ad Arya il biglietto che Sansa scrisse a Robb indicando Ned come traditore è geniale, quando il corvo arrivò il Maestro Luwin capì che non erano parole sue ma di Cersei, ora vedremo se anche Arya lo capirà.

Dulcis in fundo un dettaglio che di certo non è sfuggito agli appassionati e che ha fatto discutere molto confermando (nuovamente) le teorie dei fan: alla Cittadella Gilly accenna ad un “annullamento” celebrato per Rhaegar, che ha in seguito sposato un’altra donna. Questo farebbe di Jon Snow non solo il figlio di Rhaegar, ma un Targaryen legittimo a tutti gli effetti. La partenza di Sam dalla cittadella stessa verso il Nord, come si può intuire dal fatto che abbia rivestito i suoi panni di Guardiano della Notte, si presume porterà ad un incontro rivelatore tra lui e Bran, il Corvo a tre Occhi.

Il sesto e penultimo episodio di questa stagione è dunque atteso con gran trepidazione.

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