Il gusto dell’horror: a ciascuno il suo film
Se pensi che i film horror si guardino solo ad Halloween, ti sbagli. Mentre andavo al cinema a vedere Micheal Myers terrorizzare Laurie Strode, nel terzo capitolo della Trilogia di Halloween del regista David Gordon Green, mi sono chiesta cosa renda il genere horror così apprezzato. Classici come A Nightmare on Elm Street, Psycho e Silence of the Lambs vale considerarli anche fuori dal mese di ottobre.
In effetti, sono un pilastro del cinema per chi riesce a concepirlo a 360 gradi. Facendo un salto indietro nel tempo, risalendo a Frankestein e Dracula, troviamo una traduzione artistica che ritorna tutt’oggi. Ma perché le persone vogliono guardare mostri, assassini inseguire vittime in case infestate e spettri saltare fuori da angoli bui? L’horror è spesso un genere guardato dall’alto verso il basso, che alcuni non prendono molto sul serio se ci si ferma alla serie di Scary Movie. In realtà, è una forma d’arte meravigliosa attraverso la quale idee complesse e tecniche innovative prendono vita, e andando oltre i cliché si ha l’imbarazzo della scelta.
Ma partiamo dalle basi: cosa rende un film horror, un film horror.
Ci sono teorie diverse. Alcune sostengono che, affinché un progetto sia classificato “orrore”, debba avere un mostro, minaccioso in qualche modo verso una vittima. Spesso, questo personaggio va oltre alla natura, come Jaws o Alien. Tuttavia, anche un personaggio umano può diventare un mostro: in questi casi i personaggio è dotato di poteri, Hannibal Lecter sembra in grado di leggere dentro le persone, mentre Micheal Myers (spoiler) ritorna in vita pochi secondi dopo essere stato accoltellato o bruciato nel film precedente. Altri affermano che, non importa come sia il mostro, sono necessarie due caratteristiche chiave: il timore e il disgusto, questo lo distingue da un prodotto fantascientifico.
Detto ciò, ci sono molti film spaventosi — The Blair Witch Project o The Haunting — che non stabiliscono mai chiaramente un contatto diretto ma ne creano uno solamente percepito. Un altro aspetto è il mistero che si crea e ci attira. Il processo di build up delle narrazioni horror sta nella sua psicologia, ognuno di noi cerca di comprendere cosa sta succedendo: perché il killer uccide? Da dove viene l’entità? Siamo affascinati dalla scoperta delle informazioni lungo i minuti. Inoltre, la paura viene classificata come un’emozione molto forte, in particolare, l’idea é quella che i fan dell’horror siano cablati per ottenere il giusto calcio — per citare “Inception” — dalla paura e godersi la sensazione.
Infine, c’é la teoria secondo cui i film contengano rappresentazioni simboliche di traumi reali, da Babadook che tratta una condizione mentale a Get out, il quale affronta il razzismo sistemico. È molto interessante fare luce su come, in un genere come questo, si riesca a toccare temi sociali.

Uno strumento divisivo è il jumpscare (chiamato anche “paura del salto”) una tecnica che consiste nell’introdurre un elemento improvviso o inaspettato per spaventare lo spettatore e, appunto, farlo saltare dalla paura. È una tecnica legittima ed eccezionale se usata nel modo giusto. Allo stesso tempo bisogna riconoscere che senza quest’ultima probabilmente molti film sarebbero piatti, e che l’abuso della stessa da parte di alcuni registi appanna la trama, che seppur ottima, si posiziona in secondo piano. Altri due elementi chiave sono la presenza di sangue e violenza sconsiderata che hanno dato vita ad una sottocategoria: lo splatter (ottimo esempio è la saga di “Saw: l’enigmista”). Ultimo ma non meno importante contributo è quello dato dagli effetti audio e ancor prima dalle colonne sonore che rendono celebre e riconoscibile il prodotto al fruitore medio anche senza la visione dello stesso. Basti pensare a Goblin di “Profondo rosso” o a Tubular bells de “L’esorcista”.
Oltre ai film sopracitati, ecco una serie di film recenti e non da guardare assolutamente, se li hai già visti un rewatch non fa mai male… o forse sì.

Barbarian – di Zack Gregger — 2022
Se volete vedere questo film vi consiglio di non guardare il trailer e non leggere informazioni al riguardo. La trama è molto vaga, quello che hanno voluto dare al pubblico é un grosso senso di confusione per poi colmarlo solo una volta finita la pellicola. Il modo in cui la tensione si crea passo dopo passo è magnifico, il regista sa come costruire le scene in maniera meticolosa.
Pearl – di Ti West — 2022
É il prequel di “X”, visto il film precedente non avevo molte aspettative a riguardo ma alla fine mi sono ricreduta. Mia Goth, solo con le sue espressione tiene in piedi l’intero film. Il primo pensiero va al suo personaggio, al centro di una narrativa che cattura lo spettatore nel suo cammino verso la follia. Vi porterà ad avere pensieri contrastanti sulle sue azioni e sulle motivazioni. Una delle più grandi sorprese di quest’anno.
The Black Phone – di Scott Derrickson — 2022
Non l’ho considerato molto appena uscito, ho pensato guardando il trailer di aver visto tutto il film. Invece, quello che sembrava banale si è rivelato ottimo per la costruzione del personaggio principale e del terrore che trasmette, anche solo stando in silenzio. Come sappiamo, il silenzio porta a grandi spaventi. Derrickson riesce a lavorare su questi lunghi momenti senza suoni in maniera spettacolare. Unica nota: le capacità di Ethan Hawke non sono messe in risalto.
The Witch – di Robert Eggers — 2015
Uno dei migliori film horror del ventunesimo secolo. Questo film ha la ricetta perfetta: l’atmosfera, la tensione, non ha fretta di spaventare il pubblico ma chiede di essere pazienti, di capire il contorno. La recitazione é fenomenale, la fotografia e la regia ancora di più, la sceneggiatura dovrebbe essere incorniciata. Se non hai ancora visto The Witch, corri. Anche Anya Taylor-Joy corre molto in questo film.
Coraline e la porta magica – di Henry Selik — 2009
Lo conoscete, e se non lo conoscete avete avuto un’infanzia rose e fiori. Mi fa sorridere come questo film sia categorizzato dal alcuni “per famiglie” quando in realtà è un horror vero e proprio, mascherato come un film per bambini solo a causa dell’animazione. Questo gioiello realizzato completamente in stop motion e ideato da Henry Selik vi darà qualche lezione su come attaccare un bottone, se non lo sapete già fare.
In copertina: Michael Mayers nell’ultimo capitolo della trilogia di Halloween.