Università

Destinazione Luna: la nuova rivista made in Unipv

Una rivista fatta da studenti, all’interno dell’Università, ma con sbocchi esterni; una rivista che faccia “contro informazione” e si possa configurare come un pezzo unico nel suo genere, collezionabile, uno di quegli oggetti che si conservano con cura per anni e verso i quali si sviluppa un attaccamento affettivo e di fiducia. Questo il concept alla base di Destinazione Luna, il nuovo progetto editoriale made in Unipv, realizzato durante il corso di Professioni dell’Editoria, curato da Guido Bosticco e Marco Dotti, all’interno del corso magistrale di Comunicazione Professionale e Multimedialità, e il cui numero zero è stato presentato ieri, 26 febbraio, in Aula Scarpa in presenza del gruppo di studenti “autori” della rivista e di quelli che invece comporranno la redazione per il nuovo anno.

Destinazione Luna è una rivista generalista nel senso meno mainstream del termine e che, senza suddividersi in sezioni, si propone di trattare l’attualità distinguendosi però da altri, più o meno celebri, esempi di organi di informazione a mezzo stampa per il desiderio di diventare qualcosa di più. Innanzitutto si tratta del prodotto del lavoro di studenti che, seguendo le lezioni del corso, le approfondiscono dando vita come una piccola redazione, a un prodotto concreto, saldando insieme secondo una linea editoriale e un progetto precisi e condivisi, i loro articoli. Alcuni di loro si occupano poi della parte grafica: in questo numero zero in particolare sono stati affiancati da Matteo Riva, grafico professionista che ha mostrato loro come creare gabbie nelle quali lavorare per impaginare la rivista; le illustrazioni invece sono fotografie scattate sempre e comunque da una studentessa del corso. Punto di svolta, però, il fatto che non si tratti di una rivista accademica, fruibile solo in ambito universitario e da lettori necessariamente facenti parte della categoria degli studenti e docenti: Destinazione Luna, nel suo numero zero, parla di vaccini, Isis e terrorismo, social network, politica, fake news, mode e trend come il vintage ecc. Insomma, una rivista per tutti che, una volta terminata, non si può, e non si riesce, a gettare via, ma si conserva come uno di quei cimeli da collezione che ogni tanto si riprendono in mano per riassaporare e ricordare, odori, consistenza, sensazioni, sulla scia di progetti editoriali di ampio respiro come le riviste Jacobin o New Philosopher. Gli studenti hanno avuto modo di realizzare i loro articoli in più mesi, potendo quindi acquisire le informazioni necessarie, e redigerli in modo che diventassero fonte di informazioni e conoscenze universali, valide sempre anche con il fluire e quindi il mutare degli eventi e delle “carte in tavola”. Fil rouge del numero, oltre a quello generale della rivista, suggerito dal nome (ispirato al titolo de Il Messaggero del 17 luglio 1969) e dalle foto che riempiono pagine intere dei colori e delle sfaccettature di minerali che ricordano il suolo lunare, sono i “Capovolgimenti”, tema perno attorno al quale ruota la costruzione degli articoli i quali lo imbracciano spaziando su argomenti e punti di vista differenti, che in senso lato riportano sempre a un’idea di capovolgimento, ribaltamento dei fatti. Ma i contenuti “informano facendo contro informazione”, non omologandosi perciò a schemi informativi classici e più comuni, ma ponendosi in posizione distanziata dal modo di fare informazione cosiddetto “classico”. Rivista di nicchia? Sì, probabilmente, ma che si pone l’obbiettivo di raggiungere sempre più persone e di farlo stabilendo un patto col lettore, un legame fatto di onestà e fiducia.

Con le sue cento copie stampate, per ora, Destinazione Luna è un progetto che sicuramente non ha voglia di “morire”, ma si propone di aggiungere alla collezione, un numero uno, uno numero due e via dicendo fino a diventare una tradizione e un’iniziativa radicata in Università e portata avanti con continui miglioramenti. Obbiettivi per questo nuovo anno di lavoro, quello di riuscire a inserire tra gli articoli anche quelli di qualche esperto e professore sui temi più specifici; quello di distribuire le copie (possibilmente in numero maggiore) su più ampia scala e quello di far dialogare “vecchia e nuova” redazione lavorando allo stesso tempo in sinergia con altre realtà interne all’Università.

Claudia Agrestino

Sono iscritta a Studi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Pavia. Amo viaggiare e scrivere di Africa, Medioriente, musica. Il mio mantra: "Dove finiscono le storie che nessuno racconta?"

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