Università

Élite o non élite? Un dilemma universitario

di Irene Doda

Spesso si affrontano discussioni sulla dicotomia Università di massa- Università d’élite. La tipica domanda che ci si pone è: è giusto che il livello delle Università venga abbassato per permettere a tutti, quindi anche a chi non esce da studi liceali, di frequentarla, oppure deve rimanere appannaggio dei pochi eletti che ne sono ritenuti in grado? E’ giusto chiudere l’accesso agli atenei a coloro che escono da istituti tecnici e professionali? Le opinioni in proposito possono essere, e sono, molto differenti, spesso polemicamente contrarie.

Forse però, il problema è precedente all’Università. Ma dove sta scritto che il percorso liceo-laurea-lavoro sia l’unico possibile per un ragazzo? Da parte delle famiglie e dei professori (in particolare quelli di scuola media) c’è sempre, a mio avviso, un’eccessiva valorizzazione delle scelte di studi più teorici e speculativi a scapito di quelli pratici e professionali. In poche parole viene trasmessa agli studenti l’idea che è chi va al liceo e prosegue gli studi che poi avrà possibilità di carriera, benessere e successo, o più realisticamente, di trovare un impiego. Gli istituti tecnici sono considerati una scelta di ripiego per persone con poche capacità, scuole di serie B, parcheggi per menti pigre e fannulloni. È la storia della profezia che si auto-avvera: a forza di considerarli tali lo sono divenuti davvero. Quello che accade è che i giovani usciti da una scuola tecnica, privi di prospettive, per avere più chances si iscrivono all’Università; questa dà loro più crucci che soddisfazioni (le eccezioni ci sono, ma sono rare) e nella maggior parte dei casi non risolve loro il problema del lavoro.

Invece che interrogarsi solo sull’ambiente dell’Università occorre fare una riflessione più generale sul sistema scolastico: potenziare gli istituti che insegnano un mestiere e renderli scuole di qualità, in modo da non costringere nessuno a continuare gli studi con il miraggio di una professione più sicura, e garantire a tutti una scelta più libera del proprio futuro. E a quel punto il problema dell’Università di élite non sarà più un problema, perché gli studi universitari saranno il coronamento di un percorso scelto con consapevolezza da persone realmente motivate. Si avrebbero, insomma, teorici migliori e tecnici più qualificati; forse non si risolverebbe la crisi occupazionale ma si farebbe un passo avanti nella valorizzazione delle capacità e degli interessi di ciascuno.

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