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Discarica in Space: la prossima frontiera dell’inquinamento

Sono passati sessant’anni dal lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale mandato in orbita intorno alla Terra. Da quel giorno migliaia di oggetti sono stati lanciati nello spazio divenendo il più delle volte spazzatura che orbita attorno al nostro pianeta con un potenziale esplosivo da far invidia a una bomba a mano.

Dimentichiamoci la romantica immagine da copertina della Terra vista dallo spazio, globo blu puntellato (di notte) da una miriade di luci che sembrano lucciole. Attorno a “casa nostra” si muovo all’impazzata nugoli di frammenti in grado di danneggiare le apparecchiature presenti.

Ad allarmare sono i risultati emersi durante una conferenza indetta a Darmstadt dall’ESA (European Space Agency): dei circa 5mila lanci avvenuti fino ad oggi e dei 18mila oggetti inviati, solo un migliaio sono ancora funzionanti, mentre il resto è spazzatura che avvolge in un abbraccio mortale il pianeta. Attualmente si stimano esserci circa 25mila oggetti di almeno cinque centimetri di diametro che ruotano attorno alla Terra, di cui solo 16mila attualmente catalogati. Razzi rimasti in orbita, frammenti o interi satelliti passati a miglior vita, scaglie di vernice e polveri, tutto materiale la cui velocità relativa rende pericolosissimo il suo orbitare attorno al Pianeta. Infatti, l’impatto tra corpi funzionanti e non, oltre che provocare nuovi danni, amplifica il numero di rifiuti spaziali in un continuo effetto domino che allarma gli scienziati. Per non rimanere vittima di gravi danni, la Stazione Spaziale Internazionale è continuamente spostata; infatti, l’impatto con frammenti dal diametro di dieci centimetri o più può distruggere un satellite, arrivando a destabilizzare intere regioni orbitali.

Di fronte a una situazione che già era stata predetta da Donald Kessler nel 1991 (nella teoria denominata Sindrome di Kessler), poche sono le soluzioni pensate, quasi nulle quelle messe in atto. Molte le domande, poche le risposte per un problema che potrebbe compromettere le future ricerche spaziali e l’uso dei satelliti che consentono le moderne comunicazioni globali.

Fra le soluzioni avanzate quella di dotare i nuovi satelliti di cariche che li spingano in altre orbite dette “cimitero” o di creare un macchinario, uno spazzino robotico che sia in grado di impacchettare i rifiuti per spedirli altrove. Ma nessuna è risolutiva a pieno. Solo perché dette “cimitero”, non significa che all’interno di queste orbite i detriti spaziali non possano far danni. Inoltre un “netturbino” nello spazio dovrebbe essere in grado di evitare a sua volta i detriti, raggiungere oggetti che si muovono a migliaia di chilometri all’ora, catturarli e rimuoverli senza colpirne altri.

Il tutto ha poi un costo che non migliora di certo una situazione sullo sfondo di un gioco politico – economico tra le più importanti Corporations e Potenze Mondiali. Ricorda bene Holger Krag dell’ESA quando afferma che il guaio insieme l’abbiamo creato ed insieme dobbiamo risolverlo. Maggiori dettagli saranno svelati in una conferenza nei Paesi Bassi all’inizio di maggio, ma nessuno sa ancora se questa idea andrà mai a buon fine. In caso: “ Venghino signori, venghino, ombrelli in metallo della migliore fattura per tutti!”.

Tommaso Romano

Redattore per «Inchiostro». Studente di «Antichità Classiche e Orientali» presso l’Università di Pavia, è appassionato di troppa roba. Cento ne pensa, cento ne fa, cento ne scrive (o vorrebbe).

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