Eminem è fuori con e come un Kamikaze
L’album che non ti aspettavi più. Cattiveria, flow e tanto dissing.
31 Agosto, diretta su Instagram, Eminem annuncia e diffonde il nuovo disco, Kamikaze. È un disco che non ti aspetti, lontano dalla linea pop dell’album precedente, Revival. Si ritrova sia Eminem sia Slim Shady (metà oscura del rapper di Detroit). I fan insoddisfatti di Revival si potranno ricredere. Tredici tracce, pregne di rap, hip-hop, flow e tecnicismi, con la spocchia di chi a 45 anni mette tutti a sedere. Le sue metriche da veterano di guerra rimangono sempre nuove, mai banali sempre adatte a qualunque tipo di basi, anche trap.
Dissing ne troviamo? Ovviamente si. La stroncatura di Revival è l’occasione per prendersela con tutto e tutti, infarcendola di una cattiveria sboccata e gratuita, per tornarea produzioni più dreiane. Un bombardamento continuo arriva nei confronti della scena trap. I vari Lil qualcosa vengono sbeffeggiati e caricaturizzati. Eminem è stanco dell’attuale scena, piena di tutti i luoghi comuni (scopare la tipa altrui, gioielli e codeina). Scimmiotta i Migos, dissa Vince Staples e 21 Savage ma soprattutto Drake e i suoi ghostwriters. Il resto dei pezzi sono un insieme delle tematiche più vicine a Eminem, i soliti problemi coniugali, la vita sentimentale discontinua, la strada, gli amici e la sua visione del mondo. La produzione è, come sempre, ineccepibile. Si passa dalle basi più tradizionali a schitarrate elettriche con melodie più rock, fino ad arrivare al boom-bap di Venom, traccia che sarà presente nell’omonimo film.
Molto apprezzata la copertina, omaggio a Licensed to Ill, l’album di debutto dei Beastie Boys, pionieri dell’hip hop ‘bianco’, uscito alla fine del 1986. Insomma, Eminem veste i panni del nonno che ha fatto la guerra, sfodera i suoi tecnicismi e le sue metriche che non si sentivano da un bel po’. Insegna alle nuove generazioni a fare extrabeat puliti e ricchi di concetti. Non è un album memorabile, ma resta il punto di vista di Eminem nella guerra tra rap e trap.