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Fight For Pink, III Appuntamento

di Andrea Cereda

Ci eravamo lasciati alla tredicesima tappa, prima che la carovana rosa affrontasse le vere salite di questo Giro d’Italia 2012. Ecco cosa è successo.

Con la tappa di sabato 19 maggio, con partenza da Cherasco ed arrivo a Cervinia, a detta di molti, è iniziato il vero Giro. Durante i 206 km di gara i ciclisti hanno dovuto affrontare il Col de Joux (1640 m) e il Cervinia (2001 m), percorrendo in salita quasi 50 km, resi ancora più ostici dalla prima pioggia di quest’edizione. Prima della partenza, ciclisti e pubblico hanno osservato un minuto di silenzio per commemorare la ragazza sedicenne morta nell’attentato di Brindisi.
Come prevedibile, già dai primi chilometri, un piccolo gruppetto è andato in fuga arrivando ad avere vantaggi superiori ai 10 minuti sul gruppo della maglia rosa. Circa a metà del Col de Joux, Cunego (Lampre – ISD) ha provato un’azione personale, tentando di andare a riprendere i fuggitivi e provando a ribaltare le gerarchie nella sua squadra dove, teoricamente, il capitano è Michele Scarponi. Il ciclista veneto, dopo questa azione, è stato ripreso a 14 km dal traguardo e, nell’ultimo tratto della salita verso Cervinia, ha addirittura perso contatto dal gruppo. Il grande vantaggio degli uomini in fuga è andato diminuendo riducendosi a circa 45’’ grazie al grande lavoro della Liquigas – Cannondale. Ad approfittarne è stato Hesjedal (Garmin – Barracuda) che si è staccato e si è lanciato alla caccia degli ultimi tre fuggitivi e alla riconquista della maglia rosa persa ad Assisi. Il canadese è arrivato quarto al traguardo ed è balzato nuovamente in testa alla classifica.
La vittoria di tappa è stata invece una questione a tre tra Amador (Movistar Team), De Marchi (Androni Giocattoli – Venezuela) e Barta (Team Netapp). Negli ultimi due chilometri, dove la strada spianava i tre superstiti della fuga si sono studiati per decidere il momento propizio per attaccare. Arrivati a pochi metri dal traguardo sono partiti Amador e Barta, mentre De Marchi si è accontentato del terzo posto. Vincitore di tappa è stato il costaricano della Movistar, ultimo al Tour de France l’anno scorso e alla sua prima vittoria tra i professionisti.

La quindicesima tappa, 169 km che hanno portato i ciclisti da Busto Arsizio a Lecco/Pian dei Resinelli, è stata la seconda definita di “alta montagna” con le sue cinque salite.
Nei primi chilometri sono andati in fuga nove uomini. Tra loro c’era Rabottini (Farnese Vini – Selle Italia) che è riuscito a staccare tutti e ha condotto la gara in maniera magistrale: ha sempre spinto al massimo, è addirittura caduto dopo aver impostato male una curva ma non si è fatto prendere dallo sconforto continuando nella sua marcia solitaria. Durante una discesa, Cunego (Lampre – ISD) è uscito dal gruppo andando a riprendere i fuggitivi e per parecchio tempo è stato maglia rosa virtuale grazie al vantaggio accumulato di 4’30’’. Successivamente il ciclista veneto è stato ripreso e ha addirittura perso contatto dal gruppo, ma la sua azione è stata molto utile alla Lampre – ISD perché, per tutto il tempo della sua fuga non hanno dovuto prendere le redini della corsa e hanno lasciato che fossero gli altri a tirare e a spendere più energie. In particolare si sono date da fare la Liquigas – Cannondale di Ivan Basso e l’Astana Pro Team di Roman Kreuziger e hanno permesso al gruppo di diminuire il distacco sui fuggitivi.
A poco meno di 2 km dall’arrivo Scarponi (Lampre – ISD) ha provato a staccarsi; dietro di lui, a rispondere all’attacco c’era Rodriguez (Katusha Team), che, a 1200 metri dal traguardo, ha accelerato in maniera impressionante portandosi alla ruota di Rabottini. I due hanno battagliato per 400 metri e poi lo spagnolo della Katusha, dimostrandosi un signore, ha lasciato la vittoria di tappa al giovane italiano e si è accontentato di tornare a vestire la maglia rosa.
Vittima illustre di questa tappa è stato Schleck (Radioshack – Nissan), uno dei favoriti per la vittoria finale, che si è ritirato dopo 28 chilometri.

Dopo una giornata di riposo, il Giro è tornato il 22 maggio con la sedicesima tappa, 173 km da Limone sul Garda a Falzes/Pfalzen. Il gruppo ha iniziato la corsa imprimendo un ritmo molto elevato, di poco inferiore ai 50 chilometri orari, riassorbendo tutti i tentativi di fuga. Al chilometro 61 un drappello di dieci uomini si è staccato e, poiché nessuno di loro era ben piazzato in classifica, il gruppo ha permesso alla fuga di andarsene. A 4,5 km dal traguardo, in prossimità dell’ultima salita i fuggitivi hanno iniziato a studiarsi per decidere il momento migliore per sferrare l’attacco. A prendere l’iniziativa, quando mancavano 3,7 chilometri, è stato Izaguirre (Euskaltel – Euskadi). De Marchi (Androni Giocattoli – Venezuela), dopo la delusione per il terzo posto nella tappa di Cervinia, ha tentato il riscatto provando a riacciuffare il compagno di fuga. Stremato dalla fatica è stato raggiunto dai due compagni di fuga rimasti con lui. I tre, negli ultimi 2,4 chilometri in piano, non hanno trovato l’accordo per rimontare su Izaguirre, permettendogli di vincere la tappa. De Marchi, secondo al traguardo, ha espresso il suo disappunto per il suo piazzamento sferrando un pugno al manubrio della sua bicicletta.
Il gruppo, che aveva permesso alla fuga di andare in porto, è arrivato con un ritardo prossimo ai 9’. In testa alla classifica non è cambiato nulla e Rodriguez (Katusha Team) è rimasto in rosa.

La diciassettesima tappa è stato l’attesissimo “tappone dolomitico”, 186 km, da Falzes/Pfalzen a Cortina d’Ampezzo, durante i quali i ciclisti hanno dovuto affrontare quattro GPM molto impegnativi.
I primi 40 chilometri, non particolarmente duri, sono stati affrontati ad una media appena inferiore ai 55 chilometri orari. Questo ha fatto sì che le fughe fossero difficili da mettere in atto, fino a quando un gruppo di cinque uomini è riuscito a staccarsi, tra questi c’era Rabottini (Farnese Vini – Selle Italia) che, dopo la vittoria a Lecco/Pian dei Resinelli, ha voluto accumulare punti per la maglia blu andando ad aggiudicarsi tre dei quattro GPM.
A 42 chilometri dal traguardo la fuga è stata ripresa grazie ad un intenso lavoro condotto dalla Liquigas – Cannondale. Sul Passo Giau il gruppo si è allungato sfilacciandosi e davanti sono rimasti sei pretendenti alla vittoria finale: Rodriguez (Katusha Team), Basso (Liquigas – Cannondale), Hesjedal (Garmin – Barracuda), Pozzovivo (Colnago – CSF Inox), Uran (Sky Procycling) e Scarponi (Lampre – ISD).
I sei hanno viaggiato compatti sulla salita, perdendo solo Scarponi a causa di crampi; il vincitore della scorsa edizione del Giro è arrivato ad avere un ritardo sugli altri cinque ci 25’’, ma, una volta risolti i crampi, in discesa, è riuscito a ricucire lo strappo.
A 2 chilometri dall’arrivo la strada ha iniziato a salire leggermente, Basso ha provato a staccare tutti ma è stato subito ripreso, così i sei si sono giocati la vittoria in volata. Ad avere la meglio è stato, per la seconda volta dopo il successo ad Assisi, Rodriguez seguito, nell’ordine, da Basso, Hesjedal, Uran, Scarponi e Pozzovivo.
Uno dei pretendenti alla vittoria finale, Kreuziger (Astana Pro Team), ha patito molto sulla salita che portava al Passo Giau e ha dovuto salutare le sue speranze di vittoria poiché al traguardo il suo ritardo è stato di 11’26’’.

Ultima occasione per i velocisti i 149 km da San Vito di Cadore a Vedelago della diciottesima tappa. Già dal chilometro zero è partita una fuga con quattro uomini. Il Team Sky ha lavorato sodo, per recuperare e far si che il proprio capitano Cavendish vincesse il traguardo volante posto a 65 chilometri dall’arrivo e guadagnasse punti per la maglia rossa. Dopo 30 chilometri è iniziato un altro tentativo di fuga sempre con quattro atleti coinvolti. I due superstiti del quartetto sono stati ripresi sul rettilineo finale di 5 chilometri quando mancavano 3500 alla fine della tappa. Durante la volata alla ruota del campione del Mondo Cavendish c’erano gli italiani Ferrari (Androni Giocattoli – Venezuela) e Guardini (Farnese Vini – Selle Italia). È stato proprio quest’ultimo ad aggiudicarsi la vittoria di tappa anticipando tutti con un’azione di potenza che ha spiazzato gli avversari.
Guardini, che nella tappa precendete era arrivato ultimo, era attesissimo al Giro, in quanto indicato come il Cavendish italiano o, per rifarci alla tradizione ciclistica nostrana, il nuovo Mario Cipollini. Il gesto atletico da lui messo in atto ha ricordato a tutti gli appassionati di ciclismo le gesta del grande ciclista toscano che, il caso ha voluto, sia stato vincente insieme alla promessa della velocità italiana: Guardini, infatti, corre il Giro in sella a una bicicletta prodotta dalla fabbrica Mcipollini, il cui proprietario, ovviamente, è il leggendario Re Leone.
In testa alla classifica non è cambiato nulla e Rodriguez (Katusha Team) è ancora in rosa, prima delle ultime tre massacranti tappe: due giornate di alta montagna e un’ultima cronometro individuale.

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