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Etichetta sanitaria: il dibattito europeo

La Commissione europea il 12 gennaio ha accolto la proposta irlandese di aggiungere su bottiglie di vino e altri alcolici avvertimenti ed etichette riguardo ai rischi sanitari legati al loro consumo. L’iniziativa è stata portata avanti dal Ministero della Salute di Dublino, che ha affermato possa divenire una scelta efficace per avvertire i consumatori e far fronte al problema dell’abuso di sostanze alcoliche nel territorio irlandese. La Commissione ha dato il via libera, senza rendere obbligatoria l’adozione dell’etichetta anche agli altri Stati membri dell’Unione.

 La notizia ha suscitato fin da subito indignazione e malcontento. Numerosi stati, tra cui Spagna, Francia e Italia, hanno mosso alcune critiche nei confronti della decisione presa. A seguito del silenzio assenso di Bruxelles, il senatore di Lega Nord, Giorgio Maria Bergesio, a metà gennaio, si è schierato contro la suddetta iniziativa. Egli afferma che tale scelta potrebbe divenire allarmistica e ingiustificata, e influenzare negativamente i consumatori. Anche per le numerose associazioni di agricoltori si tratterebbe di un provvedimento in grado di compromettere il mercato d’esportazione del vino stesso.

Pro e Contro

Le principali obiezioni in merito all’etichetta sanitaria riguardano le differenze intercorrenti tra i vari Paesi europei circa l’uso di sostanze alcoliche. Il consumo di alcol, infatti, e in particolar modo di vino, non è identico e assoluto in tutti gli stati del Mediterraneo e dell’Artico. I Paesi europei con percentuali più elevate, dove almeno 5 adulti su dieci fanno sistematicamente uso di alcolici, sono Danimarca, Belgio, Irlanda, Romania e Germania. Ulteriori critiche concernono inoltre l’inadeguatezza della politica proibizionista e allarmistica tramite “scritte obbligatorie” sui prodotti. Prendendo ad esempio il tabacco, negli ultimi tre decenni, infatti, solo il 3% di coloro che hanno smesso di fumare ha preso la decisione di farlo a causa delle informazioni riportate sui pacchetti.

L’iniziativa irlandese d’altro canto ha registrato consensi e apprezzamenti. La stessa organizzazione mondiale della sanità (OMS), negli anni passati, ha sempre auspicato un intervento simile in materia. Se è corretto e doveroso informare circa le conseguenze dannose di molti tipi di stupefacenti, perché non fare altrettanto per quanto concerne gli alcolici? La loro liceità e soggezione a tassazione potrebbe forse escluderne la pericolosità?  Inoltre lo stesso sito del Ministero della Salute precisa come sia anacronistico e poco corretto l’utilizzo dei termini “consumo moderato” o “consapevole” riguardo l’assunzione di bevande alcoliche. Questo perché non è possibile identificare livelli di consumo che non comportino alcun rischio per la salute delle persone. Di conseguenza è poco probabile riuscire a stabilire con certezza la soglia del consumo equilibrato.

Questo particolare atteggiamento italiano, piuttosto critico nei confronti di decisioni sovranazionali europee in materia alimentare, non è comunque una novità. Basti pensare infatti alle continue prese di posizione, soprattutto da parte di alcuni partiti, per difendere la cosiddetta “dieta mediterranea” da possibili attacchi dell’Unione Europea e da multinazionali straniere. Fra le iniziative più discusse spicca il Nutriscore.

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crediti; Foodaffairs, google

Cosa si intende con Nutriscore?

Il Nutriscore è un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari pensato per semplificare l’identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto adottando due scale diverse. La prima richiede l’impiego di 5 gradazioni dal verde al rosso, la seconda utilizza le lettere dalla A alla E. Ogni alimento è contrassegnato da una lettera e da un colore, ad esempio A verde (equilibrato).  L’idea di un’etichetta nutrizionale fu proposta nel 2014 dal Professor Hecberg, in Francia. Venne ipotizzata per facilitare il consumatore e indirizzarlo verso un più facile accesso a cibi confezionati sani. Nel 2019 cominciò ad essere adottata anche da altre Nazioni come Belgio, Svizzera e Germania.

A febbraio 2022 numerosi esponenti della politica italiana, come Matteo Salvini e gli ex ministri degli Affari Esteri e della Salute, Luigi Di Maio e Roberto Speranza, si erano dichiarati contrari all’iniziativa. Le perplessità riguardavano il fatto che Nutriscore considerasse solo gli aspetti nutrizionali puri e semplici degli alimenti, non prendendo in considerazione i vari prodotti alimentari in un quadro nutrizionale più ampio e integrato con altri cibi. Ad esempio il sistema finiva per escludere dalla dieta l’olio d’oliva perché singolarmente considerato non ottimale. Quest’ultima inoltre veniva considerata un affronto al mercato delle esportazioni, nonostante fosse già stata adottata da sei nazioni europee.

Molti esponenti della politica e non solo, invece, manifestarono la propria approvazione. Nutriscore, con l’ausilio dell’etichetta sanitaria, avrebbe infatti consentito ai consumatori di effettuare scelte più consapevoli, grazie al sistema a colori di facile comprensione. In aggiunta avrebbe avuto il merito di smascherare le criticità di alcuni alimenti, affermatisi negli anni come “buoni” e genuini, solo perché considerati tipici e tradizionali di alcuni Paesi. Ciò che destava perplessità era, per l’appunto, come molti pareri italiani contrari alla proposta confondessero la dieta mediterranea con i prodotti tipici del Made in Italy.

Ora la decisione definitiva spetta alla Commissione europea ed è rimandata alla primavera 2023.

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crediti; google, great italian food trate

Conclusioni

Per concludere, tornando alla proposta irlandese, è difficile ipotizzare la realizzazione di una normativa comunitaria che imponga a tutti gli Stati membri l’adozione dell’etichetta sanitaria. I dibattiti e le perplessità hanno infatti portato la Commissione europea a lasciare autonomia e discrezione in materia ad ogni Paese. Solo per l’Irlanda vigerà l’obbligo, dato che da giugno scorso è scaduto il periodo di moratoria di 6 mesi, e quindi ora le autorità potranno adottare la legge.

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