Attualità

Europ-exit, per non dimenticare

Riflettendo sugli ultimi tre anni, a livello politico e sociale, ci si rende conto che il volto del mondo sta cambiando ad una velocità tale che risulta assai difficile seguirne i particolari, essenziali per comprendere il movimento di fondo.

Il 24 giugno succedeva un altro di quei fatti storici che influenzeranno le sorti di ogni paese d’Europa, e non solo. A seguito di questo referendum consultivo, il popolo del Regno Unito ha deciso che la Gran Bretagna dovrà uscire dalla Comunità europea. La maggioranza dei voti a favore del “leave” è giunta da piccoli centri, non da grandi città, come la metropoli di Londra, ad esempio. Dai sondaggi si evince che i voti che hanno determinato il volere del popolo sono giunti da cittadini di età compresa tra i 65 anni e oltre; la risposta contraria, invece, è provenuta dalle grandi città e dai più giovani. I voti pro Brexit, per lo più, sono stati quelli di ex-laburisti, vecchi ultra nazionalisti che da anni professano, attraverso alcuni loro rappresentanti, la via del “ritorno alle origini”, di una Gran Bretagna chiusa nei propri confini, dedita alla difesa dei propri territori, e all’arricchimento esclusivo delle proprie genti, senza unioni che non siano espressione dei soliti eterni interessi dei grandi gruppi societari e dei super ricchi.

Di fatto il risultato e le conseguenze minano quell’agognata libertà per cui 40 milioni di uomini, donne e bambini d’Europa hanno perso la vita solo 70 anni fa. Nel ’45 si capì l’esigenza di unirsi, invece che combattersi, di aprire le porte ad un’Europa diversa, che per secoli si è macchiata di guerre e genocidi. Così iniziò il cammino per un’Europa aperta alla libertà di commercio, alla libertà di offrire servizi in territorio straniero, senza limitazioni o dazi di alcun tipo, libertà di passaggio per chiunque fosse cittadino di un Paese della Comunità.

Quando fu creata l’Unione europea si assistette ad una delle svolte storiche più importanti del vissuto umano. La società che conosciamo, da quando si ha scrittura, è stata scandita ed educata, nei voleri e doveri, dal mondo occidentale; ma, nel mentre, ci si acculturava, si inventava e si scopriva, in tutta Europa il sangue scorreva incessantemente per mano dell’Europa stessa. Quando si giunge alla dichiarata fine delle ostilità fra Paesi così vicini e diversi, che da sempre non han fatto altro che combattersi, ci si rende conto dell’importanza e della gravità degli accadimenti d’oltre manica, della gravità della cosiddetta “Brexit”.

Vi sono non pochi sostenitori della politica anti-europeista, rappresentati da “geni” del calibro di Marine Le Pen, Nigel Farage e Matteo Salvini (solo per citarne di alcuni, vi assicuro che ve ne sono di ancora più geniali, sparsi per tutta Europa), ma tali sostenitori che sbraitano la vittoria non si rendono minimamente conto del disastro verso cui ci stiamo avviando, altrimenti non si capirebbe come la follia, a cui si è giunti in tempi non troppo lontani, non sia presa in considerazione quale causa della divisione tra le genti d’Europa. Quasi come se la follia di cui sono portatori i “Salvini & company” sia in qualche modo presente anche nei loro sostenitori (un “palindromo”). Le ripercussioni saranno enormi, e si propagheranno come un sisma (già lo fanno con le borse colate a picco in una sola giornata, come nel 2008), del quale non si potrà prevedere in toto il danno che causerà.

Assumersi l’onere di prevedere le conseguenze è qualcosa di folle; quel poco che abbiamo imparato dagli antichi romani ad oggi è che l’unione, la condivisione, la comprensione del “diverso” sono doveri imposti ad ognuno di noi, poiché la libertà per cui i nostri antenati, nonni e bisnonni hanno versato sangue, impregnando la terra del DNA di ognuno di noi, è dovuta, necessaria e irrinunciabile.

L’Europa, anche se con i suoi gravi problemi, riflette questi principi, e la Gran Bretagna sta venendo meno a quel patto firmato col sangue, volendo ritornare ai vecchi sfarzi della loro chiusura politica, sociale e mentale. Di ciò bisogna prenderne atto, e a dirla tutta non era qualcosa di così inatteso e sorprendente. Dipendesse da me, certe idee malsane, come le molte del Salvini, andrebbero sentite e ascoltate come si ascolta al mattino il soave cantar dei piccioni sui tetti del centro di Pavia, ma, vista la grandezza della politica democratica, la libertà di parola è fondante in un Paese occidentale moderno, è un valore costituzionale, va da sé che anche certi “piccioni” abbiano possibilità di grugare impuniti.

Le posizioni dei Paesi dell’Unione quindi si stanno già delineando, tutti i rappresentanti maggiori degli Stati membri stanno esprimendo sconcerto per la situazione, come ad esempio il Cancelliere Angela Merkel, che, dopo aver convocato un meeting di urgenza a quattro (tra Francia, Italia, Germania e il Presidente del Consiglio europeo Tusk), ha definito la Brexit come: “Un taglio netto, un colpo all’Europa e al processo di integrazione europea”; quando proprio l’Unione, negli ultimi 50 anni, è stata capace di “garantire la pace europea dopo secoli di violenza. Il mondo è in una fase di scompiglio: in Europa oggi sentiamo gli effetti di guerre costate la vita a tantissime persone, guerre che hanno costretto tante persone a lasciare i loro Paesi. L’UE è un garante per la pace, il benessere e la stabilità. Le sfide di oggi sono troppo grandi per farcela da soli; insieme possiamo affermarci nella competizione globale”. Il senso è che un’Europa unita è di vitale importanza al fine di uscire da questo periodo di crisi, difficoltà e radicale cambiamento; e, visto che questo referendum è “solo” consultivo, la tenue, ingenua speranza di un’eventuale inosservanza del volere del popolo da parte del Parlamento britannico rimane il “se non vedo non ci credo” del San Tommaso.

Da qualche parte ho letto un post, – nell’era dei social, grande mezzo di informazione – una frase interessante: “I nazionalismi stanno risorgendo. Le borse crollano. La crisi economica imperversa. Buon 1929 a tutti!”. La speranza è che le ripercussioni non ci colpiscano tanto forte da andare a terra, altrimenti v’è il serio rischio che questa volta non ci si risollevi più, vista la vecchia età del “suonato” pugile Europa.

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