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Ex CUEM: chi, cosa, dove, perché?

di Francesca Lacqua

Lunedì 6 maggio la polizia ha fatto irruzione all’Università Statale di Milano per sgomberare una libreria occupata e autogestita da studenti. Ci sono stati dei tafferugli e qualche ferito. Ho letto la notizia martedì mattina, mi sono informata per capire meglio la questione; poi ho deciso di andare a Milano.
Per quarant’anni c’è stata una libreria: la CUEM è nata nel 1968 da un collettivo politico che già aveva organizzato in maniera autonoma un servizio autogestito di vendita di lbri. Poi, accordandosi con l’università per affitto , ha preso la forma di cooperativa. La sua presenza, a fianco alla CUSL, permetteva una pluralità concorrenziale e intellettuale. Nell’ottobre del 2011 però la cooperativa è fallita per debiti e falso in bilancio. I dipendenti non ricevevano lo stipendio da oltre sette mesi.
Gli studenti hanno deciso di riprendersi quello spazio, che proprio per gli studenti aveva fino a quel momento operato, e mettere in piedi un effettivo luogo di scambio – non solo di libri, dispense e fotocopie, ma anche di idee – in maniera totalmente gratuita, attraverso l’organizzazione di numerosissime iniziative. Conferenze, incontri, presentazioni di libri, veri e propri corsi – i “per- corsi” tenuti dagli studenti stessi – e collaborazioni con molte case editrici indipendenti ( tra cui Agenzia X, BPress, Colibrì, Derive e Approdi, Eleuthera, L’Affranchi, Libreria Calusca, Massari, Mimesis, Nautilus, NdA, Ombre Corte, Quodlibet, Shake, Zero in Condotta). Modi attraverso cui poter sviluppare un pensiero critico accanto e dentro l’università stessa. Inoltre molto funzionalmente la libreria si è costituita come aula studio, soprattutto oltre le canoniche 19 e 30 (la Statale non fornisce aule studio in orario serale) e aula mensa , con fornello, all’ora di pranzo.
Tutte queste attività (consultabili: http://excuem.noblogs.org/) organizzate senza ritorni economici né ingerenze burocratiche stavano di fatto funzionando.
Il precedente rettore, come ultimo atto di un duplice mandato, aveva emanato un decreto per cui lo spazio, considerato vuoto,  sarebbe stato affidato ad un’azienda esterna, la Sodexo, che ivi avrebbe posto delle macchinette per il caffè. Successivamente il nuovo rettore Vago ha emesso un bando  che prevedesse una parziale assegnazione di tali spazi a una regolare associazione studentesca. Questo è stato interpretato dagli occupanti come un “ricatto” in quanto essi non costituiscono un’associazione studentesca, la quale implicherebbe vincoli burocratici e fiscali. Il rettore spiega, in una lettera al personale e agli studenti, che questo fatto «insieme al susseguirsi di episodi di vandalismo e provocazione rivolti alla comunità universitaria, e culminati in una recente tre giorni di festeggiamenti, completamente fuori da ogni possibilità di controllo, per celebrare l’anniversario dell’occupazione e la nascita di una “Università clandestina”,  mi hanno infine  indotto ad autorizzare lo sgombero dei locali che è stato effettuato nella giornata di sabato 4 maggio».

In Statale ho parlato con alcuni giovani. I ragazzi affermano che la libreria non vuole essere un “centro sociale” – come è stata sprezzantemente definita – all’interno dell’Università: essi stessi non vogliono costituire un collettivo perché andrebbe contro la fondante orizzontalità di un’idea che coinvolga tutti gli studenti, senza vincoli di tessera. La libreria, mi spiegano, si propone come un cambiamento di approccio alla vita stessa: considerare l’università non come una “smart box” (pagare, frequentare lezione e dare esami) dimostrando che anche senza vincoli burocratici e finanziare si può organizzare un buon progetto.
La visione che invece ha il rettore Vago è quella di un’università clandestina e costretta in un clima di tensione che porterebbe, tra le altre cose, a non celebrare l’inizio dell’anno accademico da tot anni. Il rettore sostiene che la scelta sia stata presa «essendo venute meno le condizioni di sicurezza così da mettere a serio repentaglio l’incolumità degli studenti e del personale universitario» in quanto gli occupanti continuavano ad occupare.
Sta di fatto che mentre la polizia manganellava gli studenti, occupanti o meno, il rettore rimaneva in disparte, a guardare dalla finestra.
Sta di fatto che l’aula è stata ridotta in macerie.  Sta di fatto che il Comune non ha mosso un dito.
Tuttavia il tamtam mediatico, quasi esclusivamente su internet (facebook, twitter e addirittura spotted – #2287) è  stato forte e manifestazioni di solidarietà sono arrivate da tutta Italia – Bologna e Napoli per prime. Gli studenti o gli “occupanti”, come preferite chiamarli, sostengono che la questione non riguardi più solo la CUEM in sé ma «il metodo di affrontate questa crisi, in maniera militare». L’hashtag dominante, o meglio quello a cui adesso puntano i ragazzi è #VagoDimettiti: il rettore, dopo l’autogoal dell’irruzione, ha perso ogni fiducia.

Stamattina, 9 maggio, è stato emanato un comunicato di risposta alla lettera del rettore, al grido di “Perché i libri fanno paura anche ai rettori!”. La formula operata in questi giorni è stata quella di assemblea a microfono aperto dopo le 14. Oggi alle 14 e 30 Vago ha convocato il Senato Accademico e un CDA straordinario per chiedere una mozione di fiducia del suo operato, mentre contemporaneamente si è svolta un’assemblea per chiedere che Vago decida di parlare anche con i diretti interessati .
Intanto nel corridoio, ieri, c’era odore di pittura: alcuni ragazzi stavano ridipingendo le pareti. Pareti che forse ospiteranno libri, forse macchinette. O chissà cos’altro.

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