Dirk Gentley: l’investigatore che risolve i casi non avendo la minima idea di cosa stia facendo
Se siete adulatori della logica, amanti del meccanismo di causa-effetto, cultori del razionale o fanatici di casi risolti grazie ad una maniacale attenzione al dettaglio od alla perizia investigativa nell’interpretare l’indizio, state alla larga da Dirk Gentley’s holistic detective Agency, serie televisiva del 2016 prodotta da BBC America e firmata da Max Landis, liberamente ispirata alla stravagante figura dell’investigatore Dirk Gentley, frutto della genialità di Douglas Adams, la cui opera più celebre rimane Guida galattica per autostoppisti.
Se, al contrario, nutrite simpatia nei confronti del nonsense, trovate irresistibili le situazioni paradossali e non avete grande confidenza con la definizione di scetticismo, questa potrebbe essere la serie adatta a voi.
Il metodo d’indagine adottato da questo strampalato personaggio non segue un’apparente logica, ed è assai distante da quegli approcci investigativi che verrebbero considerati efficaci, o, perlomeno – come dire –, normali. Eppure, non sarebbe corretto affermare che il metodo di Mister Gentley (Samuel Barnett) sia del tutto scriteriato, nonostante il fatto che non sappia mai cosa stia succedendo in quel preciso momento, che non abbia mai la minima idea di dove stia andando o che abbia scelto a caso il proprio assistente, Todd (Elijah Wood, l’attore che dimostra 25 anni da ormai 25 anni), al quale mai ha chiesto se fosse stato d’accordo nel seguirlo durante le sue peripezie investigative.
Ciò che guida il suo modus operandi risponde al nome di olismo: ovvero (applicata alle indagini), quella concezione secondo la quale nell’universo tutto sia collegato, e che il destino, se ascoltato ed assecondato, può portare esattamente dove si desidera andare. Questo permette alla serie, che ruota attorno ad un misterioso caso dai tratti paranormali, di intrecciare una fabula sconclusionata, senza un senso apparente, che, per lo più, lascia attonito lo spettatore al termine di ogni episodio, in una narrazione venata di nonsense, tendente al fantascientifico e puntellata di brillante comicità. Il tutto accompagnato da una schiera di personaggi secondari rigorosamente privi di tratti di normalità: dal duo Riggins-Friedkin (una coppia di poliziotti: uno vecchio e saggio, l’altro giovane e clamorosamente scemo) a quello Zimmierfield-Estevez – apparentemente normali investigatori, ma anche loro in possesso di straordinarie doti di imbecillità –, passando per l’accattivante figura di Fiona Dourif, assassina immortale, la quale agisce (a detta sua) secondo il volere dell’universo. Tutti impegnati in vicende a prima vista lontane ed incongruenti tra loro, ma che, neanche a dirlo, sono destinate a confluire in un unico punto di contatto.
Sarebbe poi superfluo considerare anche la banda di metallari “cresciuti a pane ed Arancia meccanica”, che girano su un vecchio e non proprio ecologico furgone, armati di mazza e cattiveria. Oppure non servirebbe cercare di spiegare quanto sia importante la figura di un gattino nero all’interno di questa storia, perché, in fondo, l’unico consiglio concreto che si possa dare, per riuscire a capire di cosa si stia parlando, è quello di prendere visione delle otto puntate che contengono quanto sopra e molto altro, cosa che, inoltre, permetterebbe di arrivare preparati alla seconda stagione, che proprio in questo momento è in fase di lavorazione.