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Eteri Tutberidze e la rivoluzione del pattinaggio russo

Oggi, 21 dicembre 2021, prendono avvio a San Pietroburgo i Campionati Nazionali Russi di pattinaggio artistico su ghiaccio; per la maggior parte degli atleti in gara si tratta del momento clou della stagione, la tappa principale per la selezione della squadra dei Giochi Olimpici di Pechino 2022.

Per quanto riguarda il singolo femminile, in particolare, il grado di competizione interna è elevatissimo. I posti disponibili per le Olimpiadi sono tre, le pattinatrici in grado di arrivarci almeno il doppio. Tra loro Anna Shcherbakova, Alexandra Trusova e Kamila Valieva, le dominatrici del panorama internazionale del pattinaggio negli ultimi tre anni, sono in grado di effettuare salti quadrupli:17 anni le prime due, 15 anni la terza.

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Kamila Valieva alla Rostelecom Cup del novembre 2021 Crediti: Dimitar DILKOFF/AFP

Se tuttavia tornassimo indietro alle annate precedenti al 2019, leggeremmo una serie di nomi diversi per ciascuna stagione. È legittimo pertanto chiedersi come mai sia avvenuto un ricambio generazionale così totalizzante e costante nel tempo. La risposta a questo interrogativo ruota attorno a una delle figure chiave del pattinaggio russo e mondiale contemporanei, cioè Eteri Tutberidze.

L’ascesa di Eteri Tutberidze

Eteri, 47 anni, è la principale allenatrice della scuola di pattinaggio Sambo 70 di Mosca nonché ex atleta. Come coach è diventata famosa soprattutto dopo il 2014, quando la sua allieva Julia Lipnitskaya, all’epoca quindicenne, trascinò la Russia alla vittoria nella gara a squadre durante le Olimpiadi domestiche di Sochi. Con il suo programma lungo, pattinato sulle note della colonna sonora di Schindler’s List, Julia riuscì ad abbattere il record mondiale vigente e a raggiungere un livello tecnico destinato a passare alla storia.

Da allora il dominio di Eteri Tutberidze è diventato inarrestabile. Dal 2014 al 2021 le sue allieve sono salite nove volte sul podio mondiale e nel 2021 hanno addirittura conquistato tutte e tre le medaglie. Alle Olimpiadi del 2018 Alina Zagitova ed Evgenia Medvedeva hanno vinto rispettivamente l’oro e l’argento.

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Alina Zagitova, Eteri Tutberidze ed Evegenia Medvedeva alle Olimpiadi del 2018 Crediti: Richard Heathcote/Getty Images

L’altra faccia della medaglia

Questo incredibile successo ha tuttavia un risvolto che merita di essere analizzato; la maggior parte delle pattinatrici della Tutberidze presenta un calo sia nelle prestazioni che nelle condizioni fisiche mediamente a partire dai 18 anni. La stessa Julia Lipnitskaya già nella stagione immediatamente successiva alla consacrazione olimpica decise di cambiare tecnico. Dal 2016 cominciò a soffrire di una serie di infortuni cronici che non le permisero di continuare la sua carriera al meglio. Si ritirò quindi nell’agosto del 2017 all’età di 19 anni, dichiarando inoltre di aver sofferto lungamente di anoressia.

Lo schema tipico è effettivamente questo. Ragazzine molto giovani e talentuose esplodono nel giro di pochi anni e poi, con l’arrivo della pubertà, non riescono a mantenere lo standard precedente. Ciò avviene non solo dal punto di vista tecnico e psicologico, ma anche fisico. Ad esempio Evgenia Medvedeva – vincitrice, oltre all’argento olimpico di Pyeongchang, anche di due titoli mondiali e altrettanti europei – decise di cambiare allenatore a fine 2018, rivolgendosi a Brian Orser in Canada. In un’intervista successiva per NBC ha affermato di aver dovuto completamente rivoluzionare la tecnica di esecuzione di alcuni salti, perché quella precedente non era più adatta al suo corpo.

Il fenomeno non viene percepito come preoccupante perché il bacino di ragazze da cui la Tutberidze può attingere è vastissimo: la Lipnitskaya è stata soppiantata da Elena Radionova, e poi il circolo è continuato con – nell’ordine – Medvedeva, Zagitova e le “3A”: Alena Kostornaia e le già citate Anna Shcherbakova e Alexandra Trusova. Adesso, come detto, sta emergendo in modo incontrastato Kamila Valieva.

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Anna Shcherbakova, Alena Kostornaia e Alexandra Trusova sul podio del Grand Prix di Torino 2019 Crediti: Getty Images via Pinterest

Il sistema di Eteri come paradigma del pattinaggio contemporaneo

Non bisogna tuttavia credere che il sistema di Eteri Tutberidze sia un’eccezione nel più ampio mondo del pattinaggio. In generale l’aumento di difficoltà tecniche nel periodo più recente è stato impressionante per portata e rapidità: se fino al 2014 le combinazioni di salti tripli erano molto rare in campo femminile, nel giro di qualche stagione non solo le stesse sono diventate parecchio più frequenti, ma si è arrivati a vedere nella stessa gara addirittura differenti tripli axel – in cui si effettuano tre rotazioni e mezza in aria – e salti quadrupli (considerati già molto complessi per gli uomini).

In questo senso è piuttosto indicativo pensare che l’ultimo salto quadruplo eseguito in gara prima del 2018 da una donna risaliva al 2002, mentre attualmente si possono osservare anche sei atlete in grado di eseguire almeno un triplo axel o un quadruplo nella stessa competizione (non solo pattinatrici russe, ma anche giapponesi e statunitensi). Parallelamente si è verificata una diminuzione dell’età media e della durata di una carriera professionale. In genere infatti essa si esaurisce fra i 16 e i 23 anni.

La situazione generale è quindi forse più critica e ampia di quello che potremmo aspettarci, e si estende ben oltre alla dimensione russa della Tutberidze. Kiira Korpi, ex-pattinatrice finlandese, vicecampionessa europea nel 2012 e oggi studentessa di psicologia, ha ben delineato il quadro in un’intervista per il Guardian: <<Non credo che la fabbrica di ragazzini-atleti di Eteri sia il problema più grande nel pattinaggio>> dice la Korpi <<Il problema è la cultura malata che è stata creata nella disciplina stessa. La fabbrica di Eteri è solo un sintomo di questa direzione di cultura disumana che il nostro sport sta prendendo. Lei non è la causa. Ci sono molti altri allenatori che lavorano in modo uguale a lei e molte federazioni che sostengono questo tipo di allenamento.>>

Kiira Korpi nel 2013 Crediti: Getty Images

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