Musica

#echoes: Fast Animals and Slow Kids

Identificarsi. Sentirsi parte di una comunità, nella quale condividere le proprie inadeguatezze, tutti sullo stesso piano. Soffrire e gioire insieme, urlando la valanga di sentimenti che un giovane in questi anni vive, dalla paura del futuro alla spensieratezza che caratterizza la nostra età.  Vi ho descritto cosa si prova ad un concerto dei Fast Animals and Slow Kids, una delle band migliori che abbiamo qui in Italia. Il loro è uno dei concerti più belli che si possono vedere sia perché sono tremendamente bravi a suonare, sia perché i loro concerti sono un’esperienza collettiva, dove si è tutti lì ad urlare a squarciagola con euforica malinconia e nei quali si crea un sentimento di appartenenza, di vera vicinanza fra tutti.

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Perugini, i FASK cominciano a muovere i primi passi della loro carriera nel 2010 vincendo l’Arezzo Wave Love Festival. Il passo verso il primo disco fu breve, tant’è che già l’anno dopo si trovano in studio prodotti da Appino, lo storico frontman degli The Zen Circus. Da questa collaborazione nasce Cavalli nel quale la band mostra un grande talento, soprattutto con i pezzi Lei, Copernico, Guerra, Gusto. Ma è con il secondo lavoro Hybris che i Fask fanno il salto di qualità, dando davvero prova di essere una delle realtà più interessanti nel panorama rock italiano. Un mix di punk emo-core degli anni ’90, Titus Andronicus (uno dei gruppi ai quali il gruppo si ispira), accenni a gruppi come La Quiete ( in cui suona il produttore del gruppo, andrea Marmorini) e gruppi come i Ministri, Verdena, ecc. Uno stile unico che in tracce come A Cosa ci Serve (probabilmente il loro pezzo più famoso, e uno dei più toccanti nei concerti con il suo finale spettacolare), Farse (la mia traccia preferita del disco), Calce, Maria Antonietta, Un Pasto al Giorno (pezzo che apre il disco), Combattere per l’Incertezza o Troia. Un album che merita davvero tutti i complimenti che ha ricevuto, per la sua ricercatezza e per quanto sia dannatamente bello ascoltarlo e riascoltarlo fino a consumarlo. Il loro terzo lavoro (che è il disco che voglio consigliarvi oggi) è Alaska.
Un disco che ti avvolge completamente con il turbinio di emozioni che contiene. Già con l’Overture,  con il suo crescere lentamente fino a sfociare in un urlo che ci introduce alla seconda traccia, la cavalcante Il Mare Davanti. Di seguito si trova il singolo che ha lanciato il disco Come Reagire al Presente, un appello alle giovani generazioni le quali  devono sì crescere e diventare qualcuno, ma nel momento in cui raggiungeranno i loro obiettivi, dovranno fermarsi e ricordare  tutte quelle persone che oggi si sacrificano per loro (noi), e che ci permettono di realizzare i nostri sogni. Un pezzo emotivamente dirompente. Si continua con i brani Coperta, Calci In Faccia e Con Chi Pensi di Parlare arrivando ad Odio Suonare un anti-inno, in cui Aimone esprime l’inadeguatezza dell’essere un musicista investito di una responsabilità a cui non aspira e che non è in grado di gestire. L’album si chiude con Il vincente, parentesi con piano che alza i livelli di emotività prima di un epico Grand Final, in cui quattro radicali cambi di ritmo fanno sputare le ultime energie nervose.

Finito il disco senti che è una storia vicina a te, che lo stato d’animo delle canzoni sia il tuo nella quotidianità delle giornata e della vita. E credo che sia la chiave del successo di un gruppo come i FASK, proprio perché si fanno apprezzare per la loro genuinità e semplicità. Inoltre hanno appena fatto uscire un nuovo singolo Annabelle, e ascoltando ci sono proprio i presupposti per un altro grande album.

Speranzoso come sempre che vi sia piaciuta la mia umile proposta, vi auguro un buon ascolto. Alla prossima!

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