Donne del mito greco – Ritratti fotografici
La mitologia da sempre costituisce un bagaglio di immagini e narrazioni dal forte valore antropico per l’uomo, il quale ha instaurato con esso un fecondo e vivace dialogo che ha assunto nel tempo le forme più disparate. Proprio dal mondo del mito trae origine la mostra fotografica Cantami o diva – donne del mito greco, opera della collaborazione tra il fotografo ed insegnante di fotografia del Collegio Universitario Santa Caterina da Siena, Antonio La Valle, e l’ex studentessa del medesimo Collegio, Silvia Mazzucco. Nei locali della chiesa oggi sconsacrata di Santa Maria Gualtieri, dal 18 al 29 aprile 2018, sono state esposte le loro opere, che cercano di mostrare al pubblico la potenza evocativa di alcune figure femminili del mito greco attraverso le capacità espressive della fotografia
La mostra si caratterizza subito per il carattere di apparente semplicità: poche fotografie distribuite nello spazio in maniera omogenea, tali da occupare tre dei quattro lati del locale e da tracciare due percorsi definiti. Punto di partenza è il ritratto di Persefone, del quale entrambi gli autori eseguono una personale rivisitazione. La Persefone di La Valle è la fanciulla che trascorre la sua vita negli Inferi e, pertanto, regge in mano una melagrana e mostra allo spettatore un volto carico di effetti chiaroscurali (resi anche attraverso un utilizzo non eccessivo del trucco, opera di Nora Trakouri Tamimi) che evidenziano il suo afflitto stato d’animo e anticipano i toni degli altri lavori del professore che si connotano per toni scuri e drammatici. Al contrario la Persefone di Silvia Mazzucco è calata in un’atmosfera di rosea serenità dai colori tenui che non lascia dubbi allo spettatore, il quale riconosce la divinità nel suo periodo di felicità, ancora al fianco della madre Cerere/Demetra.
Persefone segna quindi l’incipit di due viaggi diversi per scelte stilistiche. Alla destra dello spettatore si apre il percorso curato da Antonio La Valle, agrigentino di nascita che – cresciuto in un clima culturale sentito come più vicino al mondo del mito – confessa, non senza un certo affetto, di curare un rapporto con la mitologia di lunga data: i miti sono stati per lui la favola della buona notte (parole del professore) ed ora motivo di ispirazione per il suo lavoro artistico. Contestualmente alle sue scelte stilistiche egli ritrae del mito i caratteri più cupi e controversi e, pertanto, predilige soggetti che spaziano da Medea a Pandora, da Aracne a Medusa. L’impiego di simboli (il ragno per Aracne, i serpenti per la gorgone Medusa) permette allo spettatore una facile lettura iconografica del soggetto e di instaurare una comunicazione immediata. Contribuisce inoltre a dar voce alle varie rappresentazioni una serie di didascalie, opera di Sofia Brenna, Bianca Di Giorgio, Diletta Frascio, tre studentesse del Collegio.
Alla sinistra di Persefone troviamo la serie di fotografie di Silvia Mazzucco. Essendo la sua scelta espressiva legata a toni più tenui, i personaggi da lei scelti saranno più vicini alle atmosfere di una natura amena e pacifica. Vediamo dunque la ninfa Galatea, la bella Elena, la giovane Nausicaa. Ovviamente non sono tutti personaggi dal felice destino, poiché difficile è trovare nel mito chi non sconti il peso di una triste sorte; tuttavia, siamo senza dubbio in un contesto cromatico e simbolico più lieve del precedente.
Non è stato facile declinare in foto i miti poiché, nonostante di essi si abbiano cospicue raffigurazioni già nel Mondo Antico, la fotografia fatica a rendere naturale un soggetto che è per lo più fantastico. Non solo, spesso di un personaggio mitologico possediamo una narrazione troppo breve anche per permettere la sua espressione attraverso l’obiettivo: è, ad esempio, il caso di Nausicaa, che Omero presenta secondo modi topici, sicché del suo aspetto, oltre alle bianche braccia, conosciamo veramente poco. È stata dunque una sfida fornire un ritratto fotografico della giovane.
Ciononostante il gioco è riuscito e per una mezz’ora l’uomo del presente può contemplare sulla parete una narrazione millenaria espressa in forme moderne; narrazione che diventa simbolo di un contatto interculturale, all’interno del quale l’antico riesce a stimolare ancora una volta la contemporaneità.