Cultura

Effetto domino

di Alberto Scaravaggi
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Nell’estate del 2007, precisamente il 18 agosto, mi ricordo di aver letto uno dei primi articoli che comparivano sui giornali italiani in merito allo scoppio di una bolla finanziaria negli Stati Uniti, legata ai mutui subprime. Questo modo di concedere denaro anche a chi non aveva solide garanzie, è stato reso possibile, tra i molti fattori, da un sistema di recupero del credito, che in caso di insolvenza si dimostrava efficiente ed efficace, fino al momento in cui è collassato. L’effetto di questa prima scossa del terremoto finanziario è stato quello di rendere visibili le crepe che il sistema americano già conteneva al suo interno, a tutti i livelli. Dopo mesi di errori, imputabili soprattutto alla Federal Reserve e al Governo americano, e di speculazioni in tutto il mondo tra settembre e ottobre 2008 ecco un’altra scossa, molto più violenta della prima. In America le banche iniziano a ridurre l’erogazione di mutui e di prestiti; le assicurazioni e le case automobilistiche escono allo scoperto, denunciando perdite da miliardi di dollari; le borse di tutto il mondo crollano e inizia la spirale che conduce alla seconda fase, quella economica. Il periodo di difficoltà odierno è suddivisibile in tre fasi: la prima fase è finanziaria, la seconda economica e la terza, si può definire, sociale. Queste tre dimensioni, si capisce, sono in scala crescente, perché coinvolgono sempre più persone e l’una si confonde nell’altra. Nella fase economica, lo shock di fiducia generato dalla fase finanziaria si ripercuote sulle aziende, sulle società, sui posti di lavoro; insomma ogni settore economico ne risente. Solo in questo momento, i governi nazionali iniziano ad agire, prospettando interventi straordinari e aiuti finanziati da soldi pubblici. Tutto questo è avvenuto, e sta avvenendo, anche in Europa, investita inevitabilmente dal terremoto finanziario. Ma con una differenza: le istituzioni politiche europee si stanno dimostrando incapaci o non idonee ad affrontare, in modo coordinato, questa grave situazione. Ben due vertici europei si sono conclusi senza una decisione concreta, pragmatica e viene alla memoria la mancata riforma della Costituzione europea o il vulnus originario di un’Europa troppo burocratica. Questa non è la sede adatta per una riflessione così complessa, tuttavia gli errori e le mancate decisioni stanno già costando molto caro. Proprio in questa settimana si stanno registrando ulteriori e pesanti perdite nelle borse, soprattutto in quelle europee. Se si può affermare che la fase finanziaria sia conclusa, oggi stiamo vivendo quella economica e quella sociale, dove i comportamenti, le abitudini, lo stile di vita delle persone inizia a modificarsi. Forse non ogni cambiamento, che questo momento storico ci impone, è  da combattere, ma con la globalizzazione, tutti si ritrovano con gli stessi problemi. Purtroppo non tutti con la stessa volontà di risolverli.

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