Erasmus non ha il libro di istruzioni

Bentornata Vale! Dai butta giù qualche riga sull’Erasmus ora che sei di nuovo qui!

La direttrice di Inchiostro, mi spiazza con queste parole, a pochi giorni dal mio ritorno a Pavia dalla mia prima esperienza all’estero, dal mio Erasmus. Mi trovo spaesata, mi chiedo più volte quale potrebbe essere il modo migliore, e più sintetico possibile, per scrivere un breve articolo su quattro dei mesi più … della mia vita. Difficile trovare un aggettivo con il quale definirli:

quattro dei mesi più belli della mia vita: non sarei sincera, utilizzerei lo stereotipo dell’esperienza Erasmus, vi racconterei delle feste internazionali, delle serate in discoteca, dei viaggi, delle risate fatte, ma Erasmus non è solo questo. Questa non è altro che una piccola, piccolissima, parte.

quattro dei mesi più strani della mia vita: sono stati particolari, sono stati “diversi”. Mi rimarranno per sempre impressi nelle mente, ho vissuto “la prima volta” di numerose esperienze di vita, sono rimasta segnata da molte di queste, sono cresciuta grazie alla maggior parte. Come faccio a saperlo? Me ne accorgo ora che sono tornata, in poco più di un mese in Italia mi sono resa conto che sto affrontando molte situazioni con un altro spirito; che sto interagendo con le persone in un altro modo, per certi tratti non mi sento più la stessa. Migliore, più sicura, decisa, capace.

quattro dei mesi più brutti della mia vita: non posso dirlo, non lo sono stati, ho conosciuto persone fantastiche, visto posti meravigliosi, vissuto esperienze uniche, ma certo non posso negare quanto siano stati difficili. Quante lacrime ho versato? Quanto Whatsapp video è stato fondamentale per sentirmi più vicina ai miei affetti? Nei momenti di difficoltà quante volte mi sono buttata ad occhi chiusi a cercare il supporto di persone che conoscevo solo da qualche settimana? Quanto l’ostacolo della lingua e della cultura differente hanno complicato le cose? È stato difficile, sì. Ma ce l’ho fatta, è stato parte dell’esperienza. Ed è grazie a questo, molto più che grazie alle serate o al divertimento, che sono tornata con una marcia in più, con della grinta che prima non avevo, con una sicurezza che ho trovato nei 2000 chilometri che mi dividevano da casa.

Non so con quale aggettivo definire il mio Erasmus in Lituania (a Vilnius, in particolare). Non credo ne esista uno solo, non credo che si possa dare una definizione definitiva, generale, di cosa sia l’Erasmus.

Ognuno parte con un bagaglio di emozioni, con il suo carattere, i suoi legami, le sue idee; sceglie un Paese più o meno vicino alla sua cultura, vive una vita più o meno diversa da quella che già aveva in Italia, affronta questi mesi a modo suo. Come si fa quindi a dire cos’è l’Erasmus in generale e cosa sarà per chi partirà dopo di noi? Erasmus è quello che sei e quello che puoi essere. È un mettere alla prova il tuo potenziale, è trovarsi a faccia a faccia con la vita, anche se spesso si parla di Erasmus come un mondo parallelo, una bolla nel mondo reale. Sbagliato.

Quindi, per te che stai partendo, o che stai leggendo per la prima volta il bando 2018-2019, l’Erasmus potrà essere l’esperienza più divertente della tua vita che vorresti non finisse mai o il periodo più malinconico di sempre in cui passerai le giornate a fare il countdown; la fase in cui studierai meno degli ultimi tre anni o quella in cui “sgobberai” di più sui libri; potrà essere il periodo in cui incontrerai la tua anima gemella, in cui conoscerai le amicizie della vita, o la fase in cui taglierai i rami secchi, in cui perderai legami che ritenevi importanti. Erasmus è anche una cartina tornasole; Erasmus non ha il libro di istruzioni.

Erasmus è un’esperienza di Vita.

Valentina Fraire

Studentessa al primo anno di Scienze e tecniche psicologiche presso l'Università degli Studi di Pavia

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