Attualità

“Due uomini non fanno una madre”: la campagna di Pro Vita contro l’utero in affitto

Due uomini, denominati ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’, spingono un carrello della spesa sul quale figura un bambino disperato con un codice a barre sul petto, il tutto accompagnato da uno slogan che recita: “Due uomini non fanno una madre – #stoputeroinaffitto”. Questo è il manifesto promosso dalle associazioni Pro Vita e Generazione Famiglia, che sono anche i promotori dell’ultimo Family Day.
Sarebbe una provocazione contro i giudici e i sindaci che hanno trascritto gli atti di nascita dei bambini figli di ‘due madri’ e ‘due padri’, nonostante in Italia ci sia una legge contro l’utero in affitto. La campagna si batte quindi contro la surrogazione di maternità, facendo leva sui diritti dei minori e sullo sfruttamento della donna, ma ha anche evidenti caratteri omofobi e va contro l’idea di famiglia arcobaleno, insomma, tutto alla fine va a ricadere sulla solita battaglia contro le famiglie omosessuali e sull’idea che “due uomini non fanno una madre”, accusando questi ultimi di essere i maggiori sfruttatori di questa pratica.
La realtà però è un altra: secondo alcuni dati infatti nel 2014 in Spagna l’80% dei bambini nati grazie all’utero in affitto era destinato a coppie etero, mentre nel 2016, secondo le maggiori cliniche americane specializzate nel settore, 10 gravidanze su 7 erano destinate a coppie eterosessuali, 3 ai single e alle coppie omosessuali.
Nonostante questi dati è stato scelto, per la campagna, di rappresentare una coppia omosessuale, presumibilmente perché è più facile “sensibilizzare” sfruttando l’omofobia, ancora molto diffusa. Ciò accade perché esiste una posizione minoritaria, ma rumorosa, di alcuni ricercatori che sostengono che l’omogenitorialità sia causa di disagio nei bambini; questi studi sono però soltanto quattro su migliaia e in controtendenza rispetto all’opinione del resto della comunità scientifica, e proprio per questo motivo suscitano clamore. Questa è una posizione minoritaria poiché, ad esempio, dei 77 studi accademici presi in considerazione dalla New Yorker Columbia University (il più vecchio risale al 1980, altri 9 agli anni Ottanta, altri 12 agli anni Novanta, mentre i restanti 55 sono stati fatti dopo il 2000, e di questi quattro nel 2015 ), 73 hanno concluso che i figli delle coppie omosessuali non si sviluppano diversamente rispetto ai figli di coppie etero. Lo stesso risultato è stato raggiunto con l’unanimità della comunità scientifica internazionale nel 2015, da un’analisi scientifica sull’omogenitorialità compiuta da Adams e Light.
È possibile approfondire questi studi attraverso il primo testo in italiano, che li riporta tutti: La Famiglia In-attesa di Federico Ferrari, con 38 pagine di bibliografia internazionale.
(I dati sono stati presi da: Famiglie omogenitoriali: cosa dicono davvero gli studi mondiali di Eugenia Romanelli del 2016, Ilfattoquotidiano.it e da Cosa dicono gli studi sui figli delle coppie gay del 2016, ilpost.it ).
Grazie a queste ricerche si può facilmente arrivare a sostenere la teoria secondo cui la famiglia è una sola ed è quella “in cui i bambini sono amati e rispettati e quella in cui si cresce nell’amore e non nell’odio” (cit. Giulia Noera nell’articolo Due uomini non fanno una madre: certo che no. Ma famiglia è ovunque ci sia amore del 17/10/2018 balarm.it ).
L’immagine del manifesto si presenta carica di odio e pregiudizio, inoltre non rispecchia la verità, come si è potuto dedurre dai dati forniti in precedenza.
Nonostante tutto ciò è piuttosto discutibile anche la decisione da parte della IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) di censurare la pubblicità, con la motivazione di essere “offensiva alla dignità dei bambini”, poiché ognuno ha il diritto di lottare e parlare di ciò in cui crede, sempre nei limiti della convivenza pacifica, e questa azione di censura ha suscitato irritazione da parte degli ideatori del cartellone e di coloro che ne condividono l’idea. La Cassazione a Novembre si pronuncerà su uno dei casi denunciati dal manifesto, la trascrizione avvenuta a Trento in favore di una coppia che aveva ricorso alla surrogazione di maternità, che secondo il pg di Trento, il sindaco della stessa città e il ministro degli Interni, è contraria all’ordine pubblico. L’oggetto della causa non è solo la possibilità di una coppia omosessuale di diventare genitori senza ricorrere all’adozione, ma anche il riconoscimento del genitore non biologico, indipendentemente dal sesso, a cui spesso non è riconosciuto lo statuto di genitore sociale (cioè colui che si assume il compito di curare la crescita e l’educazione di un figlio che non ha generato). La decisione definitiva sarà nota fra qualche settimana.
(fonte: trentotoday.it )

“E’ l’amore che crea la famiglia”

(Slogan della manifestazione delle famiglie arcobaleno del 2016 ).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *