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Calcio, Serie A / Esiste l’anti-Juve?

di Giuseppe Enrico Battaglia

Col finire di questa ottava giornata di campionato, la Serie A accoglie una situazione di classifica e valori tecnici già ben delineata.

Nel sabato di gala, allo Juventus Stadium, è andato in scena lo scontro tra le prime della classe, e il risultato è stato il seguente: al Napoli manca ancora un proverbiale “quid” per candidarsi ad anti-Juve.

In cosa consista questo quid, è compito del triumvirato Mazzarri-DeLaurentiis-Bigon scoprirlo.

Sicuramente, il fattore x manca a molti esponenti di carta stampata e tifoserie, che hanno visto nell’influenza di Buffon e persino nella nascita della figlia di Maggio due giustificazioni contraffatte per disertare la Nazionale e arrivare freschi a sabato sera.

Altrettanto illuminati sono, poi, i facinorosi che hanno pensato bene di ridurre a colabrodi i bagni dello Juventus Stadium intasando gli scarichi con delle biglie: dai tempi di “Piccola Peste” non si sentivano più notizie del genere.

In assenza di strascichi arbitrali, l’attenzione si sposta su un Milan eccessivamente fragile e disattento in difesa: nel calcio, italiano in particolar modo, non si può lasciare un trequartista così libero di colpire dalla distanza. La rete di Candreva ha deciso la partita, ancor prima di quella di Klose.

Esonerare Allegri non avrebbe utilità: nessun allenatore, privato dei suoi migliori giocatori, può fare dei miracoli. Va detto inoltre che il Milan non può presentarsi con la coppia di centrali Bonera-Yepes: con tutto il rispetto per questi due campioni, è come entrare in un negozio di Swarovski e trovarvi esposti dei braccialetti ed orecchini al cocco. Serve un progetto a lungo termine: un’idea nuova.

Tutt’altra atmosfera si respira in via Durini, dove il progetto c’è, è ambizioso ed è stato affidato ad un allenatore giovane, ma capace (oltre che fortunato, vedasi l’intervento in area di Guarin su Gomez).

Contro il Catania l’Inter soffre, ma Stramaccioni indovina il tridente usando Milito in una inedita veste di fulcro del gioco: le reti di Cassano e Palacio sono una sua vittoria personale, dopo tante critiche.

Possono candidarsi al ruolo di anti-Juve? Ad oggi non ancora, ma sicuramente tra due settimane assisteremo ad uno scontro equilibrato e spettacolare, forse definitivamente ripulito delle brutte cicatrici di sei anni fa.

Nella Capitale Roma e Lazio sorridono, ma la prima dovrebbe stare in guardia. Con la terzultima difesa del campionato, Zeman deve sperare che i suoi attaccanti non attraversino un periodo di stitichezza: il passo dal quinto posto alla zona salvezza è lungo, ma bastano due partite storte per percorrerlo.

Sampdoria e Parma mandano in scena un disastro arbitrale su cui, già qualche settimana fa, si è ampiamente dibattuto: il rosso sarebbe stato eccessivo per Mirante tanto quanto lo è stato per Romero. Ma perché si sono utilizzati due pesi e due misure?

Pescara e Palermo hanno dimostrato che sarà un’annata molto difficile: gli attacchi sono poco prolifici e le difese concedono sin troppo. Non fatevi ingannare dallo 0-0 del Palermo con il cugino brutto e scarso del bel Torino di Ventura.

L’Atalanta, infine, celebra i 105 anni della propria storia vincendo uno scontro diretto fondamentale: hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, andando al di là dei loro meriti effettivi. Salvo clamorose sorprese, a Siena il massimo traguardo sarà una retrocessione dignitosa.

 

Una chiosa va aperta in merito ai fatti di Verona: senza dare la soddisfazione di menzionare nello specifico ciò che è successo, la squadra andrebbe punita con la radiazione, come proposto da qualcuno. È brutto, permettetemi, constatare che in Italia il calcio è tutto fuorché uno sport.

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