DISPERAZIONE TRA 3..2..1! (e l’originalità la fa da padrona)
di Chiara Valli
Fonti attendibili dicono che sia vero.
Conferme su conferme lo certificano, non si tratta di aver letto male la data, o di aver girato due pagine del calendario assieme.
E’ arrivato, giugno, è arrivato.
Ennò, spergiurare che ieri era propriomaproprio il ventuno di marzo non riporterà indietro il tempo.
Ci siamo dentro.
E se avete capito come ha fatto a saltare sei mesi, perché fino all’altro ieri era Capodanno, inviateci delucidazioni alla mail della redazione.
Giunge di soppiatto e lo fa con un balzo, lesto come una lepre.
Arriva Lui, e tutto quello che ne consegue: mare che s’avvicina, e soprattutto costumi con cui coprirsi o per meglio dire, Scoprirsi, chiusura di mostre epocali, e poi, assì, non so se ne avete sentito parlare, si vocifera di questo, qui da noi, parlano di tale sessioned’esami.
Ritornano telefilm storici, ripresi dalla prima puntata, e tutta candida e svolazzante di fotocopie arriva Lei, bel bella e fresca fresca, accantonata assieme ai peluches a forma di cuore dopo San Valentino.
E’ lei, la sordida e nefasta. Con tutti i figlioletti, parziali, scritti, orali, modulo a, modulo b.
Che la madre degli stupidi è sempre incinta, ma pure quella degli esami non scherza.
Ci si era ripromessi di non farsi fregare questa volta, che Ehi, passa l’anno scorso che era il primo anno e non avevo ingranato ma quest’anno, quest’anno AH AH, studio da subito, così..così, così!!
Così siamo qua, a racimolare le fotocopie sperse nelle borse, e le pagine bianche nei quaderni di appunti che ti ricordano di quella lezione passata sotto le lenzuola a dormire.
Non ci si arriva mai preparati, agli appuntamenti importanti.
Si è sempre un po’ ansia, con la sensazione di aver potuto fare di meglio. Essere un po’ più UH! E un po’ meno..PFF.
Ma i momenti vanno colti, e agli appuntamenti bisogna presentarsi, che dare buca non è educato, e nel caso specifico neanche producente.
Ed ecco che prende forma quel sogno in cui corri corri e sembra che le gambe non ne vogliano sapere, e ti vorresti muovere, scappare, ma rimani sempre nella stessa posizione.
Pagine sfogliate così velocemente da poter quasi evitare di accendere il ventilatore, Stabilo spremuti fino all’ultima goccia, che sottolineare dà almeno l’impressione di non aver buttato via tuttoqueltempo, o di aver quantomeno tirato lo sciacquone, case abbandonate a favore di affollate aule studio, che tra simili ci si riconosce, grazie alle penne mangiucchiate, e al ticchettio al piede.
Ci si riconosce, eh. Ci si riconosce e basta. Mica si sta tanto lì a supportarsi, al limite a sOpportarsi, il minimo sindacabile per non diventare degli eremiti puri.
Perché sì, la preparazione agli esami toglierà anche tempo alla vita sociale, ma una sua declinazione più sottile ne sottrae ancora di più.
Prende piede, il
“IO devo studiare, IO.
IO, sto studiando, IO.
Perché il MIO esame, aaaaah, il MIO esame”, si diventa tutti gestanti al settimo mese di gravidanza.
Nessuno sa quello che stiamo passando.
Nessuno comprende la fisionomia della nostra ansia. La quantità immane di materiale da cercare di memorizzare.
Pare che neanche un moscerino sappia quanto scalci questo panetto che ci ingombra le magliette.
E allora ci sediamo accanto a studenti di chimica, sì, non li trattiamo come appestati, no, e se gli sfioriamo un gomito per sbaglio alziamo la testa e sorridiamo per scusarci, ma che tale sorriso non venga scambiato come un SIAMOSULLABARCA, SOSTENIAMOCI, non sia mai.
Siamo su maledette scialuppe monoposto e remiamo su un mare in tempesta. Al massimo abbiamo noleggiato un kayak e facciamo la traversata con un altro passeggero, ma che non si sparga la voce.
Per ora noi lo chiameremo SFORZO FINALE.
Tra qualche tempo la chiameremo rassegnazione.
Che tanto siam qui.
Abbiam già fatto fagotto, e siamo qui solo ad aspettare che si rompano le acque.
Per quanto riguarda le doglie ehi, ci pensiamo tra un po’.
“Sforzo finale” direi che è la parola meno precisa in questa epoca, manco dopo master e dottorati per dire “Ancora uno sforzo e poi, finalmente, il lavoro per il quale ho tanto studiato!”
Non credo nemmeno che si possa più dire che nella vita DUE cose sono certe – sì, rimangono solo le tasse. E’ proprio l’altra che a momenti non ci garantiscono più, nemmeno quella.
Daje Itala che passamo anche questa 😉