Attualità

Frecciarossa e il Paese che non c’è più

di Alberto Bianchi

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Milano, ore 8.30. Il fiore all’occhiello delle ferrovie italiane, la celebrata Frecciarossa, mi aspetta splendente al binario 14. Oggi, finalmente, posso toccare con mano le meraviglie annunciate con sommo gaudio e giungere a Roma in due ore e cinquantanove minuti senza scali. Pardon, senza fermate intermedie.

Partenza perfetta, sembra che tutto funzioni a meraviglia: un treno rapido, silenzioso, comodo e dotato di prese da cui il mio laptop può attingere tutta l’energia che vuole. Meglio di così, non si può. Ma ecco che nella pianura emiliana, a un rallentamento improvviso segue una brusca frenata. La Freccia è ferma in mezzo alla campagna come un regionale qualsiasi. Preso da sgomento incrocio con gli occhi degli altri passeggeri: «Ma come? Siamo sui dei binari dedicati, costruiti appositamente. La via è libera di fronte a noi. Perché siamo fermi?». La risposta arriva dal capotreno: guasto tecnico al locomotore. Sarà…

Roma, ore 19.00. Andata e ritorno in giornata: mai avrei pensato di raggiungere la capitale in treno e poi tornare nella grigia Milano in un giorno solo. Sei ore (teoriche) di viaggio in tutto. Niente male, ma la realtà è leggermente differente. Roma Termini alla sera è uno sciame di umanità. I tabelloni di partenze e arrivi sono pieni di scritte rosse, come le Frecce, appunto. Qualsiasi treno è in ritardo, senza distinzioni, alta velocità inclusa. Intanto, grazie agli annunci che si susseguono in continuazione, scopro divertito che il treno Roma-Milano diretto è stato chiamato, con evidente ironia, “Alta Velocità Fast”. Di male in peggio.

Si parte alle 19.10, in ritardo, giusto per non farci perdere l’abitudine – ci si ferma qua e là per le campagne e si arriva a Milano Centrale con i soliti trenta minuti di troppo non richiesti. Con beffa ulteriore: la coincidenza per Pavia è già partita. Poco male, sono le 22.30, il prossimo treno è un’ora esatta più tardi.

Milano, ore 23.15. Il binario del regionale è deserto, mi siedo su una panchina sorseggiando un tè caldo. Di fronte a me, il treno chiuso e buio a 15 minuti dalla partenza. Nella penombra sopraggiunge un uomo con la giacca FS che esclama, guardandomi: «Che ci fa’ lei qui? Questi vagoni in coda sono fuori servizio, deve salire più avanti». «Ma costava troppo mettere dei cartelli?», rispondo, «o avete speso tutti i soldi per il Frecciarossa che arriva pure sempre in ritardo?». La replica non si fa attendere: «La carta costa, e per l’alta velocità si lamenti con i nostri ministri lassù, l’hanno voluta loro…». Non rispondo e salgo sul treno sorridendo, in un misto di amarezza e rassegnazione. Nel frattempo un’altra Frecciarossa lascia la stazione, verso un Paese che, ormai, non esiste più.

3 pensieri riguardo “Frecciarossa e il Paese che non c’è più

  • monica

    Anche stamattina 25 gennaio 2010 ho preso Freccia Rossa da Bologna alle h. 7:40 destinazione Milano, ho speso 41,00€ per viaggiare in piedi e come sempre il treno è arrivato in ritardo di ben 20 minuti!
    Credo che siamo ancora molto molto lontani dal concetto di Alta Velocità che per definizione dovrebbe spaccare il minuto. E’ quasi un anno che viaggio su questi treni, mediamente 1-2 volte alla settinana e 9 volte su 10 arrivano in ritardo. Inoltre i servizi a mio giudizio sono molto scadenti, dal vagone ristorante ai wc spesso fuori uso.
    Il prezzo NON giustifica in nessun modo il servizio, spero arrivi presto la concorrenza così smetterò di fare beneficenza a Trenitalia.
    Saluti

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  • stefano

    Se vi può consolare, sappiate che a fronte degli entusistici annunici dell’AD della Ferrovie dello Stato (le chiamo ancora così perchè fruiscono del denaro dei contribunti) a partire da metà dicembre i pendolari romani che prendevano l’AV per recarsi al lavoro a Napoli si sono visti sopprimere il servizio (treno 9601) e da gennaio 2010 l’abbonamento ha subito un aumento di oltre il 15% (da 300 a 350 euro).
    In pratica, per l’andata si utilizza un ES ma devono contrarre un abbonamento AV perchè l’unico ES per il ritorno parte alle 18,38.
    Morale: paghi di più a fronte di un aumento dei tempi di percorrenza, mentre con il prelievo tributario che hai subito costruiscono una linea destinata a pochi…visto il prezzo del biglietto (€.44).
    Forse Moretti non sa quanto guadagnano gli italiani, oppure non ha ancora capito che il servizio AV è l’unico servizio pubblico che ha un prezzo superiore al servizio privato: chi viaggia in auto da Roma a Napoli evita il disagio del mezzo pubblico (la macchina la lasci sotto casa), spende meno (60/65 euroinvece di 90) ed impiega anche meno tempo.

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  • AlbertoS

    Ma vogliamo capire che il servizio dei FrecciaRossa e` paragonabile ai servizi AV europei e dunque deve costare caro come nel resto d’Europa?! Moretti ha risanato i bilanci e fatto la AV questi sono due meriti. Il problema e` che ha fatto tutto questo alle spese dei lavoratori (provate a parlare con qualche macchinista o capotreno e sentirete cosa vi dicono, in che condizioni lavorano, si veda lo sciopero della settimana scorsa!) e dei pendolari i cui treni sono fatiscenti! Ma di chi e` la colpa? In buona parte delle regioni, per la lombardia del caro Formigoni che si appresta a essere rieletto per la quarta volta!!

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