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Fight for Pink, II Appuntamento

di Andrea Cereda

Ci siamo lasciati il 10 maggio, dopo la tappa con arrivo a Fano, quando a vestire la maglia rosa c’era il lituano Navardauskas. Vediamo cosa è accaduto in questa settimana.

Venerdì 11 maggio si è corsa la sesta tappa, 210 km da Urbino a Porto Sant’Elpidio. Il Giro ha incontrato per la prima volta in questa edizione le salite, mai eccessivamente lunghe, ma spesso molto pendenti e soprattutto molto numerose (altimetria alla mano, il dislivello durante la giornata si aggira attorno ai 4000 metri).
Dopo una decina di chilometri il gruppo ha visto andare in fuga quindici uomini che si sono ridotti ad otto lasciando delle vittime sulle varie salite. Da subito si è notato che l’atleta maggiormente prestante era il colombiano Rubiano (Androni Giocattoli – Venezuela), vincitore di tappa. Il sud americano si è aggiudicato tutti i granpremi della montagna, che in questa tappa erano quattro, e in prossimità dell’ultimo è riuscito a staccare i compagni di fuga ottenendo un vantaggio massimo di circa 1’40’’. Nel gruppo di testa, con il colombiano, c’era Malori (Lampre – ISD). Il campione italiano a cronometro, informato della possibilità di diventare la nuova maglia rosa, poiché Navardauskas era stato messo in crisi dalle tante salite, ha impresso un ottimo rullino di marcia negli ultimi chilometri che gli ha permesso di ridurre sensibilmente il ritardo da Rubiano e di diventare così il nuovo leader della classifica generale, il primo italiano di questa edizione del Giro d’Italia.
I velocisti hanno patito molto le numerose salite della tappa e sono arrivati al traguardo con ritardi pesanti. Vittime illustri sono stati Cavendish (Sky Procycling), che è addirittura caduto stremato durante una salita, e Phinney (BMC Racing Team) arrivati al traguardo a 39’’ dal tempo limite, oltre il quale sarebbero stati squalificati.

La settima tappa, 205 km da Recanati a Rocca di Cambio, ha messo a dura prova con le sue numerose salite. Già al chilometro zero si è staccato un gruppo di fuggitivi composto da quattro uomini, che, durante il corso della gara, si è arricchito di nuovi elementi, persi piano piano avvicinandosi al traguardo. Gli ultimi ciclisti in fuga sono stati ripresi a meno di un chilometro dal traguardo, quando Nibali (Lampre – ISD), vincitore della scorsa edizione del Giro e fino ad ora deludente, ha staccato il gruppo seguito da Tiralongo (Astana Pro Team), che negli ultimi metri ha avuto la meglio vincendo la tappa. Nelle prime posizioni si sono piazzati anche uomini di classifica: al terzo posto si è classificato il lussemburghese Schleck (Radioshack – Nissan) a 3’’, Ivan Basso (Liquigas – Cannondale) è arrivato ottavo a 8’’, Kreuziger (Astana Pro Team) diciottesimo e Cunego ventiduesimo entrambi a 11’’. Questo dato dimostra che gli uomini che puntano alla classifica generale non si sono risparmiati e hanno iniziato a battersi sin dalle prime montagne, senza aspettare le Alpi.
Al termine di questa tappa è cambiata la maglia rosa, Malori (Lampre – ISD), cronoman, ha patito le montagne e ha perso contatto dal gruppo, lasciando la testa della classifica generale al canadese Hesjedal (Garmin – Barracuda).

Sulmona – Lago Laceno, queste le sedi di partenza ed arrivo dell’ottava tappa, 229 km. Come nelle giornate precedenti, anche in quest’occasione, il tracciato è stato caratterizzato da brevi salite, più o meno intense, alternate a tratti in discesa e in piano. Sin dai primi chilometri si sono staccati quattro uomini che, sfidando il caldo, hanno attaccato e sono scappati in fuga resistendo fino a poco meno di venti chilometri dal traguardo. Superato il cartello dei sette chilometri all’arrivo Pozzovivo (Colnago – CSF Inox) ha staccato il gruppo, Benat Intxausti (Movistar Team) ha provato a raggiungere il ciclista italiano senza successo. Al traguardo Pozzovivo ha messo tra lui e lo spagnolo della Movistar 23’’, giunto a sua volta con 4’’ di vantaggio rispetto al gruppo.
La maglia rosa è rimasta a Hesjedal (Garmin – Barracuda), nonostante il canadese, forando a circa venticinque chilometri dall’arrivo, abbia perso il gruppo e abbia dovuto spendere molto per rientrare.
Questa tappa, arrivando a Lago Laceno, località campana in provincia di Avellino, ha portato il Giro nelle punto più a sud di questa edizione.

La nona frazione, 166 km, da San Giorgio del Sannio a Frosinone, ha dato respiro ai ciclisti che non hanno avuto salite rilevanti da fronteggiare. L’unico tentativo di fuga è stato controllato dalle squadre dei velocisti, che, interessate alla vittoria di tappa dei rispettivi capitani hanno tirato il gruppo senza mai concedere grandi vantaggi ai fuggitivi. A poco meno di 17 chilometri dal traguardo, recuperato l’ultimo uomo che era riuscito a staccarsi, è iniziata la bagarre. A tentare l’allungo per primo, ma presto riassorbito dal gruppo, è stato Rodriguez (Katusha Team), quarto alla scorsa edizione del Giro. Pozzovivo (Colnago – CSF Inox), in gran forma dopo la vittoria dell’ottava tappa, si è staccato, ma anche lui non ha avuto fortuna. Le squadre degli uomini da volata hanno potuto così organizzarsi in qualche maniera per impostare lo sprint ai propri capitani. La GreenEDGE Cycling Team della maglia rossa Goss ha preso le redini della corsa; tuttavia, a 600 metri dal traguardo, il ciclista che stava facendo l’andatura ha affrontato nel modo sbagliato una curva a gomito andando lungo generando confusione negli avversari. Pozzato (Farnese Vini – Selle Italia), probabilmente spaventato da quanto successo, ha frenato in maniera eccessiva e ha colpito Goss. I due sono caduti innescando una reazione a catena, fortunatamente non troppo grave, poiché avvenuta in curva e non lungo il rettilineo finale. Ad approfittarne è stato Ventoso (Movistar Team) che, ventiseiesimo a mezzo chilometro dal traguardo, è stato artefice di una grandissima rimonta che gli ha permesso di portare a casa la vittoria di tappa, per la seconda volta al Giro, dopo il successo di un anno fa a Fiuggi.
Per quanto riguarda la classifica generale non c’è stato nessun avvicendamento e la maglia rosa è rimasta saldamente sulle spalle di Hesjedal (Garmin – Barracuda).

Il Giro è entrato nel vivo con la decima tappa, Civitavecchia – Assisi 186 km. Alla partenza Pozzato (Farnese Vini – Selle Italia) ha annunciato il proprio ritiro a causa di una microfrattura riportata allo scafoide della mano destra in seguito alla caduta della giornata precedente, di cui egli stesso era stato artefice. Come nelle altre frazioni, nonostante i diversi tentantivi di fuga, il gruppo ha mantenuto il controllo della situazione. In questa tappa è stata particolarmente attiva il Katusha Team, che puntava a portare il proprio capitano Rodriguez alla testa della classifica generale. Così è stato, il ciclista spagnolo ha attaccato a 200 metri dal traguardo tagliandolo per primo e rispettando i pronostici che lo davano vincitore di tappa e nuova maglia rosa. All’arrivo, ai microfoni della Rai, ha voluto ringraziare Davide Cassani, ex ciclista e commentatore tecnico della televisione italiana, il quale, conoscendo bene il tratto finale della tappa, aveva dato indicazioni, risultate preziosissime, al direttore sportivo del Katusha Team. Rodriguez è il primo dei pretendenti alla vittoria generale a vestire la maglia rosa e ha mandato un chiaro segnale di sfida ai diretti avversari.

L’undicesima tappa è stata la più lunga del Giro d’Italia 2012, 255 km da Assisi a Montecatini Terme (il chilometraggio è diventato di 258 km in seguito a delle modifiche poste al tracciato poco prima della partenza). La tappa ha visto avvicendarsi molti atleti in fuga, sin dai primi momenti, fino a pochi chilometri dall’arrivo, quando la Sky Procycling si è messa a tirare per favorire il proprio capitano Cavendish nella volata finale. A 350 metri dal traguardo, l’ultima curva è stata beffarda per molti uomini che, giunti troppo velocemente, sono andati ad impattare contro le transenne e, poi, contro gli atleti per terra. Sul rettilineo finale, dove in testa c’era Vaitkus (GreenEDGE Cycling Team), Ferrari (Androni Giocattoli – Venezuela) e Cavendish hanno messo in scena una rimonta. Ad avere la meglio è stato il ciclista bresciano che ha conquistato la sua prima vittoria in carriera al Giro, mentre l’inglese della Sky Procycling non è riuscito ad esprimersi al meglio, ma si è consolato tornando a vestire la maglia rossa.
In testa alla classifica non è cambiato nulla e la maglia rosa è rimasta a Rodriguez (Katusha Team).

Con la dodicesima tappa il Giro, che partiva da Seravezza (LU), è arrivato in Liguria, a Sestri Levante, percorrendo un percorso di 155 km con salite, mai troppo impegnative, ma assai numerose. Questo tracciato ha favorito un gruppetto di nove uomini che si sono staccati dal gruppo, la cui azione non è stata contrastata dalla squadra della maglia rosa, la Katusha. In prossimità del traguardo il gruppo di testa era ridotto a sette ciclisti. In un momento di distrazione degli avversari a 1700 metri dall’arrivo, il danese Bak (Lotto Belisol Team) ha colto l’occasione per staccare tutti e vincere in solitaria la sua prima tappa al Giro d’Italia.
Rodriguez (Katusha Team) è rimasto in testa alla classifica generale, vestendo ancora la maglia rosa.

La tredicesima tappa, l’ultima prima delle grandi salite, 121 km da Savona a Cervere, è andata al campione del Mondo Cavendish (Sky Procycling), al suo terzo successo a questa edizione del Giro, decima vittoria sulle strade rosa nella sua carriera. L’inglese, inizialmente accompagnato in volata dai propri compagni, si è trovato a 500 metri dall’arrivo senza più gregari e arretrato. Con una rimonta strepitosa si è riportato in una posizione buona e poi ha esploso tutta la sua potenza bruciando gli avversari e facendo capire, per l’ennesima volta, che in velocità non ci sono rivali.
Questa breve tappa, come pronosticabile, è stata una tappa transitoria in cui gli uomini di classifica si sono riposati in vista delle massacranti giornate a venire e non ci sono stati cambiamenti ai vertici della classifica, con Rodriguez (Katusha Team) in rosa.

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